Pegaso speciale della Toscana alla livornese Maria Sole Ferrieri Caputi , primo arbitro donna in serie A

Un premio, un Pegaso speciale per la Toscana delle donne, e un regalo, per il compleanno festeggiato ieri. 32 anni, livornese, Maria Sole Ferrieri Caputi, primo arbitro donna a dirigere una partita della massima serie calcistica, ha ricevuto oggi al Centro Tecnico Federale di Coverciano, dalle mani del presidente Eugenio Giani, un riconoscimento speciale per la prima ‘breccia’ aperta nel mondo del pallone maschile italiano. Mondo che fino ad adesso, al massimo, si era aperto alle assistenti arbitrali. Il riconoscimento è stato consegnato nell’ambito della settimana dedicata alla Toscana delle donne.“Maria Sole – ha commentato Giani – rappresenta un simbolo. Il simbolo della prima donna che ha arbitrato una partita in serie A, e che lo ha fatto con quella determinazione e professionalità che l’hanno portata a scalare in rapida successione tutti i gradini fino a diventare ciò che è. Maria Sole è anche il simbolo dell’affermazione della donna nel mondo dello sport, anche in discipline e ruoli tradizionalmente preclusi al genere femminile. Il fatto che una toscana – ha concluso Giani -, grazie alle proprie capacità, competenza ed equilibrio, dote questa fondamentale nel mondo dello sport e del calcio in particolare, sia riuscita a raggiungere questo traguardo è l’emblema di una regione che vuole essere all’avanguardia in tema di diritti civili ma anche nell’affermazione della donna in tutti gli campi”. “Un grande onore e orgoglio ricevere questo premio ‘in casa’ – ha spiegato Maria Sole Ferrieri Caputi -, un premio che aiuta a puntare l’attenzione sui temi che riguardano le donne. Sono e sono stata fortunata perché la Toscana, in campo arbitrale nel calcio, ha offerto personalità di spicco anche in campo femminile. Oggi questo riconoscimento è sia per l’Aia (Associazione Italiana Arbitri, ndr) che per le altre donne che mi hanno preceduto . Giudizi sul mio operato in campo? Chiederò sempre – ha concluso – di essere giudicata come arbitro e non come arbitro donna, per la mia prestazione. Obiettivi? Arrivare più in alto possibile. Ai Mondiali ci sono tre arbitri donna e tre assistenti, l’obiettivo è poter replicare questo lavorando tanto quanto loro. L’Aia ha investito molto sul movimento, per dotarci di tutti gli strumenti e poter raggiungere i livelli dei colleghi maschi”.