Valdarno aretino: sul torrente Faella, dove il Poligono del Giappone ha invaso per chilometri le sponde, il Consorzio 2 Alto Valdarno ha adottato una strategia di intervento mirata. I lavori di sfalcio sono rinviati a dicembre al termine della stagione vegetativa per limitare la diffusione dell’infestante.

Alla fine dell’estate si presentava come un muro verde, spesso e invalicabile.  Oggi, alle porte dell’inverno, ha un aspetto ingiallito, appena ravvivato da qualche pennellata rossastra. Le foglie sono rade. La pianta sembra aver perso la sua solidità e la sua forza, ma gli esperti sanno che la sua capacità di propagazione non può e non deve essere sottovalutata. E’ il poligono del Giappone, nome scientifico Reynoutriajaponicasinonimo di Fallopiajaponicae Polygonumcuspidatumriginario, una pianta erbacea  della famiglia poligolinaleoriginaria dell’Asia orientale, che da anni ormai, assedia una parte del versante aretino del territorio valdarnese e, soprattutto,  tiene in scacco molti tratti del Torrente Faella nel comune di Castelfranco-Piandiscò.“La manutenzione ordinaria del corso d’acqua – spiega l’ingegner Beatrice Lanusini, referente di area del settore difesa idrogeologica del Consorzio 2 Alto Valdarno –   deve tenere conto della presenza diffusa di questo infestante che ha colonizzato in larga parte le sponde, in particolare, del torrente Faella e che  tende ad espandersi abbracciando sempre nuovi spazi”.  Per il Consorzio 2 Alto Valdarno, un nemico  da combattere con tutte le armi per riuscire ad assicurare la necessaria funzionalità idraulica al corso d’acqua.  “Per contenerne la diffusione del Poligono del Giappone, la strategia che si è dimostrata più efficace – aggiunge l’ingegner Lanusini – è quella di ritardare lo sfalcio alla fine della stagione vegetativa. Per questo, nei punti dove è presente,  la manutenzione ordinaria del torrente è rinviata a dicembre”.Il  Poligono del Giappone inoltre favorisce l’erosione del suolo, può compromettere la stabilità degli argini e contribuisce a distruggere la biodiversità. La sua propagazione   avviene per moltiplicazione vegetativa. E’  quindi  favorita dai lavori di movimentazione della terra: basta la presenza di frammenti molto piccoli per dare  luogo a nuove colonizzazioni. Alla sua diffusione contribuisce anche la  corrente dei corsi d’acqua che trasporta i frammenti  a distanze molto grandi.“L’impegno del Consorzio 2 Alto Valdarno per la manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua è massimo. Anche nel contenimento delle piante aliene che rappresentano un autentico pericolo per la sicurezza e la conservazione della biodiversità del nostro reticolo”, commenta la Presidente Serena Stefani e aggiunge: “In questa lotta alle specie aliene abbiamo bisogno del contributo e del coinvolgimento di tutti.  Pensiamo che il percorso potrà essere facilitato con l’attivazione di uno strumento di partecipazione diretta come il Contratto di Fiume. In Valdarno sarà anche un modo per sensibilizzare  i cittadini e per fornire loro informazioni sul corretto trattamento dell’infestante, in modo che anche i privati non ne favoriscano, senza saperlo, l’espansione”