Oggi  dodicesimo appuntamento con i canti del Purgatorio della Divina Commedia ‘rivisitata’ dal poeta Piero Strocchi

106 (canto n. 25 del Purgatorio) (Lussuriosi e sodomiti) (Publio Papirio Stazio) (Esempi di virtù contraria alla lussuria ed alla sodomia)
Luogo – (Purgatorio, Settima Cornice);
Custode – (Angelo della Castità);
Peccatori – (Lussuriosi e sodomiti);
Pena – (Camminavano tra le fiamme elevando il loro canto al Signore e gridavano “esempi” di virtù contraria ai loro peccati; nelle fiamme “purgavano” i loro peccati);

Peccato – (Eccessivo amore per i beni terreni);
Personaggio – (Publio Papirio Stazio).
Dalla Sesta Cornice io, Virgilio e Stazio, ci orientammo più su, in direzione della Settima Cornice,
Nel frattempo mi era sorto un dubbio, che faticai però a manifestare, ma dato che il Maestro, mi leggeva nella mente, con tono fermo mi invitò a parlare:
“Mi chiedevo come facciano le anime dannate dei golosi, che sono immateriali, e quindi non corporee, a dimagrire per il patimento della fame”,
Lui mi rispose in questo modo: “Ti faccio una comparazione,
Che ti fornirà i giusti elementi per fartene invece una valida ragione.
Ti parlerò di Meleagro – il figlio di Eneo, re di Calidone
E di Altea, che fu uno dei partecipanti alla spedizione
Degli Argonauti e che al suo ritorno sposò Cleopatra, la figlia di Ida – che come le anime dannate dei golosi che si consumano per la fame, morì anch’egli consumandosi però tra le fiamme del camino.
Proprio nel momento in cui stava bruciando il tizzone ardente che lo identificava, e che sua madre Altea gettò nel fuoco a lei vicino,
Quando venne colta dall’impulso istintivo di far morir suo figlio, per render manifesto il proprio disappunto,
Avendo poco prima Meleagro ucciso i due fratelli di sua madre, Plesippo e Tosseo, per insorti dissapori sul destinatario della preda di una seduta di caccia, l’irsuto cinghiale calidonio – originario di Calidone un’antica città sulle coste del Golfo di Corinto – che Meleagro aveva già ucciso con le proprie mani.
Meleagro altresì desiderava offrir la pelle del cinghiale qual trofeo di caccia, ad Atalanta la sua amata, la donna allattata dagli orsi – che per prima aveva colpito quello stesso animale con una freccia che lo aveva ferito dietro l’orecchio – piuttosto che donarlo come di rito, agli zii più anziani.
Ed oltre a questa narrazione
Altresì ti invito a porre la dovuta attenzione
Sul fatto che per ogni tuo rapido movimento,
Altrettanto rapidamente si muove la tua immagine riflessa sullo specchio.
Con questi due chiarimenti, ciò che ti appariva difficile da capire, ora ti sarà certamente più chiaro” …

107
E poi il Maestro si rivolse a Stazio, invitandolo a fornirmi qualche ulteriore chiarimento.
Stazio verso di me rivolgendosi questo mi disse: “Vedi Dante, ti voglio ora spiegare
Come si viene a formare
L’anima umana dopo il suo concepimento.
L’anima dell’uomo è soggetta a tre diversi impulsi che ti voglio segnalare:
Il primo è l’impulso vegetativo, ed è appunto tipico del mondo vegetale;

Il secondo è la sensibilità, che ci proviene dall’essere animale;
Il terzo è l’intelletto, che invece vien fornito da Dio direttamente.
Questi tre impulsi, tra loro mescolati diversamente
Costituiscono il DNA esclusivo della nostra anima, che verrà poi unita
Al corpo che riceviamo in dotazione sin dalla nascita.
Invece quando «Lachesi non avrà più filo da tessere» cioè alla fine della nostra esistenza, l’anima si «separerà» dal corpo, creando «un’identità aerea» nuova, uno status involuto,
Che manterrà però le tre caratteristiche iniziali di cui le prime due – ovvero le caratteristiche umane – resteranno quasi «inerti», mentre la caratteristica divina – cioè l’intelletto – nell’al di là diverrà assai più acuto.
La nuova «identità aerea» avrà lo stesso aspetto fisico e vivrà le stesse sensazioni di quando il corpo fisico era in vita;
Parimenti svilupperà la memoria, l’intelligenza e la volontà e potrà gioire, soffrire, ridere o piangere, esser di buon umore oppure incupirsi, quasi fantasticando che la propria esistenza in realtà non sia finita.
Però così non è, soprattutto per le anime dannate dell’Inferno,
Che sconteranno la loro pena in eterno,
Mentre per le anime penitenti del Purgatorio,
Si apriranno col tempo, le porte del Paradiso, cioè il miglior possibile scenario.
L’anima quindi, ormai dal corpo fisico resterà in ogni caso separata,
E cadrà magari meritatamente
O sulla riva dell’Acheronte
Per poi proseguire verso l’Inferno, oppure sulla riva del Tevere di certo assai più ambita,
Per andare in direzione della spiaggia dell’Anti Purgatorio.
Quindi l’aspetto esteriore della nuova «identità aerea» dell’anima, che vien detta «ombra», in appresso rigenererà tutte le sensazioni umane, sino alla vista, in modo davvero straordinario.
Con quest’ombra parleremo e rideremo, piangeremo, oppure ci lamenteremo o canteremo.
La nostra «ombra» assumerà l’aspetto che sarà più adatto ed opportuno a seconda delle diverse circostanze.
Questa è la causa delle tue continue meraviglie …
Spero che la mia spiegazione abbia dato esauriente risposta alla tua domanda:
Cioè come sia possibile che le anime immateriali dei golosi qui nella Sesta Cornice, patiscano
La fame e la sete, e di conseguenza molto dimagriscano”.

108
M’era rimasta ormai solo l’ultima “p” sulla mia fronte, ancora manifesta,

Che l’Angelo della Castità con far leggero lo cancellò dalla mia testa.
Quand’eravamo giunti ormai alla Settima Cornice.
Iniziammo a girare verso destra

Ed osservammo che dalla parete rocciosa un’alta fiamma sorgeva alla nostra vista creando un pericoloso vortice.
Parimenti un forte soffio di vento
Che si muoveva verso l’alto,
Parea ripiegar le fiamme verso l’esterno della Cornice, quasi creando un costretto tunnel al nostro passaggio.
Per questo tutti e tre procedemmo in fila indiana,
Concentrando il nostro sguardo su dove mettevamo i piedi, in quella situazione alquanto strana.
Da un lato verso il bordo ero impaurito di cader nel vuoto e quindi ero a disagio,
Mentre dall’altro ero intimorito d’esser così prossimo alle fiamme.
Mi accorsi che dentro la grande fiamma le anime penitenti dei lussuriosi cantavano: “O Signore di somma clemenza”,
Ed istintivamente mi voltai, non perdendo però di vista dove stavo mettendo i piedi, anche per mantener dagli altri una giusta distanza.
109
Terminato l’inno, le anime penitenti dei Lussuriosi
Narravano esempi di castità, gridando forte “Virum non cognosco”, per poi ricominciare il canto dell’inno a voce bassa con discrezionalità,
Ed ancora terminato l’inno, a voce alta narravano la storia di Diana e della ninfa Callisto che ora qui ti racconto:
La ninfa Callisto, che era un’ancella di Artemide
Pensava di aver scoperto le sue bellezze splendide
Il giorno in cui Zeus con lei diede soddisfazione alle sue divine voglie,
Pur se sotto mentite spoglie.
Una delle tante scappatelle che Zeus s’era concesso
Ovviamente all’insaputa di sua moglie Era la cui impazienza ormai si stava elevando oltre ogni eccesso
Che tante cose Era fingeva di non vedere,
Ma su tante altre non poteva che intervenire.
Assumendo proprio le sembianze di Artemide,
Zeus rubò la castità a quella fanciulla in un posto nascosto dentro al bosco;
Questo evento Callisto per la vergogna a tutti tenne nascosto,
Ma non tutto a perfezione il dio previde.
In un pomeriggio di sole lungo il fiume, Artemide stava per fare il bagno con le sue ancelle
Tra cui anche Callisto che però aveva raggiunto una misura ormai adeguata al prossimo evento, a differenza delle altre donzelle:
Nel vederla incinta, la rabbia in Artemide immediata si accese.
All’istante trasformò Callisto in un’orsa,
E Zeus a quel punto dovette intervenir per forza,
E consapevole di ciò che in precedenza aveva fatto
Trasformò Callisto in una costellazione, non potendo accettare il rischio di un ricatto.
Ma c’era anche il figlio di mezzo, su cui Zeus doveva intervenire:
Arcade era il nome che al bimbo sarebbe stato assegnato
Nel momento in cui sarebbe nato.
Nella costellazione dell’orsa minore fu destinato Arcade
Mentre Callisto si ritrovò nella costellazione dell’Orsa maggiore,
E come spesso accade
Era, ormai spazientita e alquanto adirata e colma di furore,
Chiese ausilio ad Oceano per impartire loro le giuste maledizioni.
E da quel giorno le due nuove costellazioni
Girarono sempre intorno al cielo, ahimè, senza però mai poter tramontare.

Anche questo è un esempio di Castità,

Il fatto che Artemide abbia cacciato Callisto dal suo gruppo, trasformandola in un’orsa, perché non era più vergine in verità.

110
Dopo aver cantato l’inno, ancora le anime penitenti dei Lussuriosi, gridavano di mogli e di mariti dal far casto, come il matrimonio richiedeva loro per poter durare.
Quelle anime solo con la medicina cioè con la preghiera, e con la pena quale giusto alimento,
Avrebbero potuto rimarginare la piaga del loro tormento.