Il libro del mese di maggio 2023: ‘Port Mungo’ di Patrick McGrath .  Contiene un invito a riflettere sulla parola realtà che spesso non coincide con la verità. A volte le apparenze, anche verbali, possono ingannare

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Di Francesca Andruzzi

Per questo mese di maggio abbiamo scelto ‘Port Mungo’ di Patrick McGrath (ed. Bompiani, 2004), non solo per suggerire ai nostri lettori un buon libro. Come noto ai più affezionati alla rubrica, non è nostra intenzione recensire, ma riflettere sui messaggi che ogni libro racchiude. In un’epoca in cui la messaggistica pervade – e invade – le nostre vite, spesso dimentichiamo che le migliori ambasciate sono quelle contenute nei romanzi, nei racconti, nelle novelle. Storie di fantasia che incidono sulla nostra realtà. La consapevolezza di trovare nella letteratura quel messaggio che abbiamo da sempre cercato – quella indicazione per affrontare un presente spesso difficile, per metabolizzare un passato pesante, per affrontare un futuro incerto – potrebbe indurci a leggere di più. Possiamo dimenticare le trame, i personaggi, ma non gli spunti di riflessione provocati da una buona narrazione. In Port Mungo – e gli appassionati di questo autore potranno darne conferma – c’è il Patrick McGrath “che ci ha abituati da tempo a sospettare dei suoi personaggi, a dubitare delle loro parole, a non fidarci delle loro appassionate proteste di sincerità”. Il messaggio, uno dei tanti, che abbiamo scelto per voi in seguito alla lettura di questo appassionante romanzo, risiede nella parola chiave: realtà. Che spesso non coincide con verità. O meglio, con “le” verità. Perché, altrettanto spesso, ognuno crede alla propria verità, la costruisce, sulla base di sensazioni, di apparenze, di singole affermazioni. La realtà, invece, è. La realtà coincide con la verità solo quando quest’ultima non viene confusa con ciò che abbia i contorni del verosimile.  Così, osserviamo dall’esterno la vita degli altri e crediamo di conoscere, di sapere, di poter valutare e anche giudicare in base a ciò che superficialmente appare. Ma la vita degli altri è un coacervo di relazioni (la vita è sempre relazione) dove si intersecano torti e ragioni, fino a formare un groviglio che non consente di trovare il bandolo della matassa solo sulle dichiarazioni o sulle apparenze dell’uno o dell’altro, dei soggetti di una relazione, che sia familiare, amicale o lavorativa. E ci schieriamo, ora con l’uno, ora con l’altro, sulla base di ciò che ascoltiamo, di ciò che osserviamo, ma parzialmente, nel dualismo del termine. La realtà è complessa e occorre indagare per conoscerla. E in ogni indagine che si rispetti, le ricerche sono (devono essere) accurate e sistematiche. Perché le apparenze, anche verbali, possono ingannare. E se proprio non volessimo indagare – attività che richiede tempo, costanza e imparzialità – allora sarebbe meglio non giudicare.