Con la stagione 2023 ritorna “Ceneri alle Ceneri” scritto dal premio Nobel Harold Pinter con la regia di Gabriela Corini che ne è anche l’interprete . Il 28 gennaio in scena al teatro di San Casciano dei Bagni

di Luca Matteoni

Ritorna sulle scena teatrale l’atto unico “Ceneri alle Ceneri” che è il capolavoro del premio Nobel Harold Pinter, scritto nel 1996 e penultima opera dell’autore. Con la regia di Gabriela Corini, che ne è anche interprete insieme all’attore Roberto Zorzut, lo spettacolo, dopo aver aperto a dicembre la stagione teatrale organizzata dalla Accademia degli Arrischianti , presso il bellissimo teatro di Sarteano, ha continuato le repliche presso il teatro Manzoni di Calenzano ed il Teatro Tor Bella Monaca di Roma, riscuotendo molto successo.Riprende ora la stagione 2023, replicando durante le celebrazioni del Giorno della Memoria, presso il Teatro dei Georgofili di San Casciano dei Bagni (28 gennaio) ed il Teatro Boni di Acquapendente (29 gennaio), per poi essere di nuovo a Roma al Teatro Trastevere dal 1 al 5 Febbraio. .
Gabriela Corini che “venera” questo mirabile testo del grande Harold Pinter, lo definisce un ultimo grande “dono” dell’autore al teatro, dato che, purtroppo, il drammaturgo è scomparso dopo solo due anni dalla stesura.Unica opera in cui Pinter, inglese di origini ebraiche, fa chiaro riferimento all’Olocausto, tragedia immane che ha segnato indelebilmente l’artista nella sua vita e nella sua produzione artistica, definita dai critici “teatro del disagio”.
Ceneri alle Ceneri è forse il suo lavoro più maturo ed iconografico, in cui, secondo il suo personalissimo stile, si racconta, si rappresenta, ma non si chiude la vicenda in una unica possibilità di interpretazione. Entriamo in una casa, dove una coppia, un uomo ed una donna sposati , si collocano in una apparente comoda e tranquilla vita borghese, quando d’improvviso, durante una conversazione tra i due, irrompono come un uragano ricordi della donna che frantumano la realtà come spaccandola in miriadi di specchi in cui riappaiono gli orrori e le violenze della seconda guerra mondiale, immagini terribili, di violenze fisiche e psicologiche, di esodi in ambienti invivibili in cui vengono trascinati, ricordi di umiliazioni e di dolore, su cui emerge su tutti un evento feroce e inumano. In tutto questo quali accuse fa la donna (Rebecca) all’uomo (Devil) ? Tutto quello che descrive Rebecca lo ha vissuto in prima persona? E sino ad ora aveva rimosso tutto questo per poter sopravvivere? Che ruolo ha avuto Devil e perché cerca di sopprimere i ricordi di Rebecca ? In un susseguirsi di dialoghi sempre più incalzanti e di silenzi che dicono più delle parole, lo spettatore viene trascinato in varie ipotesi che circondano le loro identità come in un thriller….Ma sino alla fine le possibilità di collocare i ruoli dei personaggi nella vicenda resta aperta a più possibilità, lasciando lo spettatore ad elaborare una personale interpretazione o lasciandolo sospeso tra le ipotesi, pur restando chiara l’atrocità della vicenda ed il riferimento ad i fatti storici.In un crescendo di Phatos, la piece si evolve tutta di un fiato, precipitando come un treno verso il finale.
Gabriela Corini affronta una messa in scena, scarna ed essenziale, come suggeriscono le note di regia dell’autore, accentrando l’attenzione del pubblico sul travagliato rapporto dei protagonisti e sulla loro essenza umana e coglie perfettamente le atmosfere suggerite dal testo senza compiacimenti e sbavature.
Ottima l’interpretazione di entrambi gli attori che calzano a pennello i due personaggi.Perfetta la scelta delle luci che li stringe e confina i due nel loro dramma.