I “Grandi dell’Amiata”: il poeta inglese Edward Hutton e l’Amiata nella sua “Toscana Sconosciuta”

di Antonio Pacini
In un viaggio nella sublime bellezza del Monte Amiata, il poeta Edward Hutton ci racconta come eravamo davanti ai suoi occhi di romantico inglese. Lo fa in un’opera dal titolo “In Unknown Tuscany”, “Toscana Sconosciuta”. Hutton è stato un poeta romantico inglese vissuto a cavallo tra XIX e XX secolo. Scorrendo le sue pagine pare di esserci in quel mondo da lui descritto, rivivendo le sue sensazioni, così rapito dai nostri borghi, dai freschi boschi della montagna; ma anche dalle tradizioni, accese come il carattere degli abitanti di Abbadia. Un viaggio tra i silenzi di una dimensione avvolta dal mistero, dove nella quotidianità la gente avverte più forte la presenza del divino. Il lettore coinvolto sarà uno spettatore di questo mondo che oggi appare surreale. Si ritroverà nelle danze dei giovani all’ombra dei castagni alla sera di festa, oppure camminerà accanto a “Vanni” verso la “Croce di Baldassarre”; e ancora ammirerà nelle radure, nella notte che precede l’Assunzione, lo scintillio dei fuochi accesi in tutto “il Patrimonio” a incoronare “la Regina dei cieli” rappresentata dal Monte Amiata -sulla cui cima arde la pira più grande. Di seguito un bagliore di questi momenti segreti.

<<Poi guardo fuori dalla mia finestra, oltre gli sconfinati castagneti che appaiono ora d’oro splendente, come un’immensa pianura ardente, salendo qua e là in grandi scalinate d’oro verso la cima, spoglia e di colore quasi blu o argento, e come spesso capita al tramonto, ricoperta da una nuvola rosa. Il mondo intero da qui è fantastico, molto silenzioso e bellissimo. Improvvisamente sulla via una giovane ragazza appare cantando, ancora lontana, mentre conduce un grosso bue bianco a casa nella stalla, dopo le fatiche del giorno. Sta anche lavorando a maglia, e i suoi occhi sono chini sul suo lavoro; lentamente si avvicina cantando tra sé, la corda avviluppata sulle grandi corna, è avvolta nel suo braccio. La canzone si acquieta, un punto difficile del lavoro interrompe la melodia, allora tira dolcemente la grande paziente bestia e le parla con delicatezza. Come riprende il cammino attraversa la casa e sta per ricominciare il suo canto, quando improvvisamente alza lo sguardo e mi vede. Si ferma un po’ timidamente e l’animale, arrancando lentamente dietro di lei, abbassa il capo, le sue grandi corna la cingono proprio sotto le anche, come a volerla proteggere.
“Canta ancora per me, Madonnina”, le chiedo, “Tu hai di certo la voce più bella di tutta Abbadia”. Ma lei scuote la testa timidamente. “Felicissima notte, Signore” mi dice mentre se ne va. E io, mentre la osservo andare via, ora sento di nuovo la sua voce che attraversa dolcemente il tramonto sulla strada verso il villaggio. E mi chiedo cosa sia questo semplice momento di vita in confronto agli eventi estinti di tutti i secoli?”>> (E.Hutton; In Unknown Tuscany)