Undicesimo appuntamento con la Divina Commedia “ rivisitata”in narrazione poetica di Piero Strocchi

94 (canto n. 21) (Barattieri)
Luogo – (Ottavo Cerchio; Quinta Bolgia, Malebolge);
Custodi – (Gerione;I Malebranche, ovvero: Malacoda il loro capo, Scarmiglione, Alichino, Calcabrina, Cagnazzo, Barbariccia, Libicocco, Draghignazzo, Ciriatto, Graffiacane, Farfarello, Rubicante, più Barbariccia);
Categoria – (I Barattieri, ossia di coloro che si resero colpevoli in vita di qualsiasi forma di corruzione in ambito pubblico);
Pena – (I Barattieri sono immersi nella pece bollente);

Contrappasso – (I Barattieri in vita usarono la corruzione in ambito pubblico: ora sono immersi nella pece bollente);
Personaggio – (un anziano, cioè un magistrato di Lucca).
Abitavano la Quinta Bolgia dell’Ottavo Cerchio, i barattieri, cioè i bari,
Ovvero i politici corrotti e i giocatori d’azzardo con i dadi.
Osservando il fondo della Bolgia, vedevo tutto scuro,
Essendo esso ricolmo di pece bollente: come quella che serve a riparar le navi, o ad otturar le falle, in modo sicuro,
Ed a sistemar le prue o le poppe,
Riparare i remi o rappezzar le vele rotte.

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Gerione insieme a Malacoda era il guardiano di questa Quinta Bolgia:Malacoda rappresentava tutti gli altri diavoli, in quel tetro territorio.
Malacoda si presentava ad ali aperte, con l’anima dannata di un magistrato arrivato da Lucca, sulle sue spalle,
Anima che fece cadere giù a valle
Lì dove la pece tutto lo imbrattava,
Ed a quel supplizio non venne sottratta.
Quei diavoli – i Malebranche – con i loro uncini, come degli aguzzini, straziavano le anime dannate, peraltro tutte nere, in quel torrido mortorio.
Così come agirono sottobanco nel corso della loro vita, i barattieri,
Ora come contrappasso, lì bollivano sotto traccia, dentro la pece, guardati a vista da quegli uncinati carcerieri.
Anime soffocate dal calore della pece,
Tra le bolle urticanti e soffocanti, uncinati dai diavoli malevoli come carne alla bollitura; lì le anime dannate, non stavano un momento in pace.

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Virgilio, come in passato era già avvenuto, prima mi invitò a nascondermi, per poi andare lui a parlar con quegli indemoniati che volevano impedirci qualsiasi avanzamento.

Alla richiesta di Virgilio di parlar con un di loro, si fece avanti Malacoda per parlare col Maestro,
Che con fare fermo, e come sempre ricco di saggezza e di buon senso, senza alcun lamento,
Invitò Malacoda a liberare il passo,
Sì che ogni ostacolo venisse rimosso.
Malacoda, quasi rassegnato, dopo le parole di Virgilio, buttò a terra il suo bastone uncinato,
Ed avvertì i suoi compagni di quel suo comportamento inaspettato.

 

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Dieci in tutto erano i diavoli del gruppo delle Malebranche, tra cui: Alichino, Calcabrina, Cagnazzo, Libicocco, Ciriatto, Graffiacane, Rubicante e Draghignazzo;
Al comando di Malacoda, quei diavoli ci guidarono fino alla successiva Bolgia ed alla successiva barriera:
Fu Barbariccia a guidare quella particolare schiera.

98 (canto n. 22) (Malversatori)
Luogo – (Ottavo Cerchio; Quinta Bolgia, Malebolge);
Custodi – (Gerione, I Malebranche, ovvero:  Malacoda, Scarmiglione, Alichino, Calcabrina, Cagnazzo, Barbariccia, Libicocco, Draghignazzo, Ciriatto, Graffiacane, Farfarello, Rubicante);
Categorie – (I Malversatori, Coloro che abusano, Amministratori e gestori disonesti);
Pena – (I Malversatori sono immersi nella pece nera bollente, e sono uncinati dai demoni);

Contrappasso – (In vita usarono arti cupe ed illecite: ora sono immersi nella pece nera bollente, e sono uncinati dai demoni);
Personaggi – (Ciampòlo, Frà Gomìta, Logudoro, Farfarello).
Lungo l’argine della Quinta Bolgia dell’Ottavo Cerchio, i dieci diavoli, furono i nostri ufficiali accompagnatori;
Buttai lo sguardo tra la tanta pece lì presente, con l’intento di trovare i peccatori:
Ne scorsi a fatica solo qualcuno, che parzialmente emergeva col proprio dorso,
Proprio come il delfino che nuotando in mare aperto, quasi costeggia le navi, forse ad avvertimento di una prossima tempesta, di seguito procedendo lungo il proprio corso.

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Un’anima dannata, che lentamente tornò sotto la pece, in quei neri cespugli,
Venne uncinata per i capelli da Graffiacane,
Che la tirò su come una lontra, dalle sue curiose chiome.
I demoni che gli eran prossimi esortavano Rubicante, diavolo rabbioso, a scuoiare il dannato con gli artigli;
Chiesi a Virgilio quale fosse il suo cognome
Ma direttamente lui mi rispose: “Sono Ciampòlo e provengo dal regno di Navarra, nella Francia del sud, in cui son stato cortigiano,
In un tempo neanche tanto lontano,
Del re Tebaldo II°, dove commisi molte malversazioni, che già allora mi recarono numerose grane”.

 

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Il racconto del dannato venne interrotto
Da un altro demone Malebranche che lo azzannò; era tal Ciriatto.
Barbariccia prima lo protesse da Libicocco e da Draghignazzo, per poi però infilzarlo col suo stesso uncino.
Tornò la calma, e Virgilio gli chiese il nome del suo compagno di pena, egli rispose in modo sibillino:
“È Frà Gomìta, governatore di Gallura,
Maestro dell’inganno e della tortura”.

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Insieme a Frà Gomìta c’era Michele di Logudoro, che parlava sempre della Sardegna con quel frate.
Il dannato avrebbe parlato ancor di più, ma temette che Farfarello gli andasse ad infliggergli tormenti in quantità;
Visti i fatti, Barbariccia si rivolse a Farfarello e lo invitò bruscamente a farsi in là.
Questo dopo qualche diatriba con le Malebranche, che avrebbero voluto uncinare a più riprese le anime dannate.

Erano tutti peccatori di malversazioni,oppure coloro che abusano, o Amministratori e gestori disonesti;

I loro peccati erano state le indulgenze e le assoluzioni dai peccati materiali,
Oppur dei beni temporali,
Cioè le cariche, gli arricchimenti, e gli altri benefici ecclesiali
La zuffa tra i demoni, fu propizia occasione per allontanarci da quel posto, ben spediti.
E scender nella Sesta Bolgia, per trovar gli ipocriti.

 

102 (canto n.  23) (Ipocriti)
Luogo – (Ottavo Cerchio; Sesta Bolgia, Malebolge);
Custodi – (Gerione, I Malebranche, ovvero: Malacoda, Alichino, Calcabrina, Cagnazzo, Libicocco, Ciriatto, Graffiacane, Rubicante, Draghignazzo);
Categoria – (Gli Ipocriti cioè chi nasconde qualcosa sotto l’oro, sotto un’apparenza dorata);
Pena – (Gli Ipocriti camminano coperti da una cappa pesantissima internamente rivestita di piombo, ed esternamente rivestita in oro);

Contrappasso – (Gli ipocriti in vita mostrarono una splendida figura, in realtà covando dentro il loro cupo pensiero reale: ora si nascondono sotto una cappa);
Personaggi – (Frà Catalano Malavolti, Loderingo degli Andalò, Caifas o Caifa).
Un pò timorosi, per le zuffe tra i diavoli, che involontariamente avevamo causato,
Manifestai a Virgilio il mio timore ed egli, come aveva fatto altre volte, e come farà ancora, mi prese in spalla e mi ha rassicurato.
Mi venne però la pelle d’oca per il timore che fossimo inseguiti dalle Malebolgie.
E così in effetti fu, per cui abbandonammo il precedente territorio per catapultarci giù nella Sesta Bolgia.
Quei demoni indispettiti, sul bordo delle Quinta Bolgia si dovettero però fermare
Non potendo oltrepassare il confine del territorio dove potevano operare.
Quindi ci trovammo nella Sesta Bolgia dell’Ottavo Cerchio, dove eran di casa le anime dannate degli ipocriti
Che procedevano lentamente, e piangevano sfiniti,
Indossando pesanti cappe con i cappucci, all’esterno dorate e di piombo all’interno: quindi belle a vedersi, ma assai pesanti
Che provocavano loro grande fastidio, per cui quelle anime lacrimavano: il che li rendeva irascibili ed un po’ insolenti.

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Volli incontrarne un paio di loro,
Che mi sembrò parlassero un fiorentino bene impostato.
Furono in vita frati gaudenti, in verità con scarso decoro.
Il primo era Frà Catalano Malavolti, fondatore dell’Ordine dei frati gaudenti, ordine militare e ospedaliero dell’XI° secolo;
Il secondo era Loderingo degli Andalò, anch’egli tra i fondatori di quell’ordine con più d’un vincolo.
Inviati dal Papa, ognun di loro, governò Firenze, in qualità di priore, cioè di magistrato.
Erano l’un Guelfo e l’altro Ghibellino,
E la finalità che per loro era stata disegnata,
Era la pace nella città del giglio, che solo così si sarebbe ottenuta.
Ciò però non avvenne perché prevalse il loro tornaconto personale,
Con i loro espropri e le loro inferte condanne più di un individuo venne da loro rovinato.

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L’Ordine dei frati gaudenti, era costituito da chierici e da laici, talvolta anche chiacchierati,
Con lo scopo di contrastare eresie e di pacificar fazioni, e per questo erano anche armati.

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Stavo parlando alle due anime dannate che quasi tra di loro si scalciavano,
Entrambi messi di traverso lì nella Bolgia e che le altre anime dannate li calpestavano,
Quando intravvidi uno spirito legato a tre pali, a terra crocifisso.
Era Caifa, il sommo sacerdote del Sinedrio che convinse i Farisei al martirio di Gesù Cristo,
Al fine di prestar beneficio al popolo, e alle persone che a gran voce lo richiedevano.
Quando Gesù dichiarò di esser figlio di Dio, Caifa si stracciò le vesti gridando alla bestemmia.
Catalano e Loderingo furon chiamati a Firenze da Bologna,
Per metter pace tra Guelfi e Ghibellini.
Siamo nel 1266: e forse inconsapevolmente, entrambi a supporto della politica papale divennero strumenti sibillini,
Decretando esili e confische a danno dei perdenti Ghibellini: è ciò che in questo canto si tratteggia.
Conclusi questi due colloqui, l’incontro con Caifa, pose termine al nostro viaggio nella Sesta Bolgia.