Toscana : manifestazione Coldiretti a Firenze  e a Grosseto  contro i rincari delle materie prime e dell’energia

Il brindisi con il latte fresco toscano apre una nuova stagione per gli allevatori ed agricoltori alla prese con il rally fuori controllo dei rincari su materie prime ed energia che costringono i produttori a vendere sotto costo e speculazioni. In “piazza” a Firenze e a Grosseto  centinaia di imprese hanno chiesto di essere messe in condizioni di produrre ricevendo indietro il giusto prezzo. Al loro fianco tanti sindaci ed amministratori locali. Mentre in strada le imprese manifestavano con slogan, campanacci e cartelli, una delegazione di Coldiretti, guidata dal Presidente di Coldiretti Firenze Prato, Roberto Nocentini ha incontrato il Prefetto di Firenze, Valerio Valenti per consegnargli un documento destinato al Presidente del Consiglio, Draghi. Tra le richieste lo sblocco di importanti finanziamenti del Pnrr tra cui quello per i contratti di filiera ed il fotovoltaico. Al tavolo, a cui ha partecipato il vice presidente della giunta regionale, Stefania Saccardi, si è brindato con calici di latte fresco toscano. La Saccardi tra l’altro ha riconvocato il “  tavolo sul latte “ il 9 marzo.In piazza la rabbia delle imprese agricole per l’arrivo di bollette incredibili con aumenti record. Con l’esplosione dei costi energetici quasi un agricoltore su tre (30%) è oggi costretto a ridurre la produzione di cibo, con una situazione insostenibile che mette a rischio le forniture alimentari e, con esse, la sovranità alimentare del Paese. . I rincari dell’energia – sottolinea Coldiretti – stanno avendo un impatto devastante sulla filiera, dal campo alla tavola, in un momento in cui con la pandemia da Covid si è aperto uno scenario di accaparramenti, speculazioni e aumenti dei prezzi di beni essenziali che deve spingere il Paese a difendere la propria sovranità alimentare. Se i prezzi per le famiglie corrono, i compensi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori – denuncia Coldiretti – non riescono, neanche a coprire i costi di produzione con il balzo dei beni energetici che si trasferisce infatti a valanga sui bilanci delle imprese agricole costrette a vendere sottocosto anche per effetto di pratiche sleali che scaricano sull’anello più debole della filiera gli oneri delle promozioni commerciali. Per ogni euro speso dai consumatori in prodotti alimentari freschi e trasformati appena 15 centesimi vanno in media agli agricoltori ma se si considerano i soli prodotti trasformati la remunerazione nelle campagne scende addirittura ad appena 6 centesimi, secondo un’analisi Coldiretti su dati Ismea. Con l’avvio delle operazioni colturali gli agricoltori – spiega la Coldiretti – sono costretti ad affrontare rincari dei prezzi fino al 50% per il gasolio necessario per le attività che comprendono l’estirpatura, la rullatura, la semina e la concimazione. Inoltre – continua Coldiretti – l’impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei concimi, con l’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%). Per non parlare dell’emergenza siccità che costringerà quest’anno ad aumentare il ricorso all’irrigazione con i costi energetici alle stelle.Il risultato è che quest’anno produrre cereali, come ad esempio il grano, costa agli agricoltori italiani 400 euro ad ettaro in più, mentre per i produttori di olio extravergine d’oliva e di vino i costi medi di produzione sono aumentati del 12%, secondo un’analisi Coldiretti Ma il boom dei costi energetici riguarda anche il riscaldamento delle serre per piante e fiori con rincari del 30% e i vivai che sono oggi costretti a produrre praticamente in perdita. Nel giro di un anno la bolletta mensile di un’azienda florovivaistica media è passata, infatti, da 1.700 euro a 6.100 euro. E ad aumentare sono pure i costi per la pesca, con la flotta nazionale costretta rimanere in banchina. Ma più in generale il rincaro dell’energia – continua la Coldiretti – si abbatte poi sui costi di produzione come quello per gli imballaggi, dalla plastica per i vasetti dei fiori all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi. Con il paradosso che molto spesso costano di più gli imballaggi del cibo che contengono. Ad esempio, in una bottiglia di passata di pomodoro da 700 ml in vendita mediamente a 1,3 euro oltre la metà del valore (53%), secondo la Coldiretti, è il margine della distribuzione commerciale con le promozioni, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% è il costo della bottiglia, l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e il 2% per la pubblicità.“Serve un deciso intervento per contenere la bolletta energetica nelle campagne e garantire continuità della produzione agricola ed alimentare” – ha ribadito il Presidente di Coldiretti Toscana, Fabrizio Filippi – nel precisare che occorre anche “responsabilità da parte dell’intera filiera alimentare con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore per salvare aziende agricole e stalle. ll Pnrr – conclude Filippi – è fondamentale per affrontare le sfide della transizione energetica e digitale e noi siamo pronti per rendere l’agricoltura protagonista utilizzando al meglio gli oltre 6 miliardi di euro a disposizione per superare le fragilità presenti, difendere la sovranità alimentare e ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali”.