L’aretino Stefano Bardini ricordato da Ivan Drogo Inglese presidente degli Stati Generali del Patrimonio Italiano. Fu il banchiere JP Morgan a far diventare Bardini tra i più ricchi di Firenze

La seicentesca Villa Mozzi Bardini (foto) ieri sera era illuminata a giorno per accogliere alcuni protagonisti del motorismo storico ospiti della Fondazione Leonardo 500 di Vinci presieduta dall’industriale Giampaolo Lastrucci.  Una serata conclusiva che ha portato i gentleman drivers e le loro auto lungo l’itinerario di 50 km che collega Vinci con Firenze. Dopo i saluti istituzionali del sindaco del comune di Vinci Giuseppe Torchia è intervenuto il professor Ivan Drogo Inglese presidente degli Stati Generali del Patrimonio Italiano, la consulta permanente e plenaria composta dai rappresentanti delle più autorevoli ed importanti organizzazioni private e pubbliche che operano nel settore del patrimonio. Drogo Inglese durate la serata ha ricordato la figura di Stefano Bardini nato nell’800 a Pieve Santo Stefano, piccolo centro della provincia di Arezzo.  Bardini nacque in una modesta e numerosa famiglia composta dai genitori e da 12 figli. In gioventù, con grandi sacrifici, venne mandato a Firenze per avviarsi al mestiere di pittore. Ma il destino aveva in serbo ben altri traguardi. Bardini infatti divenne il più importante e ricco mercante d’antiquariato d’Italia. La sua fortuna si deve soprattutto al suo cliente più facoltoso: il banchiere americano JP Morgan.  A fine ‘800 Bardini, grazie alle ricchezze accumulate, riuscì ad acquistare il palazzo e la villa Mozzi oltre che alcune proprietà della famiglia Strozzi.