Uscito il libro di Carmen Talarico “Refusi di viaggio”, postfazione di Renato Raimo e illustrazioni di Renata Otfinowska, CTL Libeccio Edizioni

La recensione della Dott.ssa Federica Giusti, psicologa e psicoterapeuta sistemico-relazionale

Ogni libro, ogni opera letta, entra, in maniera indissolubile, in contatto con l’anima del lettore. Si amalgama a questa e si mescola, dando vita a qualcosa di più e di diverso dalla loro semplice somma. Esattamente come avviene nel mondo delle relazioni, dove uno più uno non fa due ma tre, nella lettura di un testo il terzo relazionale è dato dalle corde che hanno iniziato a vibrare dentro l’emotività del lettore.Ed è da qua che voglio iniziare il mio viaggio attorno a Refusi di viaggio, opera prima in prosa della scrittrice e poetessa, nonché, permettetemi, amica Carmen Talarico. Non vi narrerò la storia perché spero la conosciate già, e se così non fosse, sono certa rimedierete quanto prima. Ma cercherò di descrivervi ciò che ha fatto risuonare in me.Due sono le direttrici di questo racconto, ossia l’attesa e l’incontro. E sono state anche le mie strade maestra durante la lettura. Incontrare, incontrarsi, esattamente come capita con un buon libro o con un buon amico. Rimanda all’idea di qualcosa di caldo, di buono, di familiare, di arricchente. Ma non sempre si incontra ciò che si conosce. Talvolta si può incontrare l’ignoto, ed allora diventa davvero magico, perché il suo impatto sarà dirompente e potenzialmente generatore di qualcosa di nuovo. Ada, la protagonista con il cappello a falda larga, avvolta nella sua stola e nei suoi pensieri, incontra Otto, e nasce la magia in una notte stellata a Palazzo Blu.Poi l’attesa, la forza motrice delle nostre esistenze, quella che ci fa trepidare, quella che ci atterrisce e ci spaventa. Attesa di qualcosa che ci auguriamo. Attesa di qualcosa che non vorremmo mai arrivasse. Le nostre vite sono puntinate da attese. Proprio come quella di Ada e di Otto. Attese diverse osservate da posizioni diverse. Un the allo zenzero e cannella, agrodolce, sembra essere il gusto delle nostre esistenze, sicuramente è il gusto di quella di Ada.Ma, di nuovo, dall’incontro del diverso, dell’opposto e dal rispetto del tempo del divenire, dei protagonisti, nostro in qualità di lettori, di esseri umani, nasce ciò che chiamiamo vissuto emotivo.Prendetevi una tazza del vostro the preferito, scegliete un luogo caldo e che vi metta in pace, ritagliatevi del tempo che sia solo vostro e immergetevi dentro Refusi di viaggio. Non ve ne pentirete!