Il ricordo di Berlusconi, l’amore per il Milan, il calciomercato e i progetti futuri. Carlo Pellegatti, giornalista sportivo milanista, si racconta in un’intervista esclusiva soffermandosi sul ricordo di Berlusconi, sulla Champions League, sul calciomercato e sui tanti progetti per la prossima stagione

di Ettore Bruno

Carlo Pellegatti, giornalista tifoso Milan, si presenta con un’intervista esclusiva che delinea tanto del personaggio e della persona a cui sono state poste le domande. Si parte, infatti, con un ricordo vivo e felice di Sllvio Berlusconi, uomo di televisione prima ancora che politico e grande consigliere dei tanti giovani che, anni fa, facevano parte della scuderia sportiva Mediaset. Pellegatti si sofferma, infatti, sul rigore nelle interviste, l’essere sempre concentrati, il mantenere lo sguardo fermo sull’altra persona e il non fare mai paragoni per non sminuire l’avversario. Consigli preziosi, degni di un uomo di spettacolo che ha sempre considerato Carlo un valore aggiunto per il Milan, segno di vanto e di orgoglio per il giornalista. Il divorzio Maldini – Milan con un futuro tutto da costruire è stata una bella botta per i tifosi milanisti. Nessuno si sarebbe mai immaginato uno strappo così repentino che ha portato via, dopo settant’anni, la famiglia Maldini fuori dalla società rossonera. Pellegatti, però, su questo è molto chiaro: “nessuno choc, nessun allontanamento può allontanare, appunto, il tifoso dalla sua squadra del cuore. Chi nasce milanista morirà milanista, al di là di quello che succede tra calciatori, dirigenza e allenatori. In più sembra che il calciomercato, nonostante Maldini si occupasse principalmente di questo, stia andando a gonfie vele con tanti nomi interessanti tra cui Loftus Cheek, Sinisterra del Leeds e il sogno Milinkovic-Savic come nuovo numero 10 dopo l’addio di Diaz. Un mercato di successo, quindi, alla ricerca di un campione che rimpiazzi Ibrahimovic dopo il suo ritiro dal calcio giocato”. Anche qui Pellegatti ha le idee molto chiare: niente panchina per lui come allenatore ma un punto di connessione tra calciatori e dirigenza, come un vero club manager sa fare.  La Champions League merita un capitolo a parte perché, secondo Pellegatti, “il Milan ha giocato bene fino a quando ha avuto tutta la squadra a disposizione e, nelle semifinali contro l’Inter, l’assenza di Leao e di Bennacer ha fatto la differenza un po’ come il gioco del Napoli senza Oshimen. L’Inter, comunque, per quanto essendo rivale lui non possa esserne tifoso, non ha demeritato giocando una buona finale”. Quello che ci tiene, però, a specificare in intervista Pellegatti è che, al di là della bravura di Grealish e Lautaro, non c’è nessun giocatore forte come Leao, considerato il miglior esterno sinistro in Europa. Pellegatti è molto fermo nel rispondere per le rime alle provocazioni di Mourinho che parla di “campionato falsato” dalla penalizzazione della Juventus. I 15 punti in meno, infatti, hanno spostato il Milan dalla quinta alla quarta posizione finale, consentendogli la qualificazione alla Champions League. Ma i rossoneri hanno vinto in campo, anche contro la Juve, rispettando gli avversari e battendoli in partita, quindi nessuna polemica ma tanti progetti per l’avvenire con la speranza di una finale Champions nel 2024. Le tre finali europee di quest’anno, infatti, non sono avvenute per caso ma sono il punto di partenza per un nuovo corso italiano che, se desse più imprenditorialità alle società calcistiche (come avviene negli USA), porterà giovamento a tutto il settore. Pellegatti dice “di partire dall’ammodernamento degli stadi, veri e propri poli multifunzionali, come avviene in Spagna e in Inghilterra”.
L’intervista peggiore e migliore, poi, a chiudere la chiacchierata hanno, entrambe, risposte semplici. “Le interviste migliori sono quelle che hanno avuto come protagonista Silvio Berlusconi, uomo colto e sagace in grado di chiudere ogni passaggio con un finale epico, indimenticabile e intelligente. L’intervista peggiore, perché più imbarazzante, quella a Carlo Ancelotti dopo la finale persa contro il Liverpool a Istanbul nel 2005”. Pellegatti, però, da vero tifoso, vuole lasciare un segno di speranza a tutti i tifosi: fu lo stesso Ancelotti, due anni dopo, ad alzare la coppa contro il Liverpool ad Atene nel 2007 quindi mai dire mai.