Chiusi : il 29 luglio inaugurazione dell’allestimento del mosaico della Violella nel Museo Nazionale Etrusco . Dopo più di cinquanta anni dalla scoperta il mosaico con raffigurazione di Dioniso, grazie al restauro condotto dall’Opificio delle Pietre Dure, è per la prima volta esposto al pubblico

Il 29 luglio  alle ore 16.30, nel Museo Nazionale Etrusco di Chiusi, Stefano Casciu, direttore regionale musei della Toscana; Fabrizio Vallelonga, direttore del Museo Nazionale Etrusco di Chiusi; Renata Pintus, funzionaria storica dell’arte dell’Opificio delle Pietre Dure; Giulia Basilissi, funzionaria restauratrice della Direzione regionale musei della Toscana; Alessandro Fonti, restauratore; e Enrico Mearini, presidente del Gruppo Archeologico Città di Chiusi, inaugureranno l’allestimento del pannello centrale del mosaico romano scoperto nel 1969 in via della Violella a Chiusi. L’importante reperto, restaurato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze nel 2016-2018 sotto la direzione di Anna Patera, direttrice del Settore restauro mosaico e commesso dell’Opificio, e di Monica Salvini, funzionaria archeologa della Soprintendenza ABAP Firenze, viene così finalmente restituito alla cittadinanza e al pubblico, a più di cinquant’anni dalla scoperta. Dopo decenni di deposito in magazzino, infatti, grazie al restauro condotto dall’Opificio, al progetto e all’impegno della direzione e del personale del museo il mosaico è tornato a Chiusi, dove il restauratore Alessandro Fonti ha curato la predisposizione degli allestimenti e, con la direzione scientifica di Giulia Basilissi, gli ultimi interventi di restauro necessari per la sua esposizione. I lavori sono stati resi possibili dal finanziamento del Bucerius Kunst Forum di Amburgo, nell’ambito di un accordo di prestito di uno dei reperti più prestigiosi del museo, il ritratto di Augusto velato capite, per la mostra Le nuove immagini di Augusto, e dal Gruppo Archeologico Città di Chiusi, che ha fornito un fondamentale supporto alle complesse operazioni di allestimento.  Il mosaico trova così collocazione nel percorso stabile del museo, su un’apposita piattaforma espositiva, all’interno della sezione romana. La sistemazione del grande pannello musivo, che misura m. 2,90 x 2,30, ha imposto il parziale riallestimento della sezione con un più razionale sfruttamento degli spazi, che ha consentito l’esposizione di nuovi reperti, anch’essi precedentemente conservati nei magazzini, nello specifico una base di statua onoraria con iscrizione di età romana del II secolo d.C., e degli elementi architettonici in terracotta, provenienti dal medesimo contesto di via della Violella, restaurati nel laboratorio del museo dal restauratore Giuseppe Venturini. Il percorso che ha portato all’attuale esposizione è stato molto lungo e articolato. Nel 1967 durante i lavori di costruzione di un edificio di civile abitazione, sito in via della Violella a Chiusi, fu rinvenuto un consistente tratto dell’antico muro di cinta della città, datato al IV – III secolo a.C. e un edificio di età romana ad esso prossimo. All’interno di quest’ultimo, tra aprile e maggio del 1969, venne portato in luce un mosaico di buona fattura, con scena dionisiaca e decorazioni geometriche, datato al II secolo d.C. Nell’ottobre dello stesso anno l’Opificio delle Pietre Dure fu chiamato a eseguirne lo stacco, viste le cattive condizioni di conservazione. La rimozione del mosaico fu effettuata molto rapidamente e le sezioni furono messe su tela e pannelli di legno sottili e impilate le une sulle altre nel magazzino del Museo Nazionale Etrusco in attesa di restauro. Era prevista allora la ricollocazione in situ del mosaico, al termine della sistemazione dell’area, al fine di renderla fruibile da parte del pubblico e creare un percorso di visita. Sfortunatamente i fondi destinati al restauro e alla ricollocazione vennero a mancare e il progetto fu accantonato. Il mosaico restò in magazzino incollato alle tele da strappo fino al 2015, quando venne trasportato all’Opificio delle Pietre Dure per il restauro e la ricollocazione su nuovo supporto. I lavori di restauro, diretti da Anna Patera e Monica Salvini, eseguiti tra il 2016 e il 2018, hanno preso avvio in occasione della tesi di Alessandro Fonti, allora studente presso la Scuola di Alta Formazione e di Studio (SAFS) dell’Opificio, e poi da lui proseguiti in collaborazione con i restauratori del Laboratorio di restauro di mosaico.