Sarteano: inaspettata grande affluenza di pubblico per il confronto culturale  sulle “Annunciazioni” del Beccafumi e del Giorni svoltosi nel museo d’arte sacra

Di Leonardo Mattioli

La comunità di Sarteano ha confermato , anche se non ce ne era bisogno ,il desiderio di  tornare a vivere “normalmente” dopo due anni di pandemia partecipando in gran numero a un evento  culturale  che sul territorio non ha eguali. Quello di mettere a confronto ,nella sala del Museo di Arte Sacra nella Chiesa di San Martino, due “Annunciazioni”: quella diciamo ‘classica’ della fine del ‘500 , e più famosa, del Beccafumi e quella contemporanea  ma non meno apprezzata di Gianfranco Giorni, uno scultore aretino di Anghiari destinato sempre più a diventare un astro del firmamento culturale italiano e non solo. A metterli a confronto è stato il collezionista di “natività” Stefano Rappuoli che ha avuto l’idea questo inverno quando ha dislocato in alcuni siti del borgo alcuni dei suoi presepi (ne ha oltre 600), che sono vere opere d’arte, per farli ammirare dai turisti durante gli eventi natalizi. E tra questi siti c’era anche il Museo d’Arte Sacra  dislocato proprio all’interno della Chiesa di San Martino che è sempre consacrata. Qui  è nata l’idea di mettere a confronto la meravigliosa tela di Domenico Beccafumi , presente da sempre a Sarteano dove fu commissionata da un certo Antonio di Gabriello al pittore manierista toscano con radici sarteanesi, con  la scultura realizzata con un impasto ceramico raffigurante “L’Annunciazione”  dell’artista di Anghiari Gianfranco Giorni. E così ieri sera, grazie anche al prof. Alessandro Angelini, storico dell’arte all’Università di Siena, che ha delineato i tratti salienti del Beccafumi e al parroco Don Fabrizio che si è soffermato su un passo evangelico di Luca per rammentare il significato religioso dell’evento dell’Annunciazione, la comunità di Sarteano ha potuto godere di questo ”confronto” di alto livello culturale cui ne seguiranno altri come ha anticipato lo stesso Rappuoli e la stessa assessora alla Cultura Flavia Rossi, intervenuta in rappresentanza dell’amministrazione comunale. Un confronto che ha fatto registrare molta curiosità stando alle domande poste dal pubblico. Domande alle quali il Giorni non si è certo sottratto per  raccontare la costruzione del suo “stile” e del suo “linguaggio”  partendo da Michelangelo e da Piero della Francesca  fino a Giotto per arrivare a Cezanne. “Quando lavoro – ha ammesso – è come se fossi in trans, come se avessi qualcosa dentro che mi guida seguendo il mio gusto”. E a quelli che gli hanno chiesto come spiegasse la madonna della sua scultura “diversa” da quelli “classiche” sia come postura sia come abbigliamento, Giorni non ha avuto remore nel rispondere in maniera artistica : “ho rappresentato una donna molto umana”.