San Giovanni Valdarno: Guardia di Finanza sanziona imprenditore calzaturiero che impiegava 37 lavoratori “in nero” o irregolari. Oltre alle sanzioni sul lavoro sono stati constatati anche redditi non dichiarati per circa un milione di euro, violazioni all’IVA ed in materia di ritenute sui redditi di lavoro dipendente, per 300.000 euro

I Finanzieri della Compagnia di San Giovanni Valdarno, nell’ambito dei servizi di controllo economico del territorio ed a seguito di un’accurata attività info-investigativa in materia di sommerso da lavoro, nell’area valdarnese, hanno individuato un laboratorio di fabbricazione di calzature completamente sconosciuto al Fisco, gestito da un imprenditore che ha utilizzato, nel tempo, ben 28 lavoratori “in nero” e 9 irregolari, così da abbattere notevolmente i costi aziendali, praticando, in tal modo, una concorrenza sleale, a tutto danno della maggioranza delle aziende del distretto industriale del cuoio e delle calzature, che agiscono nel pieno della legalità.  Nei confronti del soggetto verbalizzato, oltre alle sanzioni per le violazioni alla normativa sul lavoro, pari a oltre 200.000 euro (7200 euro è la sanzione minima prevista per ciascuno dei 28 lavoratori “in nero”), sono stati constatati redditi non dichiarati per circa un milione di euro, violazioni all’IVA ed in materia di ritenute sui redditi di lavoro dipendente, per 300.000 euro. Dall’inizio dell’anno, anche in sinergia con l’Ispettorato Territoriale del Lavoro, sono ben 113 i lavoratori “in nero” ed irregolari scoperti nella provincia di Arezzo dai vari Reparti della Guardia di Finanza, in particolare, 62 nel Valdarno, 24 nella Valdichiana, 17 nel Casentino e 10 nella Valtiberina. Nel corso dei vari interventi, è stato individuato anche un minorenne, di origine bengalese, impiegato nella lavorazione e saldatura di metalli preziosi, o ancora sono stati scoperti due soggetti clandestini, impiegati, anche in questo caso, presso un laboratorio orafo. Sono 11 le attività aziendali “sospese”, per aver impiegato forza lavoro irregolare in percentuale superiore al 10% del totale dei dipendenti dichiarati, in violazione alla specifica normativa lavoristica. Le categorie economiche interessate dall’illecito fenomeno vanno dalla ristorazione al commercio al minuto, dall’attività di autolavaggio, all’agricoltura, fino a coinvolgere imprese del settore del manifatturiero. L’azione del Corpo si pone a contrasto del lavoro “nero” e irregolare, che costituisce una vera e propria “piaga” per l’intero sistema economico, poiché sottrae risorse all’erario, mina gli interessi dei lavoratori, spesso sfruttati, e favorisce una competizione sleale in danno degli operatori economici onesti.