Cetona: “Giorno del Ricordo”; l’iniziativa per celebrarlo con esponenti politici soprattutto di FdI e del Pd ha fatto emergere, durante un dibattito molto acceso , che i tempi non sono ancora maturi per una lettura condivisa di quella tragedia delle Foibe e dell’esodo di decine di migliaia di istriani-dalmati-giuliani  dopo il 1945

di  Leonardo Mattioli

I tempi non sono ancora maturi per una visione condivisa della tragedia delle Foibe e dell’esodo di decine migliaia di istriani-dalmati-giuliani avvenuta dopo il 1945 quando le milizie dei comunisti partigiani di Tito effettuarono rappresaglie anche  brutali nei confronti  degli italiani costretti a fuggire. E’ quanto è emerso almeno a Cetona, durante  l’iniziativa del “ Giorno del Ricordo” svoltasi ieri alla presenza di esponenti politici nazionali e locali  di FdI e del Pd oltre che di storici di notevole spessore come Lucio Villari (da remoto) e Pietro Purich , che hanno voluto contestualizzare la tragedia, con alcune precisazioni anche sulle cifre delle vittime , riportando delle ‘letture’ che hanno sollevato polemiche e prese di posizione negative soprattutto da parte di esponenti di Fratelli d’Italia. Una iniziatica, quella di ieri ,che , nata  per volontà del Consiglio dell’Unione dei Comuni della Valdichiana senese che ha approvato una mozione presentata da FdI anche a Cetona, voleva essere soprattutto un momento di riflessione con l’obiettivo di arrivare a una pacificazione nazionale tra sinistra e destra creando quegli ‘anticorpi’ invocati dal Capo dello Stato Sergio Mattarella per evitare che in futuro si ripetano tragedie del genere. Ma per fare questo, come  è stato riconosciuto da tutti, occorre  che le giovani generazioni vengano messi a conoscenza di quello che è  avvenuto in quell’area che viene chiamata “confine orientale” alla fine della seconda guerra mondiale. Non a caso proprio oggi, 11 febbraio, da Trieste, presente il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, è partito il “Treno del Ricordo” per arrivare a fine febbraio a Taranto dopo aver fatto tappa in molte città italiane. Ma evidentemente è solo l’inizio di un cammino che sarà lungo e non in discesa. Serviranno, come previsto dalla legge del 2004  approvata dal Parlamento che istituisce il “Giorno del Ricordo” il cui primo firmatario è stato proprio il sen. di FdI Roberto Menia, triestino figlio di esuli, iniziative soprattutto nelle scuole per far conoscere ai giovani quello che è successo in quell’area dopo il 1945 e sul quale in quasi 80 anni c’è stato un silenzio probabilmente ‘colpevole’. Che va appunto rimosso. Ma andiamo con ordine per raccontare quello che è successo ieri. Dopo il saluto istituzionale del sindaco Roberto Cottini che ha ricordato le tappe della legge del 2004, la presidente dell’Unione dei comuni della Valdichiana senese Agnese Carletti ha ammesso che “troppo a lungo quei fatti non sono stati conosciuti” auspicando che si arrivi a creare quegli ‘anticorpi’ auspicati da Mattarella “per evitare che si ripetano tragedie del genere”. Quindi è toccato intervenire da remoto al sen. di Fdi Roberto Menia, figlio di esuli, e primo firmatario della legge del 2004, che non ha avuto esitazioni nel denunciare una certa Italia dell’epoca postbell ica e la sinistra che volevano ‘nascondere’ quello che avvenne dal 1945. Poi l’intervento, sempre da remoto, di Lucio Villari, già frequentatore negli anni passati della bassa Valdichiana, ha cominciato ad innescare le prime polemiche quando ha contestualizzato la tragedia indicandola anche come ‘conseguenza all’aggressione  prima dei soldati italiani  in Jugoslavia e in Grecia e poi sostituiti dai nazisti. Le foibe furono una sorta di vendetta anche se ignobile. Ecco perché bisogna ricordare compiutamente tutta la storia ed ecco perché il discorso su quella tragedia non è chiuso ma apertissimo”.  Subito dopo , anche indirettamente, ha risposto a Villari la deputata toscana di Fdi Letizia Giorgianni che ha voluto ricordare quanto detto da Mattarella che ha invitato a “non minimizzare la verità storica per evitare ulteriori contrapposizioni. Per troppi anni c’è stato un silenzio assordante”. L’on. Giorgianni ha anche rammentato che Fdi ha presentato un ddl per togliere l’ onorificenza italiana concessa a suo tempo al maresciallo Tito. Ad innescare polemiche molto accese  e a stento controllate dal sindaco Cottini, è stato poi lo storico Purich, anche lui figlio di esuli, che ha condiviso la tesi di Villari secondo cui quella tragedia fu anche ‘ diretta conseguenza’ dell’occupazione di quelle terre nel ventennio fascista ma che, soprattutto, ha fornito cifre sul numero delle vittime che sarebbero il frutto dei suoi studi nei diversi paesi interessati. “Le cifre  delle persone gettate nelle foibe – ha detto- non superano le 2 mila unità e molte, purtroppo, furono anche vittime di vendette . Quanto agli esuli la cifra di circa 350 mila non è esatta; furono circa 245 mila, forse di meno , e tra di loro anche sloveni e istriani che si spacciavano per italiani per poter vivere nel mostro paese vicino all’economia nordamericana e quindi più florida rispetto a quella titina della Jugoslavia” . E’ toccato poi da remoto al senatore toscano Silvio Franceschelli del Pd cercare di stemperare il dibattito che si stava accendendo ricordando il monito di Mattarella sugli ‘anticorpi’ da realizzare per evitare ulteriori tragedie del genere. Ad innescare però l’esplosione di una serie polemiche è stato il presidente del circolo di FdI di Cetona, Antonello Niccolucci, che non solo ha rivendicato l’iniziativa del ‘Giorno del Ricordo’  grazie a una sua mozione ‘finalmente approvata dopo quella identica bocciata un anno prima dalla maggioranza di sinistra del comune. Spero che questa giornata sia di stimolo perché certe diversità si attutiscano. Quello delle foibe fu un genocidio e non accetto che si sminuiscano quei fatti con numeri che non sono veritieri”. A lui ha replicato subito il sindaco Cottini (Pd) secondo cui quanto detto dall’esponente di FdI sulla sua prima  mozione respinta  “getta discredito perché la sua prima mozione venne bocciata in quanto non collocata in nessun contesto storico”. Al che è intervenuto nuovamente Niccolucci con  un botta e risposta  non solo con Cottini ma anche con  un altro esponente del Pd, il consigliere comunale Marco Macchietti ,secondo cui la ‘prima mozione dell’opposizione venne  respinta perché “era solo intrisa di propaganda”. A questo punto  anche alcuni dei presenti del pubblico hanno voluto farsi sentire  con battute e urla a stento  controllati dal primo cittadino invitando tutti a “una dialettica costruttiva”. A calmare i toni anche la consigliera regionale del Pd Elena Rosignoli dispiaciuta per la ‘diatriba locale che inficia l’evento’. Ci vuole una corretta narrazione per le giovani generazioni per evitare strumentalizzazioni politiche”. La Rosignoli ha anche ricordato che si pensando di realizzare a Laterina, ex campo di accoglienza dei profughi, un Museo del ricordo. A parlare anche una consigliera comunale di Montepulciano con delega alla Memoria, Lara Pieri, che ha avvertito:”bisogna parlare di storia e di memorie che sono plurali e la memoria è diversa dalla storia. Nessuno vuole sminuire ma occorre contestualizzare”. Per Montepulciano a prendere la parola  anche il candidato sindaco di centrodestra Gianfranco Maccarone (FdI) che è pure consigliere provinciale. Ha invitato tutti a focalizzare l’attenzione sul ‘Giorno del Ricordo’ nel rispetto di tutte le vittime che furono una vera ‘pulizia etnica’ e a riconoscere che “i tempi non sono maturi per una lettura condivisa della memoria ma anche bisogna puntare a una pacificazione nazionale”. A prendere la parola prima della fine del dibattito anche l’ex vicesindaco di Cetona Gianfranco Torrini, figlio di  una madre esule ‘italianizzata’, che ha voluto rimarcare come i cosiddetti campi di accoglienza per i profughi fossero dei veri ‘campi di concentramento’. Infine il primo cittadino ha chiuso la riunione alla quale ha partecipato anche il candidato sidaco di Chianciano Andrea Marchetti (centrodestra) , invitando tutti a “scrollarsi di dosso un odio controproducente”.