Oggi terzo appuntamento con la Divina Commedia rivisitata in narrazione poetica da Piero Strocchi

 

10 (canto n. 5) (Lussuriosi) (Paolo e Francesca)
Luogo – (Secondo Cerchio);
Custode – (Minosse);
Categoria – (I Lussuriosi; I Morti di morte violenta);
Pena – (I Lussuriosi ed i Morti di morte violenta sono travolti da una bufera infernale che non cessa mai);

Contrappasso – (I Lussuriosi ed i Morti di morte violenta in vita si fecero travolgere dalle loro passioni: ora sono travolti dalla bufera);
Personaggi – (Semiramide, Didone, Cleopatra, Elena, Francesca da Polenta, Paolo Malatesta, Gianciotto Malatesta).
Nel Secondo Cerchio quello dei lussuriosi con fatica, insieme a Virgilio, mi riuscii ad orientare.
Lì Minosse ne era il governatore,
Il giudice infernale dopo aver preso atto delle confessioni delle anime dannate,
Emetteva la sua sentenza girando tante volte la sua coda così indicando loro il Cerchio a cui erano destinate.
Forte era il vento di bufera, l’ambiente era buio.

Qui si trovavano, oltre ai lussuriosi, le anime dannate delle persone morte di morte violenta.
Tali anime dannate volavano da una parte all’altra del Cerchio, trasportate senza pace da quel vento furioso, e per esse era un bel guaio.

Quel vento senza sosta che li trascinava lungo tutto il loro Cerchio, era il contrappasso per queste anime dannate che durante la vita si erano fatti guidare dal vento della passione più sfrenata.
Volava Semiramide, la regina Assiro-Babilonese; volava Didone la Regina di Cartagine;
Volava Cleopatra la Regina d’Egitto, così come Elena la moglie di Menelao, e il figlio del Re di Troia, Achille;
Come del resto Paride, Tristano ed altre anime ancora, forse più di mille.
Bestemmiavano perché pace mai più troveranno, per l’infinito.
Secondo le mie risultanze, Semiramide, vissuta nel XIV° Sec. a.C. fu Regina spietata e dedita al peccato carnale al punto da uccidere il marito perché innamorata di suo figlio, che a suo amante convivente elesse.
Rendendo ciò possibile in ragione di una norma vigente a Babilonia da lei stessa promulgata: io a tal proposito qui scrivo: “Semiramide al vizio della lussuria fu sì rotta,che libido fé licito in sua legge”,evento che il comune sentimento del suo popolo fortemente scosse.
Ecco l’anima dannata di Didone, che fu Regina di Cartagine: colei che ruppe il giuramento sulle ceneri di suo marito Sicheo, un Re Fenicio. Fu lo stesso Sicheo che in sogno la avvertì dell’agire a tradimento del cognato Pigmalione.
Didone si uccise per amor di Enea, profugo di Troia ormai distrutta: il che implicò la violazione della promessa di non tradire suo marito,
Crudelmente assassinato, di quell’amore che pria gli avea giurato essere “duraturo e illimitato”.
E poi vidi l’anima dannata di Cleopatra, la Regina d’Egitto, che visse tra il 60 ed il 30 a.C. e che si uccise a seguito della sconfitta di Azio, procurandosi la morte col morso di un serpente velenoso per non cadere prigioniera di Ottaviano Augusto e di Agrippa, e quindi evitando di trovarsi in una critica situazione.
Fu amante prima di Cesare – che la pose sul trono d’Egitto – e poi di Antonio, che per lei si fece assegnare la reggenza della provincia dell’Egitto, abbandonando a Roma la moglie Ottavia, forse anche prima del previsto.
Particolari furono le condizioni della morte di Cleopatra: seguendo dalla sua nave lo sviluppo della battaglia nelle acque di Azio, si impressionò vedendo la nave di Antonio prender fuoco e, credendolo morto si ritirò precipitosamente.
Antonio a sua volta, vedendo Cleopatra abbandonare la battaglia, si sentì perduto e per non cadere ancora vivo nelle mani dell’avversario, si ferì da solo mortalmente.

Ed ecco l’anima dannata di Elena – figlia di Zeus e di Leda, sorella di Castore, Polluce e Clitennestra – moglie di Menelao Re di Sparta, che in vita cedette al corteggiamento di Paride, un principe troiano che recatosi da Troia a Sparta, l’aveva sedotta con l’aiuto di Afrodite.
Elena fuggì con Paride, e proprio questa fuga dei due amanti fu la principale tra le cause attribuite

Alla spedizione dei Greci contro Troia ed alla distruzione di quella città.
Ho collocato Elena, tra le anime lussuriose, perché peccò d’amore, a Paride abbandonandosi, forse con una certa ingenuità.
Ed ancora l’anima dannata di Achille, il figlio di Peleo e della ninfa Teti, che venne immerso nelle acque infernali dello Stige, dalla madre – tenuto sol per il tallone – che perciò restò l’unico punto del suo corpo vulnerabile.
Achille venne ben educato dal Centauro Chirone. Teti venne informata dall’indovino Calcante che suo figlio sarebbe morto a Troia, ed allo scoppio della guerra lo nascose.
Però Achille fu scoperto da Ulisse, che lo condusse a Troia perché un oracolo aveva predetto che senza di lui la città non sarebbe stata espugnata.
Al decimo anno di assedio, Achille si ritirò dal combattimento per tornare sul campo solo per vendicare la morte dell’amico Patroclo.
Uccise in un duello Ettore, ma fu ucciso a sua volta da Paride, che lo colpì nel suo unico punto vulnerabile: appunto il suo tallone.
Secondo una tradizione diffusa al mio tempo, Achille invece si innamorò di Polissena la figlia di Priamo il re di Troia, e per questo fu attirato in un tranello e a tradimento, in modo violento venne ucciso.

11
Poi incontrammo Francesca.
Volli saper dalla ragazza com’era nata, con Paolo Malatesta, suo cognato,quella tresca:
Rispose Francesca da Polenta, perché questo era il suo cognome: “Ci incontrammo a Ravenna in occasione della lettura della storia tra Lancillotto e Ginevra,

E nel momento in cui si narrava del bacio,timida mi avvicinai a mio cognato Paolo Malatesta, che dello stesso sentimento era inebriato come me parimenti.
Eravamo a Ravenna ed ecco era scoppiata la scintilla dei nostri sentimenti:
Gianciotto Malatesta mio marito in modo brusco, al suo rientro dalla guerra, interruppe la nostra relazione,
Senza riconoscerci alcuna comprensione”.

Ginevra era la sposa del re Artù, e si era innamorata di Lancillotto, il cavaliere più valoroso della Tavola Rotonda e uomo di fiducia del re.

Questo amore fu favorito però da un certo Galeotto, un funzionario di corte che permise il segreto incontro tra il cavaliere e la regina.

 

Probabilmente sentendomi coinvolto anche per via della mia storia inespressa con Beatrice, appena commentai: “Galeotto fu il libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante” perché proprio quel libro si interpose nel loro amore, e quindi fu il “colpevole galeotto” di quella travolgente e sfortunata passione d’amore.