Il Senato ha premiato il marchigiano Giorgio Girelli con la medaglia d’oro alla carriera

di Paola Cecchini

Da tempo rinviata a causa del Covid  si è svolta nella prestigiosa Sala Capitolare del Senato della Repubblica  la cerimonia  di consegna a Giorgio Girelli della  medaglia d’oro alla carriera (“ad aetatis honorem”). Vincitore di concorso pubblico nazionale Girelli ha percorso tutti i gradi  dirigenziali  della Amministrazione della Camera Alta a capo di vari e rilevanti strutture preposte al funzionamento della Commissione Affari Costituzionali, del Comitato Parlamentare per l’inventario delle problematiche costituzionali (presieduto dal sen. Franco Bonifacio), dell’Ufficio ricerche nel settore giuridico e storico-politico, della Commissione per il Contenzioso,della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia,della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema sanitario per concludere   al vertice della Direzione Generale delle competenze parlamentari, l’entità che  provvede ad indennità, vitalizi, contributi ai gruppi, assistenza sanitaria e diversi altri aspetti dello status del senatore oltre alla  gestione di complessi aspetti del diritto parlamentare. Materia nella quale Girelli è particolarmente esperto essendo stato appunto chiamato dalla Università di Urbino a tenere   per diversi anni corsi accademici nella materia .Più conosciuto a Pesaro quale esponente politico, consigliere regionale o presidente del Conservatorio Rossini, in verità le maggiori energie egli le ha dedicate al suo ruolo di dirigente del Senato, richiesto peraltro  per quattro anni anche al Quirinale quale consigliere parlamentare di Cossiga e Scalfaro.  Di tutto il resto si è occupato nel tempo libero. Avendo cura della “macchina” parlamentare, i dirigenti assistono i presidenti in Aula e nelle commissioni vigilando sul rispetto del regolamento o fornendo soluzioni ad intricate questioni procedurali. Gente preparata e che è talvolta approdata al concorso per  il Senato  avendo già vinto altre rilevanti prove ad esempio presso la Banca d’Italia, la Corte dei Conti, la Dirigenza di Confindustria.    E non a caso dalle sue file provengono personalità che hanno ricoperto ruoli apicali nelle Istituzioni, nelle università e nella cultura quali  Elia, Scoppola, Maccanico, Salvi, Gifuni, Lanzillotta,   Manzella, P. Napolitano, Vegas, La Sorella. Un mestiere che esige rigorosa terzietà, capacità di estraniarsi dalle proprie preferenze politiche, da praticare semmai fuori ufficio. Indipendenza ed equidistanza ,imparzialità, osservanza del regolamento sono punti d’onore che la categoria rivendica con orgoglio.  E non potrebbe essere diversamente per chi collabora con personalità politiche dagli orientamenti contrapposti dei quali deve avere la fiducia.  Ruolo che Girelli ha sperimentato anche su se’ stesso. “Ricevetti – racconta Girelli – una lettera autografa quando dirigevo l’Ufficio della Commissione Affari Costituzionali anche da Armando Cossutta, leader di Rifondazione Comunista  – che era ben al corrente della mia attività politica svolta nel tempo libero – con espressioni di particolare apprezzamento per il mio operato”. “Per converso – mi confida  Girelli – ho dovuto correggere in piena seduta il democristiano presidente  Murmura (di cui ero pure amico) perché in buona fede, di fronte ad una parità di voti,  dichiarava approvata una legge ritenendo che il voto favorevole del presidente prevalesse. Invece la parità significa bocciatura perché tutti i voti hanno lo stesso peso e le deliberazioni sono assunte “a maggioranza”.