Arezzo: dal 16 settembre la mostra personale di Monica Dengo  “La terra è un sistema vivente”

 

Rosy Boa  ha organizzato per venerdì 16 settembre la mostra personale dell’artista Monica Dengo dal titolo “La Terra è un sistema vivente”.Curata da Matilde Puleo, la mostra  prende le mosse dai cerchi che portano lo stesso titolo della mostra, realizzati nel 2020, tra le opere più iconiche e importanti dell’artista. Presentando un percorso inedito che rilegge oltre dieci anni di produzione, la mostra include rare opere custodite dall’artista e nuovi lavori appositamente realizzati per Rosy Boa.  La mostra presenta oltre 60 opere tra dipinti, fotografia,opere su carta e installazioni che possono essere lette come specchi attraverso i quali l’arte riflette su sé stessa. Fin dalle opere realizzate alla metà degli anni 2000l’artista rivolge la propria attenzione alle basi ideali e materiali del fare artistico, al segno e alla calligrafia illeggibile, quali condizioni attraverso le quali l’arte si realizza sin dalle epoche più remote. Nel lavoro della Dengo spesso ricorrono rimandi: l’artista utilizza frammenti estratti dal grande catalogo della storia della scrittura come segno, interpretando l’atto di scrivere come impronta della nostra esistenza. Il suo è un gesto che ha un significato profondo in sé e non solo in connessione con il messaggio verbale che porta. Non a caso si tratta di opere molto influenzate dalla scrittura orientale e all’ideogramma le quali sembrano dare un tempo maggiore alla percezione, un tempo altro che non è coinvolto dall’atto del leggere. Nella sua analisi l’atto del pennello è considerato come momento conoscitivo la cui verità è però costantemente rimessa in questione e ogni nuovo segno ancestrale può fornire lo spunto per opere successive, in un ciclo inesauribile.  Il titolo della mostra “La Terra è un sistema vivente”, è anche il titolo della grande installazione che accoglie i visitatori nella sala centrale. A partire dal suo tracciato seguendo una scrittura non lineare, l’intero ambiente espositivo diventa una versione tridimensionale, amplificata e percorribile della stessa opera e delle infinite possibilità a cui rimanda. Le pareti, le teche e lo spazio aereo ospitano gli elementi che costituiscono lo schema compositivo dell’opera, gli arabeschi, le sue linee curve e i punti di contatto del pennello sulla tela. Nella sala centrale, ciascuno dei sei cerchi è scandito da un nastro-cavalletto che trasforma l’ambiente in una sorta di tempio orientale, accogliendo frammenti e ritagli di questo potente mezzo d’espressione, abbinandoli a segni, frammenti e scritture.Oltre ai cerchi, le otto stanze dello spazio espositivo presentano altrettante possibili varianti dell’opera, ingrandite o ridotte in proporzione alla grande articolazione dello spazio espositivo.