Barberino Tavarnelle : il pallone stratosferico, ideato dagli studenti di Astrofisica, ha compiuto la sua missione nello spazio

Missione compiuta, nello spazio e non solo. L’Osservatorio Polifunzionale del Chianti muove i primi passi per creare nuove attività sperimentali destinate agli scienziati del futuro e promuovere lo sviluppo dell’alta formazione. Il pallone stratosferico, progettato dalle allieve e dagli allievi del corso di Tecnologie Spaziali del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Firenze, lanciato dalla base astronomica dell’Osservatorio chiantigiano, nel comune di Barberino Tavarnelle, ha compiuto il suo volo e in poco meno di tre ore è atterrato, come previsto, nel cuore dell’Italia centrale, tra la Toscane e l’Emilia Romagna, in prossimità di Civitella di Romagna nella provincia di Forlì – Cesena. E’ stato l’astrofisico Emanuele Pace, con il suo team di studenti e studentesse, ad aver realizzato l’operazione e a provvedere, dopo il lancio, al recupero della mongolfiera scientifica, ideata e costruita in ogni sua parte dagli astrofisici del futuro, dopo averne seguito la traiettoria attraverso il Gps e altri strumenti di innovazione tecnologica in dotazione all’Osservatorio. Lo “Stratospheric Balloon for Atmospheric Measurements (SBAM)”, così come lo hanno chiamato i giovani artefici, ha assolto alla sua funzione multipla legata al rilevamento di dati di varia natura, utili alla ricerca nel campo delle stelle. “Il progetto di carattere formativo fornirà contenuti scientifici semplici ma importanti – spiega l’astrofisico Emanuele Pace, nonchè responsabile scientifico dell’Osservatorio – con il pallone stratosferico avremo la possibilità di misurare temperatura, pressione, umidità, velocità del vento, irraggiamento solare, calcoleremo anche i raggi cosmici, ovvero le particelle emesse dal sole, dalle galassie, dall’universo che investono la Terra, così come tutti gli altri pianeti”.La missione ha portato ad un’altitudine di 36.000 metri una suite di esperimenti disposta in un contenitore cubico di 25 cm di lato. Il carico scientifico del peso di circa 1 kg, coibentato per resistere all’intervallo di basse temperature, è stato dotato di 2 telecamere, un contatore Geiger, pannelli solari, misura dell’irraggiamento solare, un GPS e un segnale sonoro per evidenziare la scomparsa del suono con la riduzione della densità atmosferica.Dagli elementi teorici, appresi in classe, a quelli pratici sperimentati sul campo. La scienza è a portata di giovani, soprattutto di coloro che sanno immaginano il loro futuro e sognano di scoprire nuove conoscenze in una dimensione, dominata dall’ignoto, avvolta dai segreti dell’universo, di cui ancora molto è da esplorare. Lo studio dell’ignoto, dello spazio affascina e cattura gli studenti che hanno già le idee chiare su cosa faranno da grandi. “Questa esperienza mi ha fatto capire esattamente quello che voglio fare – ha dichiarato Valentina Giordani – ovvero partecipare a più missioni possibili sia a bordo sia da terra”. “Spero di continuare nella ricerca scientifica – precisa Martina Raco – un campo in continua evoluzione in cui si aprono porte e orizzonti inaspettati e imprevedibili, trovo questo profilo formativo molto stimolante anche perché nel giro di poco tempo potrebbe presentarsi l’occasione di studiare qualcosa di nuovo da comprendere e diffondere”.  “Progettare missioni spaziali, come quella che abbiamo realizzato con il professor Pace, è il mio sogno – aggiunge Lorenzo Graziani – credo che la ricerca sia un ambito professionale che possa offrire tante opportunità trasversali ai giovani, soprattutto a coloro che sono disposti a viaggiare e a sentirsi cittadini del mondo”. Il team degli studenti che ha preso parte all’esperimento è composto da Claudio Mollica, Clarissa Calamai, Bruno D’Angelo, Irene Fiorentino, Lara Fossi, Valentina Giordani, Lorenzo Graziani, Luca Mazzini, Irene Parenti, Martina Raco, Ofelia Romani. “Ci auguriamo che dall’Osservatorio Polifunzionale del Chianti possano prendere le mosse nuove scoperte – sottolinea Emanuele Pace – l’uomo è affascinato da sempre dall’ultima frontiera, lo spazio oggi rappresenta quello che nel passato erano le Americhe, le Indie, l’Australia, la nostra vita oggi è permeata di cultura scientifica e in futuro le nuove generazioni la vivranno molto più intensamente, lo spazio  sarà la nuova casa per molti di noi, dunque promuovere la formazione in questa sede è un modo per avvicinare alla scienza e creare nuova conoscenza, fondamentale per l’avvenire dell’umanità”.