Abbadia San Salvatore: la risorsa idrica al centro di un convegno che ha sottolineato la necessità di una tutela assoluta della risorsa stessa

L’attenzione della popolazione amiatina nei confronti delle tematiche ambientali e la necessità di una tutela assoluta della risorsa idrica di questo territorio, bene comune da salvaguardare per le future generazioni ,è emersa forte  ad Abbadia San Salvatore che ha ospitato il Convegno, indetto dal Comitato Salvaguardia Ambiente del Monte Amiata, dalla Rete NoGESI e da altre associazioni ambientaliste a carattere locale e regionale, dal titolo “E se l’acqua dell’Amiata finisse: siccità, mutamenti climatici e sfruttamento geotermico”. Nell’intervento introduttivo Cinzia Mammolotti ha evidenziato fra l’altro, l’enorme contraddizione fra le normative nazionali e regionali poste a tutela dell’immenso patrimonio di biodiversità che esiste sul territorio e sulla necessità della salvaguardia del bene più prezioso racchiuso nell’Amiata, rappresentato dalla risorsa idropotabile che assicura l’approvvigionamento della Toscana meridionale e di parte dell’alto Lazio, e “le ipotesi di ulteriore sviluppo dello sfruttamento geotermico che, con le sue criticità in tema di emissioni e di consumo di acqua, rischia di assestare un colpo definitivo a queste risorse”. Poi il Geologo Prof. Andrea Borgia ha fornito un quadro aggiornato degli studi riguardanti il collegamento fra il bacino idropotabile e quelli geotermici, evidenziando anche attraverso la ricostruzione di grafici relativi alla piovosità che si è verificata negli ultimi anni sul territorio (in costante crescita fino al 2021) e le portate della Galleria Nuova di Santa Fiora, la principale sorgente amiatina, caratterizzate da una costante riduzione, da attribuire evidentemente ad un elemento perturbatore di questo equilibrio che non può che essere identificato nel richiamo esercitato dal campo geotermico sulla falda idropotabile. Questo effetto è anche evidenziato dai livelli dei piezometri installati dalla Regione Toscana sui versanti del vulcano, in particolare quelli sovrastanti l’area delle sorgenti di Santa Fiora, che hanno subito una drastica riduzione al momento dell’entrata in funzione della centrale Bagnore 4 (2015) e non hanno più raggiunto, negli anni successivi, le quote precedenti.Il Prof. Borgia si è poi soffermato sui più recenti sistemi in via di sperimentazione per l’utilizzo del calore della terra, basati non più sul prelievo di materia (acqua e vapore) ma solo del calore, attraverso reti di tubazioni spinte in profondità o, addirittura, di cilindri di grafene (ottimo conduttore del calore) in grado di far giungere direttamente in superficie la temperatura dagli strati rocciosi profondi.Il Dott. Giuseppe Merisio ha  quindi fornito una panoramica dei permessi di ricerca attivi nelle due aree geotermiche (tradizionale ed amiatina) e del loro stato autorizzativo, che comporterebbe, per l’Amiata, la realizzazione di 24 nuove centrali da 20 MW, “con la completa distruzione di questo territorio, del suo ambiente e delle sue risorse.”.  Sono poi intervenuti Fausto Fabbrizzi, sul tema delle sistemazioni idrauliche-forestali, e Antonio Pacini sulla biodiversità che si è sviluppata nel tempo sul Monte Amiata. Entrambi gli interventi hanno evidenziato la necessità di operare con grande attenzione e competenza specialmente in occasione dei tagli forestali, in modo da evitare la possibilità di effetti devastanti in conseguenza delle nuove modalità con cui si manifestano gli eventi meteorologici, con conseguente perdita di un patrimonio vegetazionale unico.