Siena: il 17 febbraio proiezione del documentario della regista Clementina Speranza “Stai fermio lì” che ha ricevuto il premio per la Pace dell’Ambasciata Svizzera
Sabato 17 febbraio alle ore 18 presso la Limonaia del Giardino Segreto del Polo Civile del Tribunale di Siena, si terrà la proiezione del documentario della giornalista e regista Clementina Speranza (foto). Si intitola Stai fermo lì e ha recentemente ricevuto il premio per la Pace dell’Ambasciata Svizzera in Italia, all’interno del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli. Il titolo del documentario richiama la canzone di Giusy Ferreri perché Babak Monazzami, il giovane persiano che racconta la propria vita, è stato protagonista del video musicale legato alla canzone. “Babak, rievocando la registrazione della clip musicale, ha affermato che il titolo della canzone, Stai fermo lì, è il leitmotiv della sua vita: da una parte lui scappa e dall’altra sta fermo lì. La pellicola dura 40 minuti e racconta la storia del giovane persiano che ripercorre la sua vita partendo dal ricordo della guerra tra Iran e Iraq. Aveva tre anni durante i bombardamenti degli aerei iracheni, quando con la sua famiglia si rifugiò sulle montagne. Le stesse montagne che oggi non può più rivedere se non in sogno. La sua vita inizia scappando e rifugiandosi, perché in Iran l’esistenza è ingabbiata in regole ferree che penalizzano e annullano la libertà e giustificano le crudeli repressioni che inducono Babak a fuggire. È l’Italia il Paese che lui sceglie. È a Milano che inizia la sua nuova vita ed è finalmente felice anche se per un periodo circoscritto perché anche sarà costretto ad allontanarsi anche dal capoluogo lombardo. “Spesso è stato difficile effettuare le riprese perché più volte la commozione lo bloccava, ma non ho escluso dal racconto alcuni aneddoti positivi, per esempio quando, vista la sua somiglianza con Jhonny Depp, decide di crearsi il costume del famoso capitano Jack Sparrow”, racconta la giornalista-regista. Obiettivo non è solo quello di risvegliare la coscienza del pubblico, ma anche di ricordare quale sia il prezzo che il silenzio può esigere. È un invito a non chiudere gli occhi verso chi è dovuto scappare dalla propria terra anche se mai l’avrebbe voluto.