Barberino Tavarnelle : un libretto inedito, scritto in ottave rime da Dina Bertelli, tesoro di famiglia custodito dalla figlia centenaria Tosca Bertoni, racconta i momenti tumultuosi che per ragioni campanilistiche videro scontrarsi i barberinesi e i tavarnellini fino alla separazione avvenuta formalmente nel 1893
I giorni che alla fine dell’Ottocento precedettero la separazione ‘felina’ tra Barberino Val d’Elsa e Tavarnelle Val di Pesa, tra “il gatto e la gatta”, così erano stati denominati dalla comunità i simboli iconografici dell’uno e dell’altro territorio, non furono raccontati solo in sede istituzionale. Era il primo maggio 1893 quando Barberino e Tavarnelle, unico comune sin dal tredicesimo secolo, con sede a Barberino Val d’Elsa, in un’Italia che da alcuni decenni aveva consacrato la propria unità politica, sancirono la loro scissione istituzionale amministrativa. E diversi e graduali furono i momenti di tensione che culminarono in questo atto di separazione, in una terra, la Toscana, in cui si in quest’ultimo scampolo di secolo, andavano moltiplicandosi gli episodi che rivendicavano l’identità campanilistica. A raccontarlo con ironia e in chiave artistica, usando la tecnica dell’ottava rima, in una sorta di diario conservato dalla figlia dove, oltre alla storia di Barberino Tavarnelle, trovano spazio acquisti legati alla gestione domestica e date da ricordare, la giovane barberinese Dina Bertelli, classe 1898, che all’epoca in cui decise di comporre il testo raccogliendolo in un libretto personale aveva una ventina d’anni. Chi oggi permette di accendere una luce inedita su questo scritto, divenuto un tesoro di memoria famigliare, e ripercorrere le origini della vita istituzionale del territorio è la figlia che ha appena compiuto 100 anni: Tosca Bertoni. “Mia mamma – racconta orgogliosa al sindaco David Baroncelli mentre gli mostra il documento – non aveva studiato, era una casalinga ma amava scrivere e leggere e rimase talmente impressionata dalle vicende che un cantastorie, giunto a Barberino, scelse di intonare che a lui si ispirò per trascrivere su carta i fatti che aveva intonato in piazza e per le vie del castello barberinese”. Dina Bertelli non si limita a raccontare le scorribande, le liti collettive e individuali che intercorsero tra i barberinesi e i tavarnellini intorno al 1890 all’epoca in cui, Barberino Val d’Elsa era la sede del Comune mentre Tavarnelle era una frazione, ma caratterizza i personaggi, li identifica e soprattutto da fedele barberinese si mostra in tutto il suo gioviale e goliardico campanilismo. “I barberinesi non intonti e per natura non addormentati sicuro a ripassare e avere affronti…Dai caffè, sgabelli e tavolini, appena questi in Tavarnelle entrati, parea dei vespri la rivoluzione e per dir meglio un campo di aggressione”. E ancora legge: “I vichesi fuggivano ma Barberino pieno di un eroismo di un altro Orlando dimostrò il valore ogni nemico spense il fanatismo”. Durante l’incontro con il sindaco Baroncelli Tosca, nel rievocare tali pagine del passato, stupisce anche per la capacità mnemonica. Confessa, infatti, di aver amato il testo della mamma a tal punto da saperlo ancora declamare a memoria. Soprattutto le prime pagine dove si legge: “Storia di Barberino e Tavarnelle. Omero fra le tante poesie cantò più di una rissa animalesca. Virgilio i malagire delle arpie, forse un’intenzione più pittoresca ho suggerito nelle ottave mie. Canterò la quistione seria e grottesca che a Tavarnelle di disfatta cagiò l’impronta di una gatta, impronta di pantera in lingua esatta armi che fu comune di Barberino, castello che risiede in montuosa fratta fra l’Elsa e lo stradale fiorentino”. Recentemente è stato lo storico Giulio Cretti nella pubblicazione promossa e realizzata dal Comune di Barberino Tavarnelle “Uno stemma in Comune. L’insegna della comunità di Barberino Tavarnelle (secoli XIII-XXI)”, Edifir Edizioni, Firenze 2022, frutto di un complesso percorso di studi e ricerche, a ripercorrere questa importante pagina della storia locale. Poiché Tabernulae, luogo di scambio commerciale, accresceva vitalità sociale e economica, i tavarnellini non si risparmiarono nell’esigere la centralità del luogo che, a loro avviso, doveva avere un titolo in più per essere il vero cuore della comunità di Barberino Val d’Elsa. Tavarnelle risultava più popolato e frequentato dalla comunità. Per questo le pretese accampate spaziavano dalla richiesta di una scuola elementare allo spostamento del consiglio comunale che normalmente si adunava a Barberino. Fu così che le rivalità acuite a suon di lettere e rimostranze ebbero la meglio e sfociarono in vigorose proteste da parte dei barberinesi, come quella ad esempio di rifiutarsi di dichiarare le nascite e le morti nell’ufficio di stato civile tavarnellino. Dopo 126 anni di separazione, nel 2019, a seguito di una consultazione referendaria avvenuta nel novembre 2018, l’alba di un nuovo giorno, la svolta storica che ha portato ad una rinnovata e ritrovata unità dei due comuni con la nascita e l’istituzione del Comune di Barberino Tavarnelle. “La nostra – dichiara il sindaco David Baroncelli – è una storia davvero ricca di tappe, momenti e passaggi significativi che hanno visto protagonista la comunità, rivolgo un ringraziamento a Tosca per aver condiviso un documento di famiglia che racconta e ricostruisce per la prima volta un tassello importante delle origini del territorio, è dalla conoscenza e dalla diffusione della tradizione orale e scritta, dalla cultura della memoria che possiamo comprendere chi siamo stati e indirizzare meglio le azioni, le progettualità che mirano a dare continuità e soprattutto valore al futuro unito, coeso della nostra Barberino Tavarnelle”.