Abbadia San Salvatore: controlli e monitoraggi  del Dipartimento Arpat  di Siena per la bonifica dell’ex area minero-metallurgica  da destinare a nuovi percorsi di archeologia industriale

Il Dipartimento ARPAT di Siena  sta effettuando dei controlli presso l’ex area minero-metallurgica di Abbadia S. Salvatore da destinare a nuovi percorsi di archeologia industriale. Si tratta di un’area che fino agli anni ‘70 del secolo scorso costituiva la più importante realtà mineraria italiana per l’estrazione del cinabro (solfuro di mercurio) e la produzione del mercurio metallico, nonché una delle più importanti a livello mondiale insieme ai giacimenti di Almaden (Spagna) e Idrya (attuale Slovenia). L’attività estrattiva, protrattasi per circa un secolo, ha tuttavia lasciato in eredità una serie di complesse problematiche ambientali che vengono oggi affrontate attuando quanto previsto dal progetto di bonifica approvato. L’area da bonificare, inserita nel tessuto urbano di Abbadia S. Salvatore, occupa nel complesso una superficie di 321.237 m2 all’interno della concessione mineraria (ancora in vigore, nonostante la dismissione delle attività) e comprende tutte le strutture, gli impianti e gli edifici che consentivano l’esercizio dell’attività estrattiva e metallurgica:i pozzi minerari, gli impianti per l’arricchimento e l’essiccazione del minerale estratto, i forni di arrostimento, i condensatori dei fumi prodotti dall’arrostimento per separare il mercurio metallico, le discariche minerarie, le ciminiere e l’impianto di depurazione acque, oltre a uffici, officine, servizi per gli addetti, serbatoi e altro ancora. I lavori di bonifica attualmente stanno avanzando sul lotto 6, corrispondente alla porzione del sito più contaminata, dove gli interventi di decontaminazione e messa in sicurezza sono più complessi in quanto coinvolgono i forni e le altre strutture ed impianti in cui avveniva la separazione e la raccolta del mercurio metallico. I materiali di risulta prodotti da tali operazioni vengono messi in sicurezza in modo permanente, conferendoli nel settore sud-est del lotto 6 in un’apposita area della superficie di circa 2760 m2 dotata di substrato impermeabile, incassato nel terreno, realizzato in argilla compattata e rivestito da una geomembrana in HDPE da 2,5 mm e da geotessile in TNT, sormontato quindi da uno strato di ghiaione, per drenare eventuali percolati verso un pozzetto centrale di raccolta ed estrazione; lateralmente la struttura è delimitata da rilevati in terre armate, realizzati con i terreni di scavo prodotti nelle operazioni di bonifica e impermeabilizzati superficialmente con materassino bentonitico e telo in HDPE. Una volta terminati i conferimenti dei materiali di risulta, il loro integrale confinamento sarà garantito completando l’opera con una copertura definitiva ugualmente impermeabile.

L’attività svolta da ARPAT è finalizzata alla verifica del corretto andamento dei lavori previsti da progetto, a valutare la gestione dei materiali prodotti durante le operazioni di bonifica e messa in sicurezza, a verificare lo stato dell’ambiente in corso d’opera ed in prospettiva della futura certificazione di avvenuta bonifica, tramite campionamenti ed analisi delle acque sotterranee e monitoraggi delle concentrazioni di mercurio elementare in aria ambiente utilizzando un apposito analizzatore. I campionamenti e le misure vengono di solito effettuati affiancando i tecnici incaricati dal Comune dell’attuazione del piano di monitoraggio – fra i quali anche ricercatori del Dipartimento Scienze della Terra dell’Università di Firenze – al fine di confrontare i dati ed effettuarne la validazione.Per quanto concerne le acque sotterranee, le analisi confermano il quadro già noto, ovvero la presenza di una contaminazione da mercurio localizzata nei piezometri interni all’area sottoposta a bonifica, specie quelli entro il lotto 6, con una certa variabilità stagionale connessa al regime di magra-morbida della falda.Relativamente alla qualità dell’aria le misure effettuate indicano la persistenza di una contaminazione da mercurio specie all’interno del lotto 6, benché i valori che si riscontrano nelle aree ed edifici limitrofi siano notevolmente più bassi, in molti casi già inferiori alle concentrazioni obiettivo da conseguire al termine della bonifica. Bisogna tuttavia tener presente che le lavorazioni in corso nel cantiere (splateamenti e movimenti di terre e materiali di risulta, pulizie degli edifici e impianti) possono transitoriamente determinare un innalzamento delle concentrazioni nonostante le misure di mitigazione adottate.