Toscana: Coldiretti; “a causa del clima produzione di miele quasi dimezzata ma in ripresa. Apicoltori alle prese con aumento dei costi”

Produzione quasi dimezzata ma in ripresa in Toscana per effetto del clima pazzo con le fioriture estive bruciate dal caldo o distrutte dalla grandine e le api allo stremo costrette ad allungare i voli per trovare un po’ di nutrimento. E’ quanto emerge dal primo bilancio di Coldiretti Toscana sul miele Made in Tuscany nel 2022 che stima una riduzione media della produzione tra il 30% ed il 40% in miglioramento rispetto all’annata disastrosa dello scorso anno condizionata dalla gelata di maggio. Una stagione sul quale hanno pesato in modo particolare le alte temperature e la siccità estrema che ha investito il 90% del territorio regionale con fioriture anticipate che – spiega Coldiretti Toscana – hanno costretto gli apicoltori a partire prima verso le aree montane e a portare razioni di soccorso negli alveari. Secondo l’Osservatorio Nazionale Miele sulla base delle rilevazioni di luglio – spiega Coldiretti Toscana – sono stati deludenti i raccolti per il castagno dove si sono registrate rese molto eterogenee, più scarse negli areali produttivi di bassa quota (5 kg/alveare in media), migliori nelle zone di montagna dove i castagni hanno sofferto meno il caldo. Nelle zone vocate di Appennino e Casentino (province di Pistoia ed Arezzo) e sul monte Amiata (provincia di Grosseto) i raccolti hanno sfiorato punte di 15-18 kg/alveare, comunque inferiori alle attese. Non si registrano al momento raccolti significativi di girasole né di melata d’abete o altre melate. Ma oltre alla spallata del clima – sottolinea Coldiretti Toscana – i “pastori delle api” devono fare fronte anche all’esplosione dei costi per le tensioni internazionali generate dalla guerra in Ucraina: dai vasetti di vetro (+40%) alle etichette (+35%), dai cartoni (45%), legno (+30%) e cera (30%) fino al gasolio (+129%). Confezionare un vasetto di miele costerà mediamente tra il 20% ed 30% in più ai 7.036 i “pastori delle api” che gestiscono complessivamente 15.501 apiari, 138.453 alveari, di cui il 13% biologici, e 22.946 sciami (fonte Sistema Informativo Veterinario Nazionale) per una produzione media complessiva che oscilla tra i 23 ed i 24 milioni di quintali. Nonostante i numeri in forte aumento l’atavica carenza di prodotto, costringe il nostro paese ad importante grandi quantità di miele dall’estero in particolare da Ungheria, Romania, Ucraina, Argentina, Spagna e Cina. In Italia – precisa Coldiretti Toscana – si consuma circa mezzo chilo di miele a testa all’anno, sotto la media europea che è di 600 grammi ma un terzo rispetto alla Germania. Il Belpaese però vince in biodiversità con più di 60 varietà tra cui spicca il Miele della Lunigiana DOP fino a quelli speciali aromatizzati, dal tiglio all’eucalipto, dal cardo, all’abete fino all’erica.  A minacciare la sopravvivenza delle api e della biodiversità, oltre al mix letale di fattori come l’impiego di pesticidi, l’urbanizzazione, il riscaldamento globale, acari e parassiti, è arrivata in Toscana anche la vespa velutina cinese che stermina gli alveari. Diversi i casi segnalati tra Massa Carrara e la vicina Versilia a partire dal 2018. Il calabrone asiatico è solo l’ultimo degli organismi alieni portati nelle campagne e nei boschi dai cambiamenti climatici e dalla globalizzazione. In Toscana sono presenti la cimice killer, il cinipide galleno, popillia japonica, drosophila suzukii, coleottero Aethina tumida e cimice marmorata asiatica. Il danno a livello nazionale dovuto all’arrivo di questi insetti – conclude Coldiretti Toscana – è poco inferiore al miliardo di euro quasi quanto i danni provocati dalle calamità naturali nel 2021.