Torrita di Siena: approvata all’unanimità mozione del consigliere comunale Giorgio Bastreghi (presentata a titolo personale)  sul diritto alla memoria e al corretto mantenimento della stessa come principio di una civile convivenza

Dal consigliere comunale di Torrita di Siena Giorgio Bastreghi riceviamo e pubblichiamo la mozione da lui presentata e approvata all’unanimità dal consiglio comunale

 

“ Egregio Sig. Sindaco, Signori Consiglieri tutti, Signori della Giunta

Il prossimo 3 luglio ricorreranno 75 anni da quando, nello stesso giorno del 1944, le truppe dell’esercito inglese entrarono a Torrita di Siena, in quell’avanzata inesorabile che culminerà con la vittoria degli eserciti alleati e la fine della seconda guerra mondiale. Il popolo italiano fu coinvolto in quegli anni, talvolta suo malgrado, altre volte per sua determinazione, in quel complesso concatenarsi di eventi che taluni chiamano guerra civile, altri guerra di liberazione.Fu, comunque lo si voglia chiamare, un concatenarsi di dolorosi eventi che ad oggi, continuano a segnare la nostra storia nonostante che, quelli che ne rappresentarono i presupposti, storici, sociali ed economici, non siano più in essere, risultando ormai sepolti da tempo.E’ mia profonda convinzione che, quando la storia non viene completamente metabolizzata, rappresenti un grave limite alla crescita di un popolo ed un “vulnus” potenziale per le stesse istituzioni democratiche. Pensare storicamente  alla suddivisione di un popolo in buoni e cattivi, è sicuramente una modalità che non consente di creare un punto di ripartenza comune, finalizzato ad una vera ed auspicabile unità nazionale.Ma questi sono percorsi che talvolta non sono attuati premeditatamente e su vasta scala, essendo spesso condizionati da interessi e sovrastrutture che non hanno come obiettivo la salute civica di un popolo; noi non possiamo pertanto consentire che ai nostri figli sia tramandato un così pesante  fardello.Ci sono stati criminali e vittime, traditori ed eroi, opportunisti e idealisti,  ignavi e solerti, ma noi, cosa dobbiamo fare? Dobbiamo ancora continuare a contorcersi su categorie la cui  attribuzione ed interpretazione sono soggettive e potenzialmente fallaci se viste con l’occhio e la mente del vicino, dotato di pari dignità nel giudizio? Cosa possiamo fare noi, nel piccolo fazzoletto di terra che ci accoglie  e che stiamo amministrando? Possiamo rimanere rancorosi e settari oppure guardare la storia passata come qualcosa che riguarda tutti noi e tutti i nostri avi e che le categorie nelle quali ci possiamo eventualmente collocare possono anche essere fittizie?Facciamo un piccolo passo, rileggiamo questa storia, come tutte le storie, in modo completo; andiamo a guardare ciò che ci esalta e consideriamo che alla nostra esaltazione, forse può fare da contraltare l’avvilimento altrui e forse la nostra esaltazione, può a volte non avere meriti, se non autocelebrativi, oppure l’avvilimento altrui può corrispondere alla più grave delle ingiustizie .Torniamo a quel tre luglio del 1944; sicuramente ci sono stati dei vincitori, talvolta loro malgrado, ci sono stati coloro che sono saltati sul carro del vincitore, per indole, ci sono stati dei vinti, forse loro malgrado e ci sono stati coloro che forse loro malgrado, non volevano essere né vincitori, né vinti, ma solo esserci.Cosa chiedo io a questi uomini e donne del XXI° secolo riuniti nella massima assise del nostro Comune?Chiedo di ricordare, ma ricordare tutti, perché la storia ed il diritto alla memoria sono di tutti e l’oblio non deve essere di nessuno.Quando andrete a celebrare coloro che ricordate con dei cippi, perché il loro sangue ritenete che meriti il vostro ricordo, ricordate anche coloro che dei cippi non li hanno meritati per vostro esclusivo giudizio, ma che hanno parimenti sofferto l’ingiustizia di una morte prematura; ad essa hanno fatto seguito disperazione, sofferenze inaudite per genitori, fratelli, sorelle, figli, familiari, amici, pari a quelle  patite per coloro che considerate  i vostri morti.Iniziamo a pensare in modo diverso, considerando tutti come i nostri  morti.Vi chiedo sig. Sindaco, signori della Giunta, Signori Consiglieri di Maggioranza e di Opposizione di ricordare anche questi nomi e forse alcuni non li menziono perché a me sconosciuti,  che appartengono a quell’universo dimenticato  di coloro che non meritano un storia, non meritano un ricordo, non meritano compassione, secondo il corretto etimo  del termine, che significa comunanza di dolore.Essi sono, in ordine alfabetico:Bastreghi Don Duilio, Parroco;Bellomo Domenico, Maresciallo dei Carabinieri;Cantelli Guido, Cantoniere Comunale; Ceragioli Crisostomo ;Padre Vincenzo, Frate Cappuccino;Tiezzi Felice, Carabiniere. Chiedo  che l’amministrazione Comunale si faccia carico di tenere conto, nella memoria storica del nostro Comune, nei percorsi di istruzione e nella progettualità culturale dello stesso, anche di quegli eventi storici che sono stati considerati fino ad ad oggi non opportuni perché scomodi e non allineati alla vulgata corrente. Chiedo che alle vittime di tali efferati delitti, siano dedicati all’interno del territorio comunale, spazi e testimonianze visibili, volti a conservarne la memoria”.