Monte San Savino: la Polizia Municipale festeggia il patrono San Sebastiano

Claudio Zeni

La Polizia Municipale della città del Sansovino festeggerà domani sabato 20 gennaio San Sebastiano, patrono della Polizia Locale d’Italia, alla presenza delle autorità civili e militari. Alle ore 10.30 verrà celebrata nella Chiesa di Sant’Agostino una Santa Messa dal Parroco Valter Tanganelli, al termine della quale seguiranno i saluti del Sindaco Gianni Bennati, della Comandante della Polizia Municipale locale Monica Cristini e dell’Assessore Amulio Liberatori. Chiuderà la cerimonia la benedizione dei mezzi di servizio e un piccolo brindisi nella sala del Consiglio comunale.Ma chi era San Sebastiano e perché è stato scelto per rappresentare il patrono della Polizia Locale? Sebastiano visse tra il 256 ed il 288 d.C.. Originario di Narbonne, nella Francia Meridionale, in gioventù si recò a Roma dove entrò a contatto con gli ambienti militari alla diretta dipendenza dell’imperatore Diocleziano. Divenuto ben presto alto ufficiale dell’esercito imperiale grazie alle sue abilità, fu poi eletto tribuno della prima corte pretoria di stanza a Roma per la difesa dell’imperatore. Grazie a questo ruolo, seppur andando contro la legge, Sebastiano riuscì a sostenere i cristiani incarcerati, provvedere alla sepoltura dei martiri e diffondere il cristianesimo tra i funzionari e gli altri militari da lui comandati. Scoperto da Diocleziano, il quale nutriva un grande odio verso il cristianesimo, Sebastiano fu condannato a morte. Fu quindi legato ad un palo in un’area del colle Palatino, denudato, e trafitto da decine di frecce. I soldati dell’imperatore, al vederlo agonizzante, lo credettero morto e lo abbandonarono sul luogo affinché il suo cadavere potesse diventare pasto per i lupi. Ma non andò così. La leggenda narra che Santa Irene di Roma si recò sul posto per recuperare il corpo e seppellirlo ma, una volta giunta vicino a Sebastiano, notò che il giovane era ancora vivo e lo portò nella sua dimora per curarlo dalle innumerevoli ferite. Sebastiano, prodigiosamente sanato, nonostante i suoi amici gli consigliassero di abbandonare Roma, decise di proclamare nuovamente la sua fede dinanzi all’imperatore che lo aveva condannato a morte. Sebastiano raggiunse così Diocleziano presso il tempio del Sole Invitto e lo rimproverò davanti la pubblica piazza di essere a capo delle persecuzioni contro i cittadini di fede cristiana. Indispettito alla vista del suo ex soldato ancora vivo, l’imperatore diede l’ordine alle sue truppe di ucciderlo per flagellazione presso l’Ippodromo del Palatino e di buttare infine il cadavere nella fogna. Gettato nel canale, il suo corpo si bloccò nei pressi di una chiesa dove fu raccolto da una donna che lo trasportò sino alle catacombe della Via Appia dove ricevette infine degna sepoltura.