Bagno Vignoni: il futuro della Val d’Orcia non può prescindere da una visione collettiva fondata su solide basi culturali. Questa la conclusione  della campagna “Amo la Val d’Orcia perché” svoltasi all’Hotel Posta Marcucci con sindaci e assessori di San Quirico d’Orcia, Pienza,Montalcino, Castiglione d’Orcia e Radicofani

Una giornata d’incontri  dedicati alla Val d’Orcia, patrimonio paesaggistico dell’Unesco, si è tenuta all’Albergo Posta Marcucci di Bagno Vignoni a conclusione della campagna “Amo la Val d’Orcia perché”. I sindaci e gli assessori dei comuni del territorio, vale a dire San Quirico d’Orcia, Pienza, Montalcino, Castiglione d’Orcia e Radicofani hanno dibattuto sul tema del Parco e delle sue prospettive future; Giulitta Zamperini, vice presidente del consorzio Orcia doc, Roberto Rossi, chef del ristorante stellato Il Silene di Seggiano, Matteo Antoniello, chef dell’Albergo Posta Marcucci e Roberto Rappuoli, chimico alimentare hanno illustrato e commentato le eccellenze del territorio intese come bene comune; gli imprenditori e albergatori Pasquale Forte del Podere Forte di Castiglione d’Orcia e Michil Costa dell’Albergo Posta Marcucci hanno prospettato come il futuro dell’ospitalità in generale, e in particolare in Val d’Orcia, non possa prescindere da una visione d’insieme che sappia valutare la dimensione dei flussi turistici nel rispetto e tutela del territorio. A introdurre e guidare gli incontri sono stati Cristiano Pellegrini e Lorenzo Benocci, autori del saggio Valore Val d’Orcia recentemente pubblicato, che hanno descritto l’evoluzione del turismo nel territorio valdorciano negli ultimi trent’anni attraverso numeri e analisi raccolti sul campo grazie a un’indagine accurata ed esaustiva. Ciò che è emerso in questa giornata per certi aspetti singolare e molto stimolante, avendo come luogo d’incontro una struttura ricettiva e non istituzionale, è che il futuro della Val d’Orcia non può prescindere da una visione collettiva fondata su solide basi culturali. Gli interlocutori, grazie a una strategia d’intenti condivisa, hanno sostenuto come qualsiasi nuova prospettiva non possa ignorare una crescita culturale collettiva che sappia coinvolgere in primo luogo i residenti stessi della Val d’Orcia e dallo sviluppo in positivo delle varie filiere agroalimentari che non riguardano solo la produzione di eccellenza del vino e dell’olio. Il futuro passa attraverso investimenti che sappiano salvaguardare il territorio dalle speculazioni che l’incremento dei flussi turistici attira con grande energia, mirati in primo luogo allo sviluppo di un polo universitario che dia la possibilità alle generazioni future di non migrare verso altre sedi, ma di poter vivere e crescere nella terra in cui sono nate. La campagna ‘Amo la Val d’Orcia perché’, che ha avuto tra l’altro testimoni d’eccezione come il filosofo Massimo Cacciari e lo storico Alberto Asor Rosa, non è solo una dichiarazione d’amore verso un territorio che ormai tutto il mondo conosce e apprezza, piuttosto una dichiarazione d’intenti verso un’idea di futuro che sappia andare oltre i cliché e le formule di un marketing spicciolo, ma che si basi un’idea comune e condivisa sia da chi vive il territorio in prima persona, sia dai turisti che questo territorio devono imparare ad amarlo sempre di più.