Il libro del mese di febbraio 2024: ‘La luna e i falò’ di Cesare Pavese, un’opera che contiene un messaggio attuale legato all’agricoltura e quindi ai falò accesi dai lavoratori della terra che rivendicano i loro diritti soprattutto senza i lacci e i lacciuoli decisi dall’Europa
Di Francesca Andruzzi
Questo mese abbiamo scelto per voi un capolavoro di Cesare Pavese, l’ultimo, a dire il vero, poiché egli si negò la vita pochi mesi dopo l’uscita del romanzo.I messaggi che questa Opera racchiude per il lettore sono molteplici e grandi, come grande fu questo Autore. E sempre attuali. Abbiamo scelto per voi un messaggio legato all’agricoltura, tema scottante di questo periodo, che vede il mese di febbraio 2024 acceso dalla speranza dei falò sotto la luna, i falò degli agricoltori, i quali rivendicano il loro buon diritto di lavorare senza i lacci e lacciuoli che questa Europa sta loro imponendo da decenni. Alla burocrazia, si aggiungono previsioni di sostituzioni dei prodotti nostrani con la famigerata farina di grillo (meglio sarebbe dire polvere di insetti, poiché le farine sono esclusivamente vegetali) e quant’altro si apprende dai provvedimenti di una Europa che sembra non tenere in considerazione il messaggio che Pavese lanciò al mondo con il suo romanzo. A dire il vero non fu l’unico. L’importanza dell’agricoltura. Questa è la chiave di volta. Insieme alla dignità del lavoro di coloro i quali assicurano, con fatica, che sulle nostre tavole giungano prodotti genuini. Nonostante i prezzi dei prodotti, per il consumatore finale, siano alle stelle, gli agricoltori vengono pagati molto poco. Questo ha creato uno squilibrio e l’universo, si sa, tende all’equilibrio. Pavese ci descrive la fatica, la povertà, la condizione di disagio degli agricoltori della collina piemontese, costretti poi a confrontarsi con la guerra. Quanta attualità nel racconto che oggi vi proponiamo. I falò estivi che significavano gioia per il raccolto, vengono sostituiti dai fuochi lasciati dalle bombe. Nessun rispetto sembrano avere i potenti del mondo per chi lavora onestamente e con sudore, mentre trovano denari per alimentare guerre che, come tutte le guerre, non hanno senso. O meglio, trovano senso solo nei denari. Il protagonista del libro non ha nome, solo un soprannome: Anguilla. Torna al proprio paese (anche questo senza nome) dopo anni trascorsi lontano. Ha imparato che tutto il mondo è paese. E lo lascerà di nuovo, dopo essersi confrontato con il saggio Nuto, amico d’infanzia. In un passo, si legge una domanda del protagonista a Nuto: “Per strada gli chiesi se era proprio convinto che fosse la miseria a imbestiare la gente.” La risposta di Nuto: “Non hai mai letto sul giornale quei milionari che si drogano e si sparano? Ci sono dei vizi che costano soldi…” “Lui mi rispose che ecco, sono i soldi, sempre i soldi: averli o non averli, fin che esistono loro non si salva nessuno”. Vero che i denari sono ormai necessari per l’andamento dell’economia. Ma dove è l’economia? E quale uso è stato fatto dei soldi? Essi sono un mezzo, non un fine. In tutte le situazioni, conta il discrimine tra uso e abuso.La visione del mondo di Pavese emerge prorompente da questo romanzo: un mondo che preferisce la distruzione, destinato alla tragedia. Almeno finché l’essere umano non comprenderà che fuoco può significare vita o morte. Proprio come l’acqua. L’ambivalenza di questi elementi naturali, il secondo essenziale in agricoltura, dovrebbe essere monito per coloro i quali ancora non hanno compreso che solo per i soldi – per la loro mancanza o per il loro eccesso – si stanno distruggendo i valori di una società contadina che è il motore di ogni livello. Senza cibo, si muore. Come si muore di cibo non sano, che però alimenta le ricchezze di pochi. A scapito di molti.I palazzi del potere di questa Europa traboccano di persone che hanno conseguito lauree, il loro livello di istruzione è elevato. Ma, per certo – occorre avere il coraggio di ammetterlo – non stanno operando per il bene delle Nazioni che la compongono. Pavese lo dice senza mezzi termini. L’ignoranza di una persona non si misura dal lavoro che fa, ma da come lo fa.E oggi gli Agricoltori sono tutti laureati. Honoris causa. Ai burocrati di Bruxelles, invece, si potrebbe consigliare di tornare a scuola.