Il personaggio del mese di maggio 2020: Fiorenza Aureggi, romana con origini cetonesi, una laurea in lettere con indirizzo storico-filologico, ma anche imprenditrice, moglie e madre. Già Presidente del Lions Club di Chiusi ( “con loro – dice – ho scoperto l’importanza della sussidiarietà, cioè il supporto che le associazioni private possono dare alle pubbliche amministrazioni per il bene comune)ora sta investendo nel futuro, incentivando il turismo matrimoniale nel territorio cetonese

Di Francesca Andruzzi

Maggio è il mese delle rose, fiori preziosi e delicati. Fragili, almeno all’apparenza. Se non si usa estremo tatto ed estrema cautela nell’accostarsi ad essi, si rischia di pungersi. Perché le rose, per quanto delicate, sanno difendersi. Come le donne. E, come le donne, sanno nascere e rinascere in tutti gli ambienti. Fiorenza Aureggi è una donna bella, molto bella. Ma non solo. E’ colta, intelligente, piena di vita, perché ama la vita. Dopo una esistenza dedicata alla famiglia, ha deciso di continuare a essere madre non solo dei suoi figli, ma anche del bel territorio nel quale vive, mettendosi “al servizio” della comunità Cetonese. La sua quarantena si svolge nel bel casale di famiglia e se le misure restrittive non hanno consentito di poterla incontrare fisicamente, Fiorenza è riuscita a trasmettere la sua forza e il suo fascino anche telematicamente…                                                                                                  

D.: Romana, ma con origini cetonesi. E proprio a Cetona si trasferisce definitivamente nel 1988. Dopo trentadue anni, si sente più romana, più toscana o cittadina del mondo?

R.: Il legame con la mia città natale è sempre stato molto forte, sia per la vicinanza alla famiglia paterna, romana da sette generazioni, che per la mia formazione giovanile e l’affetto che mi lega a persone amiche da sempre. Cetona, fin da quando ero bambina, ha rappresentato il mio sogno di vita, il luogo del cuore nel quale costruire una famiglia e un futuro. Era lì ad aspettarmi! Io sono voluta tornare dove, molti anni prima, la mia nonna materna era stata costretta dalla povertà a partire. Oggi riconfermo la mia scelta e il sentimento di appartenenza che mi lega a questo paese.

 

D.: Studi classici, una laurea in lettere con indirizzo storico-filologico, ma anche imprenditrice, moglie e madre. Qual è la ricetta al femminile per coniugare passione lavorativa e famiglia?

R.: Non credo ci sia una ricetta precisa. Nei periodi di vita trascorsi, ho dato delle priorità a quello che era realmente importante, senza mettere da parte passioni, intelligenza e potenzialità, nonostante le difficoltà che questo comporta. La scelta, la mia attività prevalente è sempre stata a favore della famiglia e dedicata alla crescita dei miei figli. La vita può concedere, poi, la possibilità di recuperare quello che si è lasciato indietro, basta avere coraggio e non perdere mai l’entusiasmo.

 

D.: Un padre ingegnere con la passione per lagricoltura. Poi un marito con il quale condivide, per lunghi anni, la gestione di una attività agrituristica. Quanto incide, secondo lei e secondo la sua personale esperienza, la figura paterna nella scelta di un uomo da eleggere quale compagno e padre dei propri figli?

R.: Sicuramente un inconscio filo conduttore mi ha legato ad un compagno che condivideva con me la passione, ereditata da mio padre, di vivere in campagna, in una azienda agricola. L’importante decisione di costruire la propria famiglia con una persona è fondata sulla convinzione di avere un sogno in comune da realizzare. Non sempre si ha la fortuna di continuare insieme il cammino di vita. La figura di mio padre la riscopro adesso, in età matura, per quello che mi ha lasciato con il suo esempio di persona sempre pronta a condividere con gli altri le sue esperienze ed i suoi entusiasmi.  

D.: Parliamo un po proprio dei suoi figli, Filippo e Fabrizio, 27 e 24 anni. La maternità è il più grande miracolo della natura, nello stesso tempo una responsabilità immensa. Un piccolo bilancio di questa meravigliosa ed impegnativa esperienza

R.: Come ho già detto i figli sono stati e sono la mia priorità, il mio amore. Oggi vedo concretizzarsi l’impegno che gli ho dedicato. Sono giovani uomini che si affacciano alla vita in tempi molto difficili, ma so che daranno il meglio e sono per me fonte di orgoglio e di soddisfazione.  

D.: Una famiglia al maschile. Ha mai sentito la mancanza di una figlia? 

R.: Due figli maschi ti coinvolgono nei loro interessi e passioni, come, ad esempio, andare allo stadio a vedere una partita di calcio e tifare per la squadra del cuore, oppure passare la serata infreddoliti sulla spiaggia, sperando che un pesce abbocchi. Quindi non ho sentito una vera mancanza di una figlia. Anzi, ho scoperto molti aspetti del maschile che mi hanno arricchito. Spero, un domani, di poter recuperare una intimità al femminile con le loro future compagne.  

D.: Nel 2018 viene eletta Presidente del Lions Club di Chiusi. Cosa conserva di questa esperienza?

R.: E’ stata un’esperienza formativa importante. Con persone unite da intenti comuni si possono fare grandi cose per le nostre comunità. Il valore del “servizio”, cioè mettersi a disposizione degli altri, mi ha dato nuove prospettive e la passione per realizzare progetti nel sociale. Ho allacciato nuove amicizie, con stima reciproca, ma, soprattutto, ho scoperto l’importanza della sussidiarietà, cioè il supporto che le associazioni private possono dare alle pubbliche amministrazioni per il bene comune. E’ proprio da questo concetto che l’8 giugno scorso, a Cetona, abbiamo potuto realizzare una grande sfilata di abiti da sposa d’epoca, con ottanta ragazze che, per un giorno, hanno indossato gli abiti nuziali delle mamme o delle nonne. E’ stata un occasione per ricordare il passato e per investire nel futuro, incentivando il turismo matrimoniale nel nostro territorio. Questo non sarebbe stato possibile senza il sostegno della Regione Toscana, Comune di Cetona, Lions Club di Chiusi, Fondazione Balestrieri e tutte le associazioni locali.  

D.: Appassionata, dunque, del sociale. Penso anche alla creazione della borsa di studio intitolata a Miriam Mafai presso lUniversità degli Studi di Siena. Dove trae origine questa sua inclinazione?

R.: Mi sono impegnata nel sociale in questi ultimi anni, quando ho avuto più tempo da dedicare a ciò che ho sempre sentito dentro di me, cioè rendermi utile anche al di fuori della famiglia, condividere e valorizzare ciò che di bello ha la nostra comunità. Gli studi che ho fatto sono la base dalla quale nasce l’interesse, mai sopito, per la cultura e la conoscenza. Miriam Mafai e il suo legame con Cetona? L’occasione per raccontare, soprattutto ai giovani, come “affrontare la vita a vele spiegate”, senza rinunciare mai ai propri ideali! Ringrazio ancora il mio Club per avermi dato l’opportunità di realizzare questa bella iniziativa. 

D.: Tra tutte le sue passioni, anche la scrittura. Con altre sette donne, pubblica Oggi sposi a Cetona, dal 1940 al 1975. Un periodo precedente la riforma del diritto di famiglia. Cosa, secondo lei, è cambiato nel modo di concepire il matrimonio?

R.: All’inizio doveva essere un “volumetto” per raccontare alle giovani donne gli usi e costumi del fidanzamento e del matrimonio nei nostri paesi fino al 1975, quando con una legge nazionale si passa dalla famiglia patriarcale a quella nucleare. L’intento era trovare nella storia recente un perché ai tanti episodi di violenza e di femminicidio che funestano anche il nostro territorio. Poi ci siamo coinvolte a tal punto che le poche pagine sono diventate un libro, con racconti personali e altri tratti da testimonianze, saggi antropologici, sociologici e legali. La mia riflessione è che siamo ancora in un’epoca di transizione, dove i rapporti tra uomo e donna devono trovare nuovi e non facili equilibri, sia nella vita privata familiare che in quella lavorativa. Le leggi cambiano più velocemente dei costumi. Importante è parlare nelle scuole e, soprattutto, coinvolgere i giovani uomini ad essere protagonisti di cambiamento. La conoscenza delle rispettive diversità può dare maggiore sicurezza ad ambedue i generi per i loro rapporti futuri. 

D.: Non poteva mancare, per una donna colta e impegnata come lei, anche una esperienza in ambito politico. Lo scorso anno si candida alle elezioni amministrative di Cetona nella lista del Sindaco Cottini e oggi rappresenta il Comune nella Fondazione Lionello Balestrieri, promotrice di iniziative culturali e artistiche nel territorio. Secondo lei, cosa la politica dovrebbe fare di più, soprattutto a livello locale, per la nostra bella Italia? E per quanto riguarda la sua personale esperienza, i suoi rapporti con il Comune di Cetona, cosa si aspetta per la maggiore valorizzazione di uno dei Borghi più belli dItalia?

R.: La strada già intrapresa, che si potrà rafforzare, è quella di politiche locali ispirate a principi di territorialità, integrazione e concertazione. Questo attraverso l’apertura dell’amministrazione pubblica nei confronti della comunità locale, l’attivazione del cittadino, la pluralità delle voci e l’innovazione istituzionale. Un po’ una democratizzazione nello spazio locale della politica, che deve essere sempre più attenta allo sviluppo sociale ed ambientale. Come ho detto prima, sono convinta che, incentivando la sussidiarietà del privato e la cittadinanza attiva, si possano ottenere grandi risultati. L’amministrazione comunale, con il sindaco Roberto Cottini, supporta e segue un progetto che era nel programma elettorale, cioè la nascita di una “Cooperativa di Comunità”, come mezzo per poter rivitalizzare l’accoglienza turistica a Cetona e Piazze, creando nei due borghi un albergo diffuso. Nello stesso tempo, la cooperativa potrà dare alla collettività tutta una serie di servizi tesi al rafforzamento del welfare locale.  

D: La storia resta certamente la sua più grande passione, considerato anche il suo percorso di studi universitari. Quanto e come lo studio di questa materia ha influito nella sua vita personale?

R.: La volontà di tornare nel paese di origine è nata dall’amore per la storia della mia famiglia. Credo che dipendiamo tutti dalla Storia, quella grande, fatta da scelte politiche, guerre, vittorie, sconfitte; e quella piccola, personale privata, di chi ha vissuto prima di noi e ci ha trasmesso, con i propri valori, i principi per il nostro percorso di vita. 

D.: Oggi si sta scrivendo unaltra pagina di storia. Lemergenza determinata dalla pandemia Covid19 verrà messa a confronto con quelle della spagnola dei primi del 900 e della peste medioevale. A suo giudizio, le ripercussioni sulla società e sulleconomia, sia pur con le dovute distinzioni, saranno fondamentalmente le stesse?

R.: Le pandemie del passato hanno prodotto grandi mutamenti, hanno determinato carestie, o la scomparsa di intere comunità. Ancora oggi risvegliano le nostre paure. La “spagnola”, che colpì un’intera generazione di giovani, determinò una profonda sfiducia sociale e una conseguente grave crisi economica. Il Covid 19 ci ha colti impreparati, ha infranto le nostre certezze nello sviluppo della scienza, della medicina, nella nostra capacità di trovare una soluzione immediata. Molti settori dell’economia sono in difficoltà estrema, soprattutto il turismo, con tutto ciò che ruota intorno ad esso e l’intero settore dei “servizi”, che non si possono immagazzinare e vendere in futuro come le merci. Penso ai giovani che si affacciano oggi sul mercato del lavoro; l’impressione è quella di una sconfortante assenza di opportunità. Però, a differenza del passato, in questo tragico momento, ci sono esempi di solidarietà civile che possono essere importanti per mantenere la fiducia sociale e sostenere la crisi economica. Quando l’emergenza sarà finita, occorrerà un grande sforzo di adattamento ad un mondo che cambia e dinamismo imprenditoriale. La sfida sarà provare a ricostruire il nostro benessere.  

D.: Lei è una donna bella e una bella donna. Mi spiego meglio. Dire donna bella, significa mettere in risalto le doti fisiche, quelle oggettive. Dire bella donna, sottolinea il fascino, fatto di classe, intelligenza, capacità. Non sempre una donna bella è anche una bella donna. Lei che ha la fortuna di coniugare entrambi gli aspetti, bellezza esteriore e fascino, può affermare, con sincerità, che sia sempre stata unafortuna? 

R.: La bellezza esteriore è un valore relativo, che cambia e si trasforma con il tempo, così come la fortuna, se la facciamo dipendere da altri. Oggi mi ritengo contenta della donna che sono diventata. E, a mio avviso, questa è una fortuna.