Castiglione del Lago : l’11 gennaio Wim Wenders in collegamento diretto con il nuovo Cinema Caporali presenterà “Perfect Days”, premiato a Cannes e candidato all’Oscar
Per molti “Perfect Days” è probabilmente il miglior film di Wim Wenders. Giovedì 11 gennaio alle ore 21, prima della proiezione, al Nuovo Cinema Caporali Wim Wenders sarà collegato in diretta video per parlare con il pubblico del suo ultimo film, in concorso al Festival di Cannes 2023 dove ha vinto con Kôji Yakusho il premio per il miglior interprete maschile e che rappresenta il Giappone all’Oscar 2024. Una serata quindi da non perdere per una pellicola che è «il ritratto della serena e composta solitudine di un uomo che ha fatto pace con i suoi errori del passato». Perfect Days di Wim Wenders è una produzione giapponese e tedesca che vede la partecipazione del protagonista Hirayama, interpretato da Kôji Yakusho e di Tokio Emoto, Arisa Nakano, Aoi Yamada e Yumi Asô (durata 123 minuti). La vicenda si svolge a Tokyo ai giorni nostri. Hirayama è un sessantenne giapponese che pulisce i bagni pubblici della città con attenzione meticolosa ai dettagli e dedizione certosina al suo lavoro. Ogni giorno segue la stessa routine: un’attenta pulizia personale prima e dopo quella dei bagni altrui, un’innaffiata alle piante che ha salvato dalla disattenzione cittadina, un panino al parco all’ora di pranzo. Lungo il suo percorso talvolta si ferma a osservare le piante che lo sovrastano scattando foto alle chiome, o fa uno spuntino presso qualche tavola calda. E ogni tanto fa qualche incontro: con Takashi, il ragazzo che rileva il turno pomeridiano di pulizia dei bagni, con una ragazza al parco, con un senzatetto scollato dalla realtà, con la proprietaria di un ristorante che gli riserva piccoli trattamenti di favore. E quando sale a bordo del suo furgone ascolta Lou Reed (con e senza i Velvet Underground) e Patti Smith, The Animals e Van Morrison, Otis Redding a Nina Simone, così come quando è a casa legge William Faulkner e Patricia Highsmith, ma anche la “sottovalutata” Aya Koda. Perfect Days racconta le “giornate perfette” di Hirayama come una quieta affermazione di dignità quotidiana. L’uomo svolge il suo lavoro con gesti precisi ed essenziali, accogliendo l’occasionale contatto umano (anche nella forma anonima di una partita a tris proposta su un foglietto) con generosità e rispetto. Tutto in lui è rimasto analogico, come le musicassette che ascolta o la macchina fotografica i cui rullini vanno fatti sviluppare, e le fotografie vengono collezionate in scatole numerate che archiviano la nostalgia del tempo che passa. Wim Wenders, in veste di regista e sceneggiatore (con Takuma Takasaki), mette a frutto la sua grande familiarità con il documentario per creare un film di finzione che segue le giornate del suo protagonista come una camera nascosta, e poi però racconta i sogni di Hirayama come un’elaborazione artistica del giorno appena vissuto. La concezione architettonica di Wenders incastona la figura umana in spazi ben squadrati e confinanti, a cominciare dal formato 4:3 che ad un certo punto diventa quello ancora più ristretto dell’inquadratura da cellulare, e in una Tokyo in cui il sole sorge (non a caso siamo nel Paese del “Sol Levante”) accompagnato dalla canzone perfetta (The House of the Rising Sun). La fotografia nitida e precisa di Franz Lustig accompagna il ritratto della serena e composta solitudine di un uomo che sa di appartenere ad un’altra epoca e che ha fatto pace con i suoi errori del passato. Koji Yakusho è lo straordinario interprete di questo film quasi muto che si snoda in purezza attraverso uno sguardo contemplativo ma mai artefatto. Il suo Hirayama è il baluardo di un passato recente che è già modernariato, e conserva un afflato poetico persino attraverso il lavaggio di bagni frequentati da persone per cui è invisibile. Hirayama continua la sua metodica affermazione di sé all’interno di un universo per molti versi indifferente, consapevole che “il mondo è fatto di molti mondi” e solo alcuni sono connessi, ricordandoci che esiste un “ora” che va rispettato in quanto tale senza correre dietro al futuro, perché “il futuro succederà la prossima volta”.