Toscana : Coldiretti; “servono regole, la campagna è invasa da 100 progetti per realizzare mega campi solari ed eolici”. Assessora regionale Monia Monni: “condivido la preoccupazione di Coldiretti”

 

Migliaia di pannelli fotovoltaici e decine di pale eoliche al posto di campi coltivati e pascoli. Silicio, ferro e bulloni al posto di terreni fertili, grano, latte e turisti. Sono oltre cento i progetti dei player energetici per realizzare nelle campagne della nostra regione campi solari mangia suolo e parchi eolici il cui impatto è destinato a stravolgere per sempre la cartolina planetaria della Toscana Felix. Un assalto senza precedenti in nome della transizione energetica e degli obiettivi europei di decarbonizzazione a discapito però della capacità nazionale di produrre cibo e della tutela della ricchezza paesaggistica e della nostra storia, dell’ambiente e del turismo. Una quarantina i comuni tra le province di Grosseto, Firenze, Livorno, Siena, Arezzo, Pisa e Prato dove potrebbero presto sorgere gli impianti, molti dei quali a fortissima se non esclusiva, vocazione agricola, ambientale, paesaggistica e turistica. A denunciarlo è Coldiretti Toscana che chiede alla Regione Toscana e al Governo di fermare, prima che sia troppo tardi, la corsa senza freni alle rinnovabili senza prima aver dettato le regole a salvaguardia del suolo, nel caso del fotovoltaico, e del paesaggio nel caso dell’eolico. “Il caos legislativo e l’assenza di regolamenti e paletti hanno di fatto spalancato le porte della nostra campagna alle speculazioni. – denuncia la presidente di Coldiretti Toscana, Letizia Cesani – E tutto questo sta succedendo nel silenzio assordante delle istituzioni. Per raggiungere l’indipendenza energetica diventiamo ancora più dipendenti dall’estero dal punto di vista degli approvvigionamenti alimentari. Si possono ottenere entrambi i risultati ma servono regole e paletti individuando le aree dove questi impianti possono essere realizzati. Per fortuna in molti comuni le amministrazioni hanno preso coscienza di quello che sta accadendo e si sono schierati a fianco dei contadini e dei cittadini. Noi saremo con loro”. Ad inghiottire l’agricoltura toscana sono molto spesso i profitti assicurati dalle compagnie energetiche per l’affitto dei terreni o per l’acquisto che sfruttano la fragilità di un settore che non sempre riesce a garantire un adeguato livello di reddito e sostenibilità economica alle imprese. L’aumento dei costi di produzione, esplosi dopo la pandemia, ha inciso pesantemente e continua a farlo. “Quello che sorprende è che, nonostante più volte avessimo manifestato preoccupazione di fronte a questa prospettiva, non sia stato fatto nulla a livello normativo per delimitare o regolamentare la corsa energetica. Non siamo assolutamente contrari alle fonti rinnovabili e lo dimostra il nostro sostegno ai bandi agrisolari per installare il fotovoltaico su stalle e fabbricati ma siamo assolutamente contrari a tutti quei progetti che divorano la possibilità di coltivare e pascolare o che stravolgono il paesaggio che per una regione come la Toscana è una risorsa preziosa al pari del cibo. Serve una mappatura delle aree dove queste infrastrutture sono possibili e dove non possono invece essere costruite. Servono vincoli. Altrimenti rischiamo, in pochi anni, di perdere migliaia di ettari di terreni agricoli fertili allontanandoci da un altro obiettivo, ancora più importante, che dovrebbe essere quello della sovranità alimentare. Possiamo raggiungere entrambi i risultati, energetici ed alimentari, ma servono testa e regole. Chiediamo semplicemente di fare ordine. Così diventa una jungla”. Sono 125 le richieste di connessione alla rete nazionale (che hanno già avuto l’ok, da accettare o ancora in valutazione), impianti che produrranno, una volta realizzati, poco meno di 6 GW di energia rinnovabile. 78 progetti riguardano parchi solari, 47 parchi eolici on shore (a terra). E’ la maremma la provincia che rischia di subire lo shock più pesante con 58 richieste di connessione alla rete nazionale di cui 41 per la produzione di energia solare (1,72 GW) e 17 per la produzione da energia eolica (1,16 GW) il cui impatto è distribuito su una quindicina di comuni tra cui Pitigliano, Manciano, Scansano e Capalbio. Non va meglio in provincia di Livorno dove sono stati programmati 22 nuovi mega impianti, 18 per creare energia dal sole (0,73 GW) e 4 dal vento (0,21 GW). Vedremo distese di pannelli e soprattutto torri con le pale anche nella provincia di Firenze con 12 progetti (11 parchi eolici ed 1 solare) e nelle campagne senesi con 10 campi solari. Poi la provincia di Pisa con 8 impianti di cui 6 eolici e 2 solari ed infine Prato con 1 solo investimento per un campo fotovoltaico. Le speculazioni energetiche sono al centro delle rivendicazioni che Coldiretti ha presentato al Governo chiedendo di fermare lo scempio delle rinnovabili mangia suolo con un decreto immediato del Ministero dell’Ambiente sulle aree idonee.
“Sul tema dei campi solari ed eolici condivido le preoccupazioni di Coldiretti e voglio ringraziare la sua presidente Letizia Cesani per la serietà con cui le ha poste. Da parte nostra, lo abbiamo fatto presente in tutti i luoghi e in tutte le sedi di discussione, ma il Governo è rimasto sordo alle nostre proposte”. Così Monia Monni, assessora regionale all’ambiente, risponde all’allarme di Coldiretti Toscana sulla possibile proliferazione nelle campagne toscane di pannelli fotovoltaici e pale eoliche al posto di campi coltivati e pascoli.“Il punto – sottolinea Monni – è programmare e governare una conversione ecologica che sia anche giusta, che sappia stare in equilibrio con il paesaggio e che non eserciti concorrenza nei confronti dell’agricoltura, perché soprattutto di fronte ai cambiamenti climatici che rendono ancora più duro trarre reddito dalla terra, è facile cedere alla tentazione del profitto derivante dall’installazione di campi solari ed eolici, ma certamente non è sostenibile uno sviluppo che non tiene conto della necessità di garantire la sicurezza alimentare. Come non è pienamente sostenibile una conversione che poggia su atteggiamenti predatori, che concentrano la produzione in mano a pochi grandi player che spesso non lasciano niente ai territori e alle comunità”.“Per questo – continua l’assessora – crediamo fermamente che nelle comunità energetiche risieda una parte della risposta, perché possono in parte contrastare speculazioni e concentrazioni e perché la produzione diffusa, che sa rendere la comunità parte del processo di conversione, è certamente anche la forma più democratica ed equa della produzione energetica. Una cosa deve essere chiara: per un compiuto processo di decarbonizzazione, che rappresenta un obiettivo strategico sia dal punto di vista ambientale che da quello etico e morale, non sono sufficienti gli impianti sui tetti. Serviranno impianti fotovoltaici a terra, pale eoliche, centrali idroelettriche e geotermiche. E realizzarle certamente cambierà il nostro paesaggio, ma senza questa trasformazione, senza aggiornare il concetto di conservazione e tutela paesaggistica con le politiche di contrasto ai cambiamenti climatici, alla lunga questo patrimonio meraviglioso cambierà inesorabilmente fino ad andare perso”.