San Gimignano: il 20 agosto l’opera di Puccini rivive dove è stata concepita, si alza il sipario su “Suor Angelica” alla Pieve di Cellole

Un’opera di Giacomo Puccini rivive per la prima volta là dove è stata concepita dallo stesso compositore oltre un secolo fa. Sarà la Pieve di Cellole a San Gimignano  a fare da palcoscenico naturale all’opera in un atto “Suor Angelica” in scena sabato 20 agosto alle 21.30. Proprio di fronte alla Pieve, nel 1917, Puccini ebbe l’ispirazione per la seconda opera del suo Trittico. La scenografia della prima rappresentazione dell’opera in Europa al Teatro dell’Opera di Roma testimonia e conferma in modo inequivocabile che la chiesina nelle campagne di San Gimignano, in uno dei tratti più suggestivi della Via Francigena, è stata il luogo d’ispirazione per il celebre compositore. Oggi, tra i cipressi che conducono all’ingresso della Pieve torneranno a vivere i personaggi e l’opera con musica di Giacomo Puccini e libretto di Giovacchino Forzano. A eseguire “Suor Angelica” sarà l’ensemble Amedeo Modigliani diretto dal Maestro Stefano Cencetti, allestimento scenico a cura di Ecoteatro, regia e disegno luci Lorenzo Giossi, costumi interamente realizzati da materiali riciclati da Ilaria Giossi, nei panni di Suor Angelica Elisa Benadduce. “La rappresentazione dell’opera Suor Angelica nella pieve di Santa Maria a Cellole, dove il grande Puccini la concepì, è un condensato sublime di Toscana diffusa – ha detto il presidente Eugenio Giani –  perché riesce a sintetizzare in un evento solo la ricchezza e la maestosità della nostra storia , la bellezza del nostro paesaggio e delle nostre opere architettoniche,  e soprattutto il valore e il fascino di un autore toscano come Giacomo Puccini.  Sulla via Francigena, in questo angolo di quiete, in un territorio che custodisce le inconfondibili tracce degli Etruschi, assistere a quest’opera che per la prima volta viene rappresentata qua, sarà un’esperienza unica. Per questo mi complimento con l’amministrazione comunale che l’ha ideata, una proposta originale alla quale abbiamo aderito subito con entusiasmo perché risponde a pieno al progetto e all’offerta culturale che la Regione sta portando avanti”. “E’ un onore poter far rivivere un’opera nel luogo stesso dove è stata concepita, sarà un balzo indietro nel tempo ma, al contempo, una proiezione nel futuro del grande compositore Giacomo Puccini, che rinnova la tradizione sangimignanese per l’opera lirica” ha sottolineato il sindaco di San Gimignano Andrea Marrucci. “L’atmosfera e il pathos che sgorgano dalla partitura potranno trovare nuova vita per una notte grazie ad uno spettacolo unico che consacra la Pieve di Cellole come luogo pucciniano per eccellenza” ha aggiunto l’assessore a cultura e turismo Carolina Taddei.  Un palcoscenico naturale sulla Via Francigena in uno dei tratti più emozionanti e spirituali della via Francigena. La Pieve di Cellole si trova nel tratto di Francigena da Gambassi a San Gimignano. Usciti dal bosco dopo Pancole si apre la vegetazione e dopo un bellissimo skyline di San Gimignano si entra nel silenzio e nella spiritualità della Pieve di Cellole. Una bellissima pieve romanica oggi sede della Comunità monastica di Bose.

L’ensemble dell’Orchestra “Amedeo Modigliani” Il gruppo è di spiccata natura classica e lirica. Dal 1989 si è esibito in teatri di tradizione, festival lirici e stagioni concertistiche e nel corso degli anni ha avuto molteplici collaborazioni con musicisti pop e jazz del calibro di Ron, Roberto Vecchioni, Simona Molinari, Antonella Ruggiero, Lucio Dalla, Danilo Rea, Stefano Bollani, Paolo Fresu, Fabrizio Bosso e molti altri.

I costumi da materiali riciclati La progettazione costumi è basata sulle intenzioni registico-scenografiche. Volontà fondamentale è stata la valorizzazione del luogo voluto dallo stesso maestro Puccini come scenografia della sua “Suor Angelica” e in cui si svolgerà lo spettacolo. I costumi sono realizzati con materiali innovativi nonché rigorosamente riciclati in linea con i principi etici di Ecoteatro, oltre a stoffe e tessuti è infatti previsto l’utilizzo di materiali plastici e carta. Filo conduttore del progetto costumi sono le emozioni dei personaggi che devono essere valorizzati da ciò che indossano, pertanto trasparirà un senso di chiusura e prigionia in tutte le figure presenti in scena che vestiranno abiti dalle linee e dai colori decisi puntando tutto sul colore bianco accompagnato da pochi colori freddi. L’utilizzo di materiali non tradizionali permette la creazione di abiti-scultura ispirati alle forme delle pietre del monastero presenti davanti alla chiesa di Pieve di Cellole a sottolineare il forte legame che l’opera ha con questo luogo e rendendo i personaggi parte integrante del paesaggio circostante. Per Suor Angelica in particolare, l’abito così scenografato darà l’idea di una zavorra che la tiene pesantemente al suolo e da cui si libererà soltanto alla fine restando in una semplice tunica bianca morbida, simbolo del suo martirio. I costumi rispecchiano l’epoca originale di azione della vicenda con elementi chiari ed immediatamente riconoscibili, alcuni dei quali saranno indossati dalla stessa protagonista quasi a spuntare al di sotto dell’abito monacale (uno su tutti la gorgiera). L’abito della Zia Principessa ricorda un’armatura, reale ispirazione storica della moda dell’epoca nonché simbolo del senso del dovere di cui è portatrice, non dovendo registicamente essere tradizionalmente caratterizzata come “la cattiva” ma come colei che rispetta le regole sociali del suo tempo, non sarà vestita di nero ma in azzurro e blu, colori presenti sullo stemma di famiglia e sulla carrozza, oltre che in accordo cromatico con gli altri costumi.