Sesto appuntamento con i canti del Paradiso della Divina Commedia “rivisitata” dal poeta Piero Strocchi


76 (CANTO N. 12 DEL PARADISO)

(SAN BONAVENTURA DA BAGNOREGIO E GLI ALTRI 11 SPIRITI SAPIENTI)
Luogo – (Quarto Cielo o Cielo del Sole);
Presenze – (Dodici Spiriti Sapienti della Seconda Corona o Dottori della Chiesa);
Personaggi – (San Bonaventura da Bagnoregio, Illuminato da Rieti, Agostino da Assisi, Ugo di San Vittore, Pietro Mangiadore, Pietro Ispano o da Lisbona, il Profeta Natan, San Giovanni Crisostomo, Anselmo da Aosta, Elio Donato, Rabano Mauro e Gioacchino da Fiore);
Argomenti – (Panegirico di San Domenico di Guzman; Biasimo dei Francescani degeneri; Descrizione delle caratteristiche teologiche dei dodici Dottori della Chiesa).
Quando San Tommaso ebbe terminato di parlare
La Prima Corona degli Spiriti Sapienti, in quel circo celeste nuovamente riprese a girare;
Però non aveva ancor compiuto
Il giro completo
Che una Seconda Corona di altri 12 Spiriti Sapienti la circondò,
Anch’essa cantando e danzando insieme alla Prima Corona, con un’armonia che qui non vi dirò
Perché nessun umano riuscirebbe a descrivere le celestiali sensazioni
Che provavo in quel momento, e tutte le emozioni.
Quelle due Corone mi sembrarono due arcobaleni, tra loro concentrici, che però par che insieme si unissero,
Con gli stessi colori che l’una con l’altra reciprocamente si riflettevano.
Quasi a ricordarmi l’uno Iris, l’ancella messaggera di Giunone,
Quando scendendo tra i mortali, recava con sé la divina disposizione,
E lasciava quale traccia del suo passaggio un luminoso arcobaleno, proprio in ogni occasione.
E l’altro arcobaleno invece a ricondurmi con la memoria al Diluvio Universale, che appena terminato,
Avendo all’uomo Dio sancito il suo perdono, promise che tale negativo evento non si sarebbe più manifestato.

77 (Una voce preannuncia a Dante la sua presenza)
Conclusa quella danza ormai per comune volontà di tutte le 24 anime beate,
E cessate le luci di quella celeste luminaria per la quale si erano dapprima tutte attivate,
Ascoltai una voce e dal tono subito capii ch’era necessario che ad essa ponessi la massima attenzione,
“… quasi che l’ago a la stella parer mi fece in volgermi al suo dove …”, come l’ago di una bussola, che in ragione delle caratteristiche del campo magnetico terrestre, dalla stella polare subisce una gravitazionale irresistibile attrazione.

78 (Spiriti Sapienti: San Bonaventura da Bagnoregio)
Lo Spirito Sapiente che mi rivolse la parola, era quello di San Bonaventura da Bagnoregio che nel suo preambolo mi disse che era sospinto da una forza soprannaturale a parlarmi di San Domenico di Guzmàn, il fondatore dell’Ordine dei Domenicani,
Che meritava altrettanto rilievo rispetto a San Francesco, del quale già prima mi aveva diffusamente parlato lo Spirito Sapiente di San Tommaso d’Aquino, che tanto mi aveva narrato invece del fondatore dell’Ordine dei Francescani.
Entrambi, San Francesco e San Domenico, furono in vita due giganti, che combatterono contro le eresie, e per l’espansione del Cristianesimo.
Era troppo esitante la Chiesa nel suo procedere, ed occorreva il soccorso di quei due “duchi”, giganti che la loro vita dedicarono ad uno scopo medesimo.

79 (San Bonaventura di Bagnoregio narra a Dante la sua vita)
Poi San Bonaventura di Bagnoregio mi fece una breve descrizione della sua vita.
“A 36 anni, nel 1253 divenni maestro in teologia, e dopo 4 anni ministro generale dell’Ordine dei domenicani.
Promulgai la nuova Regola dell’Ordine, e poi scrissi la «Legenda ovvero la biografia di San Francesco»; che tu stesso Dante hai potuto leggere in anni più lontani”.
Ed ancora proseguì: “Mi adoperai per l’elezione a Papa del piacentino Gregorio X° nel 1271,
Ed insieme allo stesso Papa predisposi le argomentazioni trattate nel Concilio di Lione del 1273.
Tra le mie principali opere, il «Commento alle Sentenze di Pier Lombardo», ed il «De triplici via», cioè un compendio di opere di piccolo taglio per rinvigorire lo spirito del cristiano, in polemica ed in opposizione all’aristotelismo, essendo io sempre legato al pensiero agostiniano
Dando una qualche concretezza alla «fisicità della spiritualità dell’animo umano».

80 (Spiriti Sapienti: San Domenico di Guzmàn e Folchetto)
San Domenico di Guzmàn, spagnolo di Castiglia, esercitava il suo ministero mettendo alla base della sua missione i dibattiti ed i colloqui personali, la predicazione errante, e la persuasione individuale e collettiva;
In ciò venne aiutato da Folchetto, che inizialmente lo nominò predicatore nella sua diocesi.

81 (San Domenico di Guzmàn)
Era nato nel 1170 in Castiglia, e fondò a Tolosa l’Ordine dei Frati Predicatori o Domenicani,
Un Ordine itinerante fondato sulla Regola di Sant’Agostino, dove lo spirito di sacrificio veniva da lui professato a piene mani.
San Domenico morì nel suo Convento di Bologna, ancora giovane, all’età di 51 anni, sfinito dal suo gran lavoro errante, dalle sue lunghe penitenze e dai sacrifici di povertà”.

82 (San Domenico e la sua proficua attività)
In questo modo io lo introdussi nel Canto 12 del Paradiso della mia «Comedia»: «Domenico fu detto e io ne parlo sì come dell’agricola che Cristo elesse a l’orto suo per aiutarlo».
Proseguì San Bonaventura: “Proficua fu l’attività che Domenico dedicò alla conversione degli «Albigesi» del Nord Europa, una corrente eretica che nel negare l’incarnazione di Gesù, non riconosceva in esso la natura di Uomo e di Dio.
Pur essendo un gran comunicatore,
Era un uomo di pochissime parole.
Era domenicano anche San Tommaso D’Aquino, oltre che Girolamo Savonarola e il Papa Pio V°”.
Lo stesso San Tommaso così descrisse sé stesso: “Io son degli agni della santa greggia, che Domenico mena per cammino, u’ ben s’impingua, se non si vaneggia”,
Dove con maestria puntualizza che l’animo di tanto viene arricchito dall’insegnamento di Domenico, a condizione però che non si devii dalla retta via da lui indicata.

83 (Spiriti Sapienti: San Benedetto)
Benedetto, come Francesco, fu una delle due ruote che sostennero il carro della Chiesa
Ma ormai i solchi con fatica tracciati,
Da troppi erano stati da tempo abbandonati:
E per questo biasimo i francescani degeneri,
Come Ubertino da Casale, capo dell’Ordine degli Spirituali, che inasprì la Regola originaria,
O come Matteo d’Acquasparta, capo dell’Ordine dei Conventuali, che volle ammorbidire la via primaria,
Entrambi comunque in errore, nella nuova via da loro intrapresa.

84 (Spiriti Sapienti: Illuminato da Rieti; Agostino di Assisi; Ugo da Vittore; Pietro Mangiadore; Pietro Ispano da Lisbona; Natan il Profeta biblico)

L’anima di San Bonaventura da Bagnoregio iniziò la presentazione degli Spiriti Sapienti appartenenti alla Seconda Corona.
Iniziò con Illuminato da Rieti, uno degli originari discepoli di San Francesco,
Come io stesso scrivo nella mia “Comedia”: “… pur non essendo essi (cioè nessun dei due) tra i veri primi scalzi poverelli”, facendo parte della Seconda Corona,
Illuminata fu la sua prudenza,
Durante il suo mistico mandato,
E per gli altri illuminante fu la sua mistica esperienza.
Poi fu il turno di Agostino di Assisi, di cui più sopra è stato detto.
Poi ancora mi presentò l’anima del parigino Ugo da Vittore,
Che del “De arca Noè morali e mystica” fu autore,
Oltre che della notevole “De Sacramentis” compendio di dogmatica cattolica e della contemplazione mistica
A cui fu dedito per tutta la sua vita.
E poi l’anima beata che mi presentò San Bonaventura, fu quella di Pietro Mangiadore,
Un francese nato nelle seconda metà del XII° Secolo, uomo di gran cultura e conoscenza, insomma un grande esperto in legge ed in filosofia.
Seguì la scia di Pietro Lombardo, grande studioso di questioni e di sentenze, soprattutto contro l’eresia,
Che a sua volta scrisse un’importante libello dal titolo: “Sententiae de sacramentis”, nonché un trattato dal titolo: “Sermones”, oltre a contemplare un profondo studio sulla filosofia e sulle dinamiche mistiche, già chiarificatore nel titolo: “Historiascholastica” che ebbe rilevante diffusione sulla scia del profondo insegnamento che gli aveva profuso San Vittore;
“Anch’io mio lettore lessi quell’opera magistrale cercando di farla quanto più possibile mia”.
Per cui concludo questa veloce chiosa su quest’opera che lessi con profondo impegno e con mio intimo orgoglio.
Dopo Pietro Mangiadore, lo Spirito Sapiente che San Bonaventura sottopose alla mia attenzione, fu Pietro Ispano da Lisbona, un portoghese dalla mente vivace e dallo spirito concreto,
Che addirittura a 56 anni divenne Papa con il nome di Giovanni XXI°.
Scrisse un particolare trattato intitolato: “SummulaeLogicales” sulla pratica didattica per meglio memorizzare i sillogismi aristotelici;
Ma fu anche medico, oltre che filosofo e logico; insomma una mente variegata, atta a modellare anche gli aspetti psicologici.
Ancora un altro Spirito Sapiente
Che mi venne presentato
Fu quella del Profeta biblico Natan – figlio del re d’Israele David, e fratello maggiore del re Salomone – di cui si narra nel secondo libro di Samuele.
San Bonaventura mi raccontò che al tempo in cui gli Ammoniti mossero la guerra contro Israele, suo padre, il re David conobbe e si innamorò di Betsabea – ovvero la settima figlia – che però era già sposata con il generale Uria.
Durante quella relazione segreta, Betsabea rimase incinta, e per coprire quel “misfatto” dapprima richiamò Uria cercando di convincerlo a trascorrere la notte con lei, ma fallito il tentativo scrisse al comandante dell’esercito ebraico Joab perché destinasse suo marito alla prima fila affinché colpito a morte fosse morto.
E così fu: Uria morì e Davide sposò Betsabea, ma, mi sottolineò l’anima di Natan: “duramente lo rimproverai per quella sua disonestà”.
Questo perché gli Spiriti Sapienti erano anche difensori della moralità.

85 (Altri Spiriti Sapienti)
Un ulteriore Spirito Sapiente di cui mi parlò San Bonaventura
Fu quello di Sant’Anselmo da Aosta, il più importante padre della Scolastica, che teorizzò la Teologia come si trattasse di una scienza; con i suoi Monologhi e con gli Epistolari dove esprimeva il suo dissenso sul perdono non accompagnato dalla pena, e sottolineando la ricchezza del patrimonio dogmatico, che può esser fatta propria con un semplice atto di fede.
Perché proprio partendo dalla fede, l’intelligenza scopre la ragione, e mediando tra questi due valori assoluti che ben conosciamo,
Va ricercata nella nostra anima una coerente sintesi adatta al nostro vivere quotidiano.
Qualche parola San Bonaventura la spese anche per l’anima beata di Donato Elio, un grammatico latino della seconda metà del IV° Secolo d.C. la cui più importante opera riguardò lo studio della grammatica: dall’alfabeto, all’allegoria alla metafora, all’iperbole ed all’eufemismo.
Ancora mi disse San Bonaventura di Barbano Mauro,
Un enciclopedista ed un grammatico, che visse per settant’anni sulla nostra terra, e che ben seppe commentare le scritture sacre e così compendiare il suo vasto sapere teologico, che gli consentì una chiara idea del futuro.
Nell’area tedesca per tutta la sua vita si trovò ad operare: fu arcivescovo di Magonza a trent’anni, nell’837 d.C. e l’anno dopo fu figura rilevante del Concilio che lì si tenne,
Sempre vivo fu l’insegnamento di Girolamo e di Agostino, che ognun di loro nel proprio operar mantenne.

86 (Spiriti Sapienti: Gioacchino Fiore)
Gioacchino da Fiore fu il penultimo Spirito Sapiente della Seconda Corona
Di cui mi narrò San Bonaventura,
Un calabrese nato a Celico, presso Cosenza tra il 1130 ed il 1135, funzionario di Cancelleria prima del re Guglielmo I° re di Sicilia,
E poi di Guglielmo II°.
Fu anche il confessore scelto da Enrico VI° e da Costanza d’Altavilla.
Storico fu il suo incontro con Riccardo Cuor di Leone:
Fu vicino agli Ordini Cistercensi, di cui il Papa Celestino III° il 25 agosto 1196 approvò la Regola; fu abate e priore in più di uno di quei monasteri, uno vicino a Catanzaro, l’altro a  Sambucina, ed ancora a Casamari e Fossanova, e maturò l’esperienza di recarsi in Terra Santa.
Scrisse tante opere, quasi tutte sottoposte alla preventiva approvazione del Papa regnante: ed un mirabile “Tractatus super quattuor Evangelia” però rimasto incompiuto.
Di pregio anche il “De vita SanctiBenedicti et de officio divinussecundumeiusdoctrinam”, nonché la “Concordia Novi acVeteris Testamenti” e la “Expositio in Apocalypsim”, peraltro concepita non come espressione profetica del momento terminale della storia umana, ma come narrazione del passato, del presente e del futuro della Chiesa.
Gioacchino da Fiore morì longevo, il 30 marzo 1201 all’età di oltre settant’anni, dai più considerato un Profeta, però questo contro la sua volontà.
E poi l’ultimo Spirito Sapiente della Seconda Corona, di cui l’anima di San Bonaventura mi parlò, fu San Giovanni Crisostomo, che significa “bocca d’oro”, ovvero eloquentissimo oratore da tutti conosciuto.
Fu Patriarca di Costantinopoli, la capitale dell’Impero d’Oriente (che poi si chiamerà Istambul, in Turchia) e recò come personali emblemi l’ape ed il bastone pastorale che portava con sé durante ogni funzione.
Nacque ad Antiochia, in Turchia, nel 349, e fu proprio lì che iniziò la sua attività sacerdotale e di predicazione.
Erano lunghi i suoi sermoni, ed il suo dotto parlare non mancava di retorica:
Giovanni era però carente in diplomazia, e per questo motivo fu allontanato più volte dalle cariche che ricopriva, in modo talvolta perentorio, senza possibilità di replica.
Insomma, era un uomo che di certo badava più alla sostanza che alla forma,
Lasciando sovente al suo passaggio, più di una riconoscibile orma.
Morì a circa novant’anni.

87 (CANTO N. 13 DEL PARADISO)

(LA SAPIENZA «RELATIVA» DI RE SALOMONE; L’IMPORTANZA DI EVITARE I GIUDIZI PRECIPITOSI SUGLI EVENTI, SULLE COSE E SULLE PERSONE)
Luogo – (Quarto Cielo o Cielo del Sole);
Presenze – (Ventiquattro Spiriti Sapienti della Prima e della Seconda Corona: o Dottori della Chiesa);
Personaggio – (San Tommaso d’Aquino);
Argomenti – (La sapienza «relativa» di re Salomone; L’importanza di evitare i giudizi precipitosi sugli eventi, sulle cose e sulle persone).
Siamo ancora nel Quarto Cielo del Sole, e per spiegarti adeguatamente il movimento rotatorio delle due Corone degli Spiriti Sapienti
Oh mio lettore, immagina nella tua mente, la luminosità delle 15 stelle più luccicanti della volta celeste, aggiungi ad esse la luminosità delle 7 stelle del Carro dell’Orsa maggiore, ed ancora le 2 stelle più basse dell’Orsa minore:
Ebbene la luce di queste «altre» 24 stelle nulla avrebbe a che vedere, se fosse confrontata con la luce emessa dalle due Corone di Spiriti Sapienti;
Né per spiegare ciò, mi può tornare utile il cercare altre parole.

88 (Spiriti Sapienti: San Tommaso si esprime sulla sapienza del Re Salomone)
San Tommaso, che già tanto mi aveva narrato sulla vita di San Francesco,
Ora intendeva derimere il dubbio che avevo espresso in merito alla sapienza estrema di cui era dotato il re Salomone,
Avendo io posto su ciò più di un’obiezione.
Ed iniziò col dirmi: “Quando Dio apparve in sogno a Salomone, il re d’Israele, chiedendogli cosa avesse di più desiderato,
Salomone rispose che avrebbe voluto avere la «saggezza necessaria a giudicare il suo popolo» mantenendo netta la separazione tra il bene e il male”.
Il mio dubbio derivava dal fatto che ben sapevo essere stato Adamo l’uomo più sapiente al mondo, a me pareva evidente la contraddizione tra queste due situazioni, che tra loro ai miei occhi apparivano inconciliabili.
Ma San Tommaso avanzò una considerazione che riposizionò l’intera questione.
“Re Salomone – proseguì San Tommaso – quando «surse» al trono, chiese a Dio una «sapienza relativa» finalizzata al fatto di esser diventato un re:
Non chiese a Dio la «sapienza assoluta» che potesse riguardare ogni nozione del sapere”.
Questa differenza è sostanziale, e non si poneva in opposizione alla mia credenza di ritenere invece Adamo l’uomo più sapiente al mondo.

89 (San Tommaso e il giudizio sugli eventi)
“Inoltre ti preciso un’altra cosa, proseguì San Tommaso, il giudizio che daremo sugli eventi non dev’essere affrettato, ma neanche dev’esserlo sulle cose, o sulle persone:
Occorre avere la cautela di chi cammina lentamente,
A maggior ragione se non riusciamo a capire bene ciò che sta avvenendo.
Ecco quindi che l’opinione che ci siamo fatta potrebbe condurci ad un’errata conclusione
Che poi ci abitueremo a quella nostra idea, e saremo anche poco disponibili a modificare il nostro originario pensiero”.

90 (CANTO N. 14 DEL PARADISO)

(IL CANTO DELLA LUCE)
Luogo – (Quarto Cielo o Cielo del Sole; Quinto Cielo o Cielo di Marte);
Presenze – (Ventiquattro Spiriti Sapienti della Prima e della Seconda Corona: o Dottori della Chiesa; Più altri Spiriti sopraggiunti; Ed ancora gli Spiriti Combattenti per la fede, del Quinto Cielo o Cielo di Marte);
Personaggi – (Beatrice; L’anima beata di re Salomone);
Argomenti – (Salomone offrì soluzione al dubbio di Dante sulla resurrezione dei corpi e sul loro ricongiungimento con l’anima; La croce luminosa degli Spiriti Combattenti per la fede).
Ormai San Tommaso aveva concluso il suo discorso,
E subito dopo Beatrice, che era rimasta silenziosa nei tre canti precedenti, lesse in me, e diede corso
Ad un nuovo dubbio che occupava la mia mente,
Che io ancora neanche avevo ben capito: ovvero se la luce che avvolgeva quei beati
Sarebbe rimasta tale anche nel momento in cui i loro corpi fossero stati resuscitati,
E nel caso se essi fossero stati capaci di sopportare quella nuova vista.
Perché i corpi, incorruttibili per definizione, erano stati separati dall’anima all’atto della morte,
E la loro perfezione era stata «momentaneamente corrotta» dal peccato originale, che ogni uomo avrebbe condotto ad una diversa sorte.
Su questo argomento pretese la parola il re Salomone
Che con pochi preamboli, e senza fare un lungo sermone,

Al problema diede una semplice e comprensibile soluzione:

“I beati saranno sempre illuminati per l’eternità,

E quando si riapproprieranno dei loro corpi ormai risorti, la loro anima si accrescerà di gioia, insieme al loro ardore di carità.
Al pari dei carboni ardenti che fanno scorgere la fiamma che li avvolge, ed in quel caso anche li consuma,

Così il corpo dei beati si renderà visibile all’interno della luce che ancor più li illuminerà”.

91 (Gli Spiriti Combattenti per la Fede)
Concluso il suo breve sermone, le anime beate pronunciarono un «Amen» liberatorio, oltre che di adesione e di conferma,
Nel contempo esprimendo il desiderio di riacquistare il loro terreno aspetto, e quindi anche la loro originaria forma.
Il che avrebbe consentito loro di rivedere i volti dei propri cari con i quali avevano già condiviso la vita terrena: con ciò superando non pochi affanni.
Quindi intravvidi un maggior splendore in cielo, dovuto all’avvicinarsi di un gruppo di nuovi Spiriti – gli Spiriti Combattenti per la Fede – che fecero un giro intorno alle due Corone: ma a dire il vero, quella vista a fatica io sostenni …

92 (Ascesa nel Cielo di Marte o Quinto Cielo; Spiriti Combattenti per la Fede)
Pur a mia insaputa, questi fatti furono preparatori alla mia ascesa, con Beatrice, nel cielo successivo di Marte: il Quinto Cielo,
Che si presentava nel suo tipico colore rosso acceso, proprio per via della presenza di Beatrice; sul quale stava in evidenza una grande croce dai tratti biancheggianti,
All’interno della quale si agitavano le luci degli Spiriti Combattenti.

93 (La croce parea la Via Lattea)
La croce, per come si mostrò ai miei occhi, parea «la Via Lattea» per via del suo colore bianco a simboleggiare il sacrificio di Cristo, e la salvezza dal peccato originale.
Altresì “la Via Lattea” anche manifestava la Fede, che era accompagnata da un evidente zelo.
Non erano i beati a formare la croce, mi apparve piuttosto che essi si muovessero lungo assi orizzontali e verticali, come se fossero luci bianche e rosse:
Meglio ancora: mi apparvero come corpuscoli in polvere, nell’atto di attraversare un raggio di luce che filtrava da una fessura.
Fui rapito dalla loro melodia musicale, simile al solfeggio di un’arpa: in realtà il loro era un inno di lode in cui distinsi: «risorgi» e «vinci»; che si rifanno, naturalmente, al Cristo risorto !!!