Assegnati i “Premi Radicondoli Per Il Teatro”.Premiato come Maestro il regista Peter Stein. Anche quest’anno tante le segnalazioni, 89, giunte alla commissione, composta dai critici teatrali
Palazzo Bizzarrini, a Radicondoli, ha ospitato la consueta cerimonia di consegna del Premio Radicondoli per il teatro, indetto dal Festival di Radicondoli, Radicondoli Arte, il Comune di Radicondoli, con il patrocinio dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro. Il premio, giunto alla quattordicesima edizione. sottolinea ogni anno attraverso segnalazioni dalla base del mondo teatrale (artisti e operatori del settore) un maestro del teatro, e alternativamente un progetto creativo e un critico teatrale emergente. Anche quest’anno tante le segnalazioni, 89, giunte alla commissione, composta dai critici teatrali Sandro Avanzo, Rossella Battisti, Claudia Cannella, Enrico Marcotti, Valeria Ottolenghi, e da Elena Lamberti (coordinatrice organizzativa del Premio) che ha deciso di premiare come Maestro il regista Peter Stein. Annoverato tra i più importanti artefici del teatro tedesco ed europeo nella seconda metà del Novecento, in particolare nel grande impeto creativo degli anni Settanta, Peter Stein ha realizzato progetti monumentali innovativi e spesso in spazi inconsueti. Allievo di F. Körtner, negli anni ’70 fonda il collettivo teatrale della Schaubühne am Halleschen di Berlino Ovest di cui fecero parte interpreti d’eccezione come Bruno Ganz, Edith Clever, Jutta Lampe, Michael Konig. Attore, regista teatrale e di opera lirica è stato direttore della sezione di prosa del Festival di Salisburgo, ha realizzato messe in scena di testi classici e moderni in tutta Europa.Come progetto “Malagola”. Questa la motivazione: “Voce naturale, voce microfonata, spettacolo live sul palco, spettacolo in digitale, unplugged, microfono gelato, microfono ad archetto, microfono wireless, microfono dinamico: vocaboli che nell’ultimo decennio sono entrati di prepotenza nel lessico corrente del teatro. Perché stiamo vivendo un teatro in fase di trasformazione che sempre più si va tecnologizzando nelle forme e nelle strutture, un teatro che ha sempre più necessità di interpreti coscienti delle potenzialità messe a disposizione dalla tecnica. Non più solo la consapevolezza della propria corporalità, del senso dei movimenti nello spazio scenico, delle intonazioni, delle espressioni. L’interprete d’oggi deve comprendere come porre in relazione i talenti e le risorse di cui la natura l’ha dotato con una tecnologia nuova, dalle mille valenze e dai mille sviluppi che vanno a sommarsi e a interferire con le sue capacità e le funzioni espressive. L’interprete d’oggi non trova però molte scuole a cui attingere esperienze al riguardo. Il progetto Malagola, Scuola di vocalità e Centro internazionale di studi sulla voce e guidato da Ermanna Montanari ed Enrico Pitozzi si pone all’avanguardia in questo percorso e partendo dalla propria esperienza e dall’idea che “tutto è suono” inizia a formare oggi l’attore del futuro. Importante diventa dunque segnalare in questo preciso momento storico l’attività che si svolge oggi in Romagna con l’apporto di maestri e teorici come appunto Enrico Pitozzi o Mariangela Gualtieri. Anche dalle esperienze vocali sperimentate da Demetrio Stratos, Carmelo Bene, Leo De Berardinis, Maria Callas o Janis Joplin e analizzate a fondo nel Centro di Ricerca Malagola potrà nascere l’interprete teatrale di domani cosciente del rapporto tra l’emissione della propria voce e il suono percepito dallo spettatore/uditore. Con probabili errori e vicoli ciechi, ma anche con sicure scoperte e fruttuose pratiche da inventare e sperimentare insieme – docenti e discenti – tutti da seguire e tenere sotto osservazione nella loro evoluzione.”Il riconoscimento alla memoria di Valter Ferrara (operatore teatrale, esperto di cinema e di arti visuali, ex direttore del Teatro Mercadante di Napoli) che, per il quinto anno, premia artisti che si sono particolarmente distinti nell’uso di tecniche visuali, di nuove tecnologie o di video a corredo delle proprie produzioni va quest’anno a Connie Prantera. Nella lunga metamorfosi che dai primi del Novecento a oggi ha portato la scenografia a farsi complice e comprimaria di uno spettacolo, Connie Prantera entra a gamba tesa e spirito ribelle. Artista multitasking in proprio, si misura volentieri con altrui talenti come quello complementare di Cristiana Morganti, che dalla matrice del Tanztheater di Pina Bausch ha saputo emergere con personalità prorompente. Connie l’ha affiancata dagli inizi di questo percorso in solitaria sulla scena negli spettacoli “Jessica and Me” e “A Fury Tale”. E torna a farlo nel recente “Behind the Light” (2022), per il quale la premiamo, contrapponendo alla carnalità fiammante di Cristiana il suo sguardo digitale. E’ un dittico di creative che si scambia visioni, alternando la stanza interiore di pensieri e vibrazioni di Morganti con le geometrie alcaline di Prantera, intente a rappresentare mondi esterni o a svestire alter ego inquiete della protagonista. Un duettare felice, integrante, che regola le temperature della performance al grado perfetto.