Dodicesimo appuntamento con i canti del Paradiso della Divina Commedia “rivisitata” dal poeta Piero Strocchi

 

165 (CANTO N. 29 DEL PARADISO)

(ANGELI; INVETTIVA DI BEATRICE CONTRO I FALSI PREDICATORI)

Luogo – (Nono Cielo o Primo Mobile);

Personaggi – (Beatrice);

Presenze – (Gli Angeli);

Argomenti – (Creazione degli Angeli; Angeli ribelli; Le capacità e numero degli Angeli; Invettiva di Beatrice contro i falsi predicatori).

Quando i due pargoli di Latona – la figlia dei Titani Ceo e Febe – che già aveva avuto da Zeus, Apollo e Artemide, quella sera

Ancora insieme a Zeus generò il Sole e la Luna, partoriti nell’ombra dell’isola errante di Ortigia – che poi si ancorerà al mare divenendo Delo, la brillante – e tutto ciò in quel modo avvenendo per causa della gelosia non contenibile di Era.

Ebbene quei due successivi pargoli, congiunti l’uno all’Ariete il Sole, e l’altra alla Bilancia la Luna,

In quel momento all’orizzonte contrapposti

Restarono in quella posizione, forse per un minuto, fissi ai loro posti,

E Beatrice come loro restò immobile e silenziosa,

Ad osservar la luce divina che poco prima mi era apparsa esageratamente luminosa.

 

166 (Dove, come è quando Dio creò gli Angeli)

Mi disse Beatrice: “Non ti chiederò ciò che tu avresti in animo di chiedermi, cioè dove come e quando Dio creò gli Angeli, perché avendolo letto nella mente di Dio, io già lo so.

Dio originò gli Angeli dal suo stesso splendore celeste, quasi sottraendo a loro beneficio, una parte di sé stesso: però sul quando fu la loro origine, visto che nulla so, nulla ti dirò.

Comunque nell’eternità non esiste un prima o un dopo qualcosa, e quindi l’origine del tutto è atemporale,

E Dio non rimase inoperoso prima della creazione universale.

Sappiamo ormai per certo che Dio, in un unico atto creativo, realizzò la forma pura, cioè gli Angeli destinati al mondo sensibile, la materia pura cioè quella non è arricchita di altri elementi, e la materia alla forma assemblata, cioè i Cieli

E che il mondo intelligibile sia strettamente connesso a quello sensibile, è cosa che non occorre che io ti riveli.

 

167 (Struttura della Terra e del Cosmo)

La forma pura, unita alla materia pura, ed il loro composto amalgamato,

Consentirono a Dio di creare l’ordine e la struttura della Terra e del Cosmo così com’è attualmente organizzato:

E gli Angeli nell’Empireo, il luogo dell’universo più elevato, presero la loro occupazione,

Mentre la potenza pura, in basso trovò la sua giusta collocazione.

Errò piuttosto San Gerolamo quando scrisse che gli Angeli erano stati originati

Assai prima della creazione del mondo.

E nelle Scritture Sacre, nei Salmi – testi della Bibbia ebraica e nell’Antico Testamento della Bibbia cristiana – oltre che naturalmente nell’Ecclesiastico – cioè nella storia e nella tradizione della Chiesa – troverai conferme di quel che ti sto dicendo,

Lì potendo approfondire gli elementi di cui ti ho detto, perché sono ancor meglio documentati.

Vedi, son riuscita facilmente ad appagare

La tua sete manifesta di sapere”.

 

168 (Gli Angeli Ribelli e gli Angeli fedeli)

Proseguì Beatrice con l’animosità che a me era ben nota: “Poco dopo essere stati originati, gli Angeli, o per meglio dire alcuni di essi, ovvero gli Angeli Ribelli, a partire da Lucifero, e di numero certamente inferiore a venti,

Sconvolsero la Terra, anche modificando alcuni altri naturali elementi.

Cadendo dall’Empireo si conficcarono nelle viscere della Terra, causando un cataclisma di cui ancora conserviamo memoria,

Mentre gli Angeli Fedeli restarono a contemplare la mente divina, pur continuando a ruotare attorno a quel punto di luce, e di essi oggi ancora, si narra tutt’altra storia.

 

169 (Assenza negli Angeli di facoltà umane)

Incomprensibile mi risulterebbe l’attribuzione agli Angeli di alcune facoltà umane,

Quali l’intelligenza, la memoria e la volontà,

Dal momento che essi godono della visione di Dio direttamente e senza limite di quantità:

Della memoria o della volontà essi non hanno necessità, essendo qualità che per essi risulterebbero vane” …

 

170 (Invettiva di Beatrice contro i falsi predicatori)

“L’individualismo umano, proseguì Beatrice, ovvero il desiderio di apparire abile ed ingegnoso,

Spesso disperde la giusta via nel diffonder la parola di Dio, che poi occorre ricercarla anche a ritroso.

C’è chi sostiene che alla morte di Cristo la Luna abbia oscurato con l’eclissi il Sole,

Ma ciò non può esser vero perché fu il Sole ad oscurarsi da solo:

Del resto se così non fosse stato, quell’eclissi non si sarebbe potuta rilevare anche ben oltre la Terra Santa.

Ed ancora: Cristo mai disse ai suoi primi Apostoli: andate e predicate al mondo chiacchiere ciarlatane, tant’è che essi sempre recavano con sé lo strumento rigoroso del Vangelo.

Ora invece alcuni uomini – tra cui eccellono i frati dell’Ordine di Sant’Antonio Abate, tra l’altro ottimi allevatori di maiali – che predicano senza rigore usando motti e piacevolezze vanitose

Per il loro arricchimento, che servirà pur ad ingrassare i loro maiali, facendo cattivo uso dell’ingenuo creder altrui, offrirono false indulgenze prive di valore religioso e quindi molto pericolose !!!”

 

171 (Numero degli Angeli in cielo)

“Ma torniamo agli Angeli – mi disse Beatrice – il loro numero in Cielo è così elevato – e il Profeta Daniele già ce lo aveva precisato nelle sue Scritture – che l’uomo non è in grado di contarli nella loro quantità,

E godranno dell’intensità della luce divina, ognuno di loro pur con diversa intensità”.

 

172 (CANTO N. 30 DEL PARADISO)

(LA BELLEZZA DI BEATRICE NON È PIÙ DESCRIVIBILE DA DANTE; ASCESA ALL’EMPIREO)

Luogo – (Ascesa dal Primo Mobile all’Empireo);

Personaggi – (Beatrice);

Presenze – (I Cori Angelici si allontanano);

Argomenti – (La scomparsa dei nove Cori Angelici; La bellezza di Beatrice non è più descrivibile da Dante; Ascesa all’Empireo; Simbolismi e realtà visive dell’Empireo che appaiono alla vista più capace di Dante).

Quando giunge il mattino e terminata l’aurora finanche l’ultima stella si spegne,

E lo spazio celeste rapidamente si rischiara, venendo a mancare tutte le precedenti insegne,

Che per l’intera notte eran rimaste accese, devote al Sole, ed ora smorsano ad una ad una le proprie luci,

Quasi percependo, del notturno contesto, di essere le ultime e solitarie reduci.

Come le ultime stelle notturne che al mattino che si addormentano,

Scomparvero alla mia vista i nove Cori Angelici, e sopraggiunte sensazioni di vuoto le mie emozioni a fatica occultano.

Nulla più scorgendo intorno a me, rivolsi il mio sguardo verso Beatrice cercando da lei il miglior ristoro,

Ma per la sua bellezza ormai magnifica e per me, ahimè non più descrivibile, rimasi immobile ed estasiato innanzi a quel divino capolavoro.

Fin da quando incontrai la prima volta Beatrice,

Per la mia penna fu sempre possibile trattar la sua bellezza, e per il mio narrar poetico ella fu primaria nutrice:

Ora invece, restando folgorato dalla sua incontenibile bellezza,

Dovetti desistere, della mia incapacità a descriverla avendone ormai la certezza.

 

173 (Ascesa all’Empireo; Simbolismi e realtà visive dell’Empireo che si manifestano alla vista ormai più capace di Dante; La candida rosa dei Beati)

Beatrice a quel punto mi informò che eravamo ascesi verso l’Empireo dal Primo Mobile,

E da quel momento mi sentii avvolto da un’accecante luce che m’impedì di scorgere alcunché, che come un lampo improvviso turbò il mio occhio pur vigile.

L’Empireo è Cielo di sola luce divina, di luce mentale divina, in assenza di materia e di spazio, e ricco di carità, cioè del solo ardore spirituale.

In esso osservai la schiera degli Angeli e dei Santi, con i Beati nelle sembianze che saranno le loro nel giorno del Giudizio Universale.

Quell’accecante luce accoglie chi arriva,

Mentre io provai la sensazione di chi sempre più si smarriva.

Concluso ch’ebbe Beatrice il suo parlare,

La mia qualità visiva di molto andò a migliorare,

E pur la luce più viva, in quel momento nitida mi si manifestava,

Addirittura io scorgendo una luce, che parea un fluente fiume di fulgore, che fluido scorreva tra le sue sponde, peraltro ricche di fiori che tutt’intorno primavera appariva.

Dal fluente fiume “…che si distende in circular figura, in tanto che la sua circunferenza sarebbe al sol troppo larga cintura…” sortivano faville vive che dolcemente si andavano ad appoggiare sui fiori che adornavano quelle sponde,

Come se ognun di esse fosse un rubino che incastonandosi nell’oro, con esso talvolta si confonde.

Poi, come inebriate dagli odori, quelle faville tornavano al lucente fiume, e mentre l’una ivi rientrava, l’altra con gioia velocemente ne usciva:

Questo era ciò che innanzi ai miei occhi in quel momento appariva…

D’altra parte ero ormai nell’Empireo

Ed il suo simbolismo ora mi era più comprensibile:

Le faville erano in realtà gli Angeli che conducevano ai Beati – i fiori sulle sponde del fiume di luce – la luce era la carità divina, che consentiva di mantenerli colmi di grazia divina invisibile,

Ed anche ricca di simbolismo aureo.

Ad abbeverarmi a quel fiume di luce divina, mi consigliò Beatrice, per placare la mia grande sete di sapere.

Dal momento che ciò che stavo osservando, altro non erano che “umbriferi prefazi”, cioè velate anticipazioni di verità che restavano confuse al mio vedere, parzialmente ottenebrato dalla mia terrena ragione,

E quindi non a cagione della loro imperfezione,

Quanto piuttosto per l’insufficiente potere del mio osservare che ancora

abbisognava di qualche opportuna “correzione”.

Desideroso come può esserlo un bimbo del latte della propria madre, ed a ragione,

Mi volsi ad osservare quel fiume di luce che orienta lo spirito alla perfezione,

E già lo vidi in forma circolare – quasi si trattasse di un lago – mentre i fiori e la faville si andavano alla mia vista trasformando

E mentre il loro reale aspetto sia gli Angeli che Beati andavano assumendo.

Ero di fronte ad entrambe le Corti celesti, e mai questo lo avrei immaginato,

E nel contempo chiesi al buon Dio – per meglio proceder oltre nella mia narrazione – e di esser da Lui ausiliato.

Quella luce divina aveva la forma di un raggio circolare,

E di dimensione più grande del Cielo e del Sole, perfino andava a risultare.

Peraltro tale luce conferiva anche l’energia necessaria al Primo Mobile per muovere l’intero Universo,

E come un clivo si riflette sulle acque del lago sottostante, entro i suoi margini,

Così vidi nel lago divino le anime dei Beati disposte come se fossero in un anfiteatro, su più di mille gradini.

Pur essendo gli uni più vicini e gli altri più lontani, indifferente risultava la loro posizione in quanto tutti erano in pari modo privilegiati dalla luce divina, e nessun di loro ad essa si sentiva più vicino dell’altro, né tanto meno perso …

Nella candida rosa dell’Empireo non avendo alcun rilievo le leggi naturali,

La minor o maggior luce per nulla incideva, al pari della distanza o di altri fattori sulla Terra considerati invece essenziali …

 

174 (La rosa celeste e il seggio di Arrigo VII°; Papa Clemente V° finito nella Terza Bolgia dell’Inferno tra i Simoniaci)

Nella rosa eterna osservai la vasta comunità dei Beati, che non si manteneva defilata

Del resto il loro numero è stato fin dall’inizio prefissato, per sostituire gli Angeli ribelli che furono più o meno la decima parte

E visto che la fine del mondo sarà ormai prossima, capisco bene perché ancora pochi seggi lì siano ancor disponibili:

Ormai si attende più poca gente …

“Tra gli altri c’è un gran seggio, sul quale è posta una corona – mi informò Beatrice – ed è il posto destinato all’anima di Arrigo VII° re del Lussemburgo, che attraverserà invano in un’Italia non ancora pronta a riceverlo”.

Era Papa ancora Clemente V°, e a me parve che non ci fosse stato più nulla da aggiungere …

Ma la giustizia divina presto sarebbe arrivata, e quel Papa sarebbe finito per sempre nella Terza Bolgia, quella dei Simoniaci.

 

175 (CANTO N. 31 DEL PARADISO)

(IL SOFFERTO SALUTO FINALE DI DANTE A BEATRICE ORMAI ASSISA NELLA CANDIDA ROSA; SAN BERNARDO DA CHIARAVALLE AVEVA RICEVUTO DA BEATRICE L’INCARICO DI ACCOMPAGNARE DANTE PER TUTTA LA PARTE FINALE DEL VIAGGIO IN PARADISO; LA VERGINE MARIA CONSENTIRÀ A DANTE DI ARRIVARE DIRETTAMENTE A FIGGERE LO SGUARDO DI DIO)

Luogo – (Nel Decimo Cielo o Empireo);

Personaggi – (Beatrice; San Bernardo da Chiaravalle);

Presenze – (Gli Angeli e i Beati);

Argomenti – (Il sofferto saluto finale di Dante a Beatrice ormai assisa nella candida rosa; San Bernardo da Chiaravalle aveva ricevuto da Beatrice l’incarico di accompagnare Dante per tutta la parte finale del viaggio in Paradiso; La Vergine Maria consentirà a Dante di arrivare direttamente a figgere lo sguardo di Dio).

La candida rosa dell’Empireo dai petali bianchissimi dei Beati che “vivevano” della luce divina della quale potevano anche “esagerare”,

E la milizia angelica contemplava e cantava la gloria divina volando dal Dio celeste fino ai petali della rosa, proprio come farebbe uno sciame d’api che s’immerge nei fiori per poi tornare a produrre il miele nell’alveare.

I volti delle milizie angeliche erano del color rosso dell’ardente carità, le loro ali del color dell’oro simboleggiante la perfezione, ed il resto della figura era d’un color bianco chiaro, più candido della bianca neve.

Nell’ideale percorso tra Dio e la Rosa Celeste quel che parea uno sciame, si muoveva vorticosamente,

Senza però offuscare, né tanto meno oscurare, quella luce divina, evidentemente.

Questo sicuro e gaudioso regno, …, viso e amore avea tutto ad un segno”:

Tra Dio e i Beati era tutto un elargire ed un’assorbir di luce.

Oh luce della Trinità, guarda con occhio più benevolo laggiù sulla Terra,

Le numerose procelle che tanto affanno ci recano, e la tanta conseguente zavorra.

Come i Barbari nelle loro sfuriate verso la Città Eterna, nel vederla così magnificente, restano attoniti e silenti per lo stupore,

Avendo Roma ormai superato ogni immaginabile grandezza ed ogni potenza nelle mortali cose, tali da indurre nell’altrui spirito un moto di inevitabile scalpore:

Parimenti io essendo entrato nel mondo divino, pur restando ancor mortale, e ciò ben lo preciso,

E da Firenze essendo giunto sino ai Beati del Decimo Cielo, lassù in Paradiso,

Di stupore ero colmo

E preferii il non esercitare ascolto, né il profferir parola, ed eccitato come mi sentivo, cercai di mantenermi calmo.

Mi sentivo come il pellegrino che arrivato a destinazione stanco, saggiamente si ristora nell’osservare la grandiosità e la beltà del tempio:

Parimenti osservai attentamente quel meraviglioso spettacolo di cui ero involontario spettatore, e quel saggio pellegrino, nel mio osservare presi ad esempio.

176 (San Bernardo da Chiaravalle riceve da Beatrice l’incarico di accompagnare Dante per tutta la parte finale del viaggio in Paradiso; Il sofferto saluto finale di Dante a Beatrice che ormai si trova assisa nella candida rosa)

Mi rigirai per volgere il mio sguardo verso Beatrice, “per domandar la mia donna di cose di che la mente mia era sospesa”,

Ma girandomi mi sorpresi del fatto che non era lì presente, ed in sua vece, vidi invece un vecchio Santo al quale chiesi ove fosse andata “la mia luce”.

Si trattava di San Bernardo da Chiaravalle, che mi sembrò essere avvolto da benevola letizia, e da lui ricevetti risposta a nome di Beatrice che a ciò l’aveva poco prima incaricato

Di accompagnarmi nella parte conclusiva della mia avventura:

Beatrice ormai essendo tornata assisa al suo posto, nella terza fila dall’alto, proprio lì nella candida rosa.

Subito mi voltai per vederla nella sua definitiva postazione,

E ben la vidi, pur se la distanza era tale, che con i parametri terreni che ancora in qualche modo avevo in testa, da me era distante anni ed anni luce, ma quella era di certo una particolare situazione,

Nella quale l’atmosfera non creava ombre,

Ed inoltre la mia vista, rispetto al mio veder terreno, era molto più efficace e salubre.

Dalla mia mente le inviai queste parole:

“… O donna in cui la mia speranza vige, e che soffristi per la mia salute in inferno lasciar le tue vestige, di tante cose quant’i’ ho vedute, dal tuo podere e da la tua bontate riconosco la grazia e la virtute. Tu m’hai di servo tratto a libertate per tutte quelle vie, per tutt’i modi che di ciò fare avei la potestate. La tua magnificenza in me custodi, sì che l’anima mia, che fatt’hai sana, piacente a te dal corpo si disnodi …”.

Beatrice, che pur da me era molto lontana, guardandomi mi sorrise,

Ed a volger il suo sguardo verso Dio, poi si decise.

 

177 (San Bernardo fornisce a Dante indicazioni sulla rosa celeste: lo invita a guardare gli scalini in alto, perché lì troverà la Vergine Maria che gli consentirà di arrivare direttamente a Dio)

San Bernardo, dopo avermi ricordato che il suo scopo era il condurmi a conclusione, in mezzo a cotal bagliore,

Di quel percorso come le aveva chiesto Beatrice, ispirata dal suo santo amore.

San Bernardo usò con me parole puntuali: “… vola con li occhi per questo giardino; che veder lui t’acconcerà lo sguardo più al montar per lo raggio divino …”,

Ovvero: osserva la rosa celeste, perché così potrai prepararti a contemplare Dio, nella sua visione beatifica, e nel contempo potrai osservare la magnificenza del suo giardino.

Sarà la Vergine Maria che mi aiuterà a trovare Dio tra la luce folgorante ed a contemplarlo.

Quello spettacolo è troppo ampio, e la mia vista rischia di perdere la misura del mio sguardo, nel rimirarlo.

Mi sentivo arricchito di stupore, pieno di gioia, ma percepivo un senso profondo di smarrimento: lì per lì restai turbato, ma sentii di appagare un desiderio che percepivo ognor più manifesto.

Mi incitò ancora San Bernardo: “Più che osservare il fondo della rosa, eleva il tuo sguardo dove percepirai ch’è più richiesto,

E nel contempo osserva quei gradini lassù più in alto, e meglio capirai la beatitudine del Paradiso:

Lì troverai la Regina del Cielo, assisa nel più alto scanno, a cui gli Angeli esaltanti, e tutti i Beati

Si rivolgeranno devoti,

E che li saluterà come una Madre Santa, esprimendo nei loro confronti un regale sorriso”.

La bellezza e la luminosità della Vergine Maria si “leggeva” negli occhi dei Santi e nel tripudio degli Angeli,

Ed anche in questo caso fui impreparato a descrivere il suo splendore

E San Bernardo vedendomi fisso ad osservare l’ardente carità della Vergine Maria

Rivolse il suo sguardo affettuoso a Maria, con tal profondità che incoraggiò ancor più i miei occhi sempre più desiderosi di osservarla.