Santa Fiora: il Museo delle Miniere protagonista al Bologna Mineral Show

Il Museo delle Miniere di Santa Fiora con il Parco Nazionale delle Miniere di Mercurio e il Museo di Abbadia San Salvatore, ha partecipato alla 53° edizione del Bologna Mineral Show esponendo numerosi reperti minerari e mineralogici provenienti dall’Amiata. “Il Bologna Mineral Show – spiega Davide Franceschelli, responsabile del Museo per l’associazione dei Minatori di Santa Fiora – è la mostra mercato di minerali più importante d’Italia ed una delle più prestigiose d’Europa. L’area amiatina è nota fra gli appassionati di mineralogia per i suoi giacimenti di mercurio. Le miniere chiuse alla fine degli anni Settanta del secolo scorso hanno fornito interessanti campioni di cinabro di cui il Monte Amiata è stato per oltre un secolo il secondo produttore al mondo. Proprio per questa particolarità già da due anni eravamo stati invitati a prendere parte all’evento di Bologna, ma a causa della pandemia solo quest’anno è stata possibile partecipare. Tra le presenze anche l’Università di Pisa che possiede la collezione mineralogica della Certosa di Calci e la facoltà di Geologia dell’Università la Sapienza di Roma”. Il Bologna Mineral Show riunisce oltre duecento espositori e per questo è un evento atteso da tutti gli appassionati di minerali e gemme. Due dei temi sviluppati in questa edizione sono stati il “colore rosso” dei minerali, come rosso è il cinabro che si estraeva sull’Amiata, per produrre il mercurio e di conseguenza, “I minerali del Monte Amiata” estratti dalle sue miniere. All’Amiata viene infatti riconosciuto un valore nel mondo mineralogico, così come al Museo delle Miniere per una collezione assolutamente di prim’ordine nel panorama toscano. “Oltre alla sala espositiva con i minerali dei musei di Santa Fiora e Abbadia San Salvatore e gli oggetti di miniera amiatini, – prosegue Davide Franceschelli – eravamo presenti con il front office divulgativo del Museo, dove il personale qualificato ha fornito informazioni sul mondo minerario amiatino e dove era messo a disposizione anche il microscopio per osservare i minerali. Il personale presente – Noemi, Roberto e Simone – nonostante la stanchezza per l’allestimento e il disallestimento e per aver accolto molti degli oltre 30mila visitatori, hanno espresso la loro soddisfazione per l’ottima risposta del pubblico e per la sorpresa di aver trovato molti ospiti che avevano già visitato i musei amiatini, segno di un pubblico altamente settoriale ed attento. I pezzi esposti hanno suscitato l’ammirazione degli esperti, essendo ormai merce rara il cinabro italiano”.