Ucraina: Coldiretti Toscana, “con esplosione costi e crisi forniture allevamenti costretti a razionare cibo per mucche, maiali e polli”

L’esplosione dei costi e la crisi delle forniture di mangimi dall’estero sta costringendo gli allevatori toscani ad iniziare a razionare l’alimentazione. E’ la pesantissima prospettiva causata dall’insostenibile situazione causata dai costi dei mangimi, dal blocco delle esportazioni di mais dall’Ucraina ed anche dall’Ungheria e dal vergognoso fenomeno delle speculazioni che ricade su imprese agricole e consumatori. A denunciarlo è Coldiretti Toscana in riferimento alla drammatica situazione nelle fattorie che sono costrette a lavorare in perdita per riuscire a nutrire i propri animali per effetto della carenza di materie prime che ha costretto ai primi razionamenti anche i supermercati con Unicoop Firenze dove si è deciso di mettere un tetto per chi compra olio di semi di girasole, farina e zucchero. “Gli allevatori lavorano in perdita da mesi. In molti si stanno indebitando per cercare di tenere botta ma non potranno resistere a lungo. Quando chiude una stalla non riapre più. – spiega Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana – Una crisi così non ha precedenti con prezzi impazziti e costi che aumentano a cadenza giornaliera con punte fino al 150%. Gli allevatori toscani hanno già iniziato a razionare il cibo a mucche, maiali e polli. Negli allevamenti bovini, per esempio, si sostituirà la farina con il fieno perché il mais inizia a scarseggiare e ha toccato prezzi folli. Siamo di fronte al rischio concreto di non riuscire a garantire l’alimentazione del bestiame”. Con la decisione dell’Ungheria di ostacolare le esportazioni nazionali di cereali, soia e girasole, è a rischio un allevamento tricolore su quattro che dipende per l’alimentazione degli animali dal mais importato dal Paese di Orban e dall’Ucraina che hanno di fatto bloccato le spedizioni e rappresentano i primi due fornitori dell’Italia del prezioso e indispensabile cereale. Dall’Ungheria sono arrivati in Italia ben 1,6 miliardi di chili di mais nel 2021 mentre altri 0,65 miliardi di chili dall’Ucraina per un totale di 2,25 miliardi di chili che rappresentano circa la metà delle importazioni totali dell’Italia che dipende dall’estero per oltre la metà (53%) del proprio fabbisogno, secondo le analisi della Coldiretti. “La ragione di questa dipendenza è legata ai bassi compensi riconosciuti agli agricoltori e dalla miopia di molte industrie che hanno preferito continuare ad acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale, approfittando dei bassi prezzi degli ultimi decenni, anziché garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale attraverso i contratti di filiera sostenuti dalla Coldiretti. – analizza ancora Filippi – In Toscana gli ettari seminati a grano duro si sono ridotti del 60% negli ultimi 20 anni, quelle di grano tenero dell’80%. Lo stesso è accaduto per il mais: le superfici sono poco più di 11 mila ettari contro i 63 mila. Parliamo dell’80% in meno. Serve un nuovo patto nazionale per tornare a produrre materie prime italiane per ridurre la nostra dipendenza dall’estero. Dobbiamo ripartire dall’agricoltura e dalla sovranità alimentare”.Ad esempio – continua Coldiretti Toscana – il costo medio di produzione del latte, fra energia e spese fisse, ha raggiunto i 46 centesimi al litro secondo l’ultima indagine Ismea, un costo molto superiore rispetto al prezzo di 39 centesimi riconosciuto a una larga fascia di allevatori. “In pericolo – conclude il Presidente di Coldiretti – c’è il futuro della fattoria se non vengono riconosciuti i giusto compensi che tengano conto dei costi di produzione sempre più alti, dalla bolletta energetica ai mangimi”.