Grosseto: Giornate FAI d’autunno, visita al Centro Militare Veterinario (Cemivet) e alla Sala Museale del Reggimento “Savoia Cavalleria” (3°)

Sabato 16 e domenica 17 ottobre tornano le Giornate del FAI d’autunno . A Grosseto, questa edizione delle Giornate FAI saranno l’occasione per visitare il Centro Militare Veterinario (CEMIVET), in via Castiglionese e la Sala Museale del Reggimento “Savoia Cavalleria” (3°) in via Senese .Quest’anno, infatti, grazie ad un accordo con la Direzione generale del FAI, in occasione dei 100 anni della traslazione del Milite Ignoto, lo Stato Maggiore dell’Esercito ha deciso di aprire al pubblico in via del tutto eccezionale alcuni siti militari. “Le Giornate FAI d’autunno sono un’occasione straordinaria per scoprire il territorio in cui viviamo – afferma Mariapia Vecchi, capo della delegazione FAI della provincia di Grosseto – ma anche per sostenere il Fondo Ambiente Italiano ed i suoi progetti di tutela e valorizzazione del patrimonio architettonico, storico e artistico italiano. In quei giorni, infatti, promuoveremo l’adesione dei partecipanti al Fondo Ambiente Italiano attraverso la sottoscrizione della tessera del Fai che dà diversi vantaggi, come l’ingresso gratuito ai 30 beni FAI, 200 eventi con biglietto ridotto, 1600 realtà culturali scontate e molto altro ancora. Ringraziamo il CEMIVET e il Reggimento ‘Savoia Cavalleria’ (3°) per il loro contributo alla realizzazione delle Giornate FAI d’autunno a Grosseto.”. “Il Centro Militare Veterinario, presente e radicato in Maremma da oltre centocinquanta anni -dichiara il colonnello Mario Piero Marchisio, comandante del Centro Militare Veterinario – è lieto ed onorato di aprire le sue porte ai cittadini italiani in un’occasione così importante, quale la commemorazione della traslazione del Milite Ignoto da Aquileia a Roma”.La visita al CEMIVET partirà dal sacrario dedicato ai caduti, di fronte alla ottocentesca torretta dell’orologio, e interesserà poi il Museo di Storia della Medicina Veterinaria Militare e della Mascalcia, la scuola di Mascalcia, la chiesetta del centro e infine il cancello monumentale all’ingresso storico. Le origini del Centro Militare Veterinario risalgono alla costituzione a titolo sperimentale, nel 1865, del “Deposito Allevamento Cavalli” di Grosseto con il compito di assicurare il rifornimento di cavalli ai reggimenti di cavalleria del neo-costituito Esercito Italiano. L’ esperimento ebbe pieno successo e nel 1870 Vittorio Emanuele II, con Regio Decreto, ne sancì la definitiva costituzione. Dalla sua fondazione alla prima guerra mondiale, il “Deposito” acquisto annualmente in media 3.000 puledri, con punte di 3.500 negli anni che vanno dal 1900 al 1918. Inizialmente esteso su 5mila ettari , dalla seconda metà del ‘900 venne ridotto a 570 ettari. Il cambio di denominazione rispecchia l’evoluzione della missione assegnata all’Ente, che negli anni venti del novecento ha acquisito anche la funzione di centro rifornimento muli, attività mantenuta fino alla fine degli anni ottanta del Novecento. Dagli anni settanta alla fine del secolo scorso ha assicurato la produzione ed il rifornimento di cani da guardia a tutta la Forza Armata. Oggi le principali branche di attività del Centro Militare Veterinario sono: l’approvvigionamento, la produzione, l’ammansimento, il primo addestramento e il rifornimento di cavalli e di cani per le esigenze della Forza Armata attraverso il lavoro svolto dal Reparto Ippico e dal Gruppo Cinofilo, quest’ultimo, unico Reparto dell’Esercito Italiano deputato alla formazione di cani per la lotta agli ordigni esplosivi nei principali Teatri Operativi dove le Forze Armate italiane sono chiamate ad operare. Il concorso alla formazione e all’aggiornamento tecnico – professionale degli Ufficiali veterinari e dei Sottufficiali, Graduati e Militari di truppa con specializzazioni o incarichi di pertinenza veterinaria; le attività di ricerca e studio d’interesse del servizio Veterinario, su indirizzo dell’organo direttivo centrale; la gestione dell’azienda agraria, finalizzata al mantenimento dei cavalli.  La visita alla Sala Museale di “Savoia Cavalleria” offre un’originale e completa sintesi di tre secoli di storia di una delle unità più antiche dell’Esercito Italiano. Il culto delle tradizioni, caratteristica peculiare dell’Arma di Cavalleria, tenuto vivo attraverso le vicissitudini della storia, ha consentito che giungessero a noi tanti cimeli ed una ricca e documentazione delle vicende e dei fasti di “Savoia Cavalleria”. Materiale delle varie epoche, dalla fondazione alle più recenti missioni internazionali, tramandato dai cavalieri con la cravatta rossa. Tra i reperti di maggior interesse la Bandiera – Colonnella del reggimento del 1745, elmi e uniformi di cavalleria, bandiera catturate al reggimento spagnolo “Guadalxara” nel 1745, le insegne per tromba, donate dal Re Vittorio Emanuele III nel 1903 al reggimento con lettera autografa del Sovrano. La parte dedicata al primo conflitto mondiale comprende la tromba che suonò la carica a San Foca nel 1918, sciabole ed elmi di ufficiali che parteciparono agli eventi bellici. Un’intera sala è dedicata alla seconda guerra mondiale, con uniformi, fotografie, ordini e trascrizioni di messaggi in originale, bandiere e sciabole sovietiche, documenti propagandistici in cirillico, carte topografiche tedesche. E poi lo spazio dedicato alla memoria di Albino, il cavallo reduce della carica di Isbunschenschij che è custodito, imbalsamato, in una fedele riproduzione della scuderia dove fu ospitato fino alla sua morte nel 1960.