Pienza: sabato 17 luglio prima giornata di sciopero delle lavoratrici di “Bottega Verde”. Filcams-Cgil, “contro la chiusura del negozio di Pienza; siamo al mercato delle vacche”
Continua la vertenza promossa dalla FILCAMS CGIL di Siena nei confronti di Bottega Verde, che “dopo aver tratto la sua fortuna a Pienza – dice una nota -ha deciso di sopprimere il primo storico negozio pientino ed azzerare tutti i rapporti di lavoro nella città che l’ha fatta diventare un brand ricco e famoso”. Il sindacato ha anche proclamato una prima giornata di sciopero delle lavoratrici di “Bottega Verde” poer sabato 17 luglio. “Dopo oltre un mese dalla casuale venuta a conoscenza delle scellerata decisione di chiudere il negozio di Pienza e un silenzio assordante che l’Azienda ha continuato a mantenere – dicono dal sindacato – solo ieri, dopo una nostra ‘pressante’ richiesta, si è svolto un incontro in video conferenza con la Dirigenza della Società, nel quale la stessa ha, in sintesi, confermato la volontà di chiudere il negozio, in nome esclusivo del dio ‘profitto’ infischiandosene delle lavoratrici e della gratitudine che dovrebbe riconoscere alla collettività di Pienza, dato che è anche grazie al personale e al nostro territorio se i Dirigenti possono sedere su poltrone ben remunerate”. Ma dopo il danno anche la beffa: “L’eventuale ricollocazione delle lavoratrici ipotizzata da Bottega Verde, anche se probabilmente un bluff, – prosegue la FILCAMS CGIL – potrebbe consistere nella loro assunzione per alcuni mesi all’anno da parte di un’altra Azienda collegata, previo accordo tra le due Società, che però dovrà comunque selezionare quale personale prendere e quale scartare. Passi la ricerca del profitto, passi l’uso improprio della Val d‘Orcia ai fini commerciali, passi pure la mancanza di correttezza e la caduta di stile di Bottega Verde, ma calpestare così la dignità delle persone e di coloro che lavorano per vivere è davvero una vergogna. Siamo al mercato delle vacche!”.“Infine l’Azienda ha anche proposto – rivela l’organizzazione sindacale – un trasferimento delle lavoratrici al negozio di Bologna. Non ci sono più parole: una presa in giro e un’arroganza sopra a tutto e tutti”.