Chiusi :  al Festival Orizzonti l’attrice Livia Castellana in Murielle, per la regia di Gianni Poliziani, è riuscita  a far emergere il faticoso e perenne tentativo femminile , sempre e comunque, di accordare, come si fa con uno strumento musicale, le difficili relazioni interpersonali che, senza il presupposto dell’amore, seppur tenute insieme da anagrafici legami, spesso non suonano come dovrebbero

di Francesca Andruzzi

Ieri pomeriggio, nel cuore del centro storico di Chiusi, alla presenza di un pubblico ridotto per le note esigenze di prevenzione, ma con un tutto esaurito che ha reso omaggio alla bravura dell’attrice Livia Castellana, nata a Roma e sarteanese di adozione, è andato in scena, nell’ambito del Festival Orizzonti, Murielle, liberamente tratto da Una donna spezzata di Simone de Beauvoir, con la regia di Gianni Poliziani.  L’opera originale narra dell’interiorità legata alle vicende di tre donne – tra cui Murielle, che ha ispirato lo spettacolo – reduci da un fallimento sentimentale.Livia Castellana che ha vestito i panni, appunto, di Murielle, due matrimoni falliti, due figli (una scomparsa prematuramente), un rapporto conflittuale con la propria madre, in un crescendo rossiniano ha regalato agli spettatori un’ora e un quarto di pura emozione. Il tormento, l’angoscia, le paure e anche le contraddizioni di una donna che si avvia al tramonto della vita, chiusa in una stanza che resta in collegamento con l’esterno, con il resto del mondo, tramite il filo invisibile della spasmodica ricerca di amore, sempre negato, anche se intensamente anelato. Il conflitto generazionale che la pone in contrasto con una madre severa e anaffettiva della quale Murielle tenta di essere l’esatto contrario nei confronti della propria figlia, senza tuttavia riuscire nell’impresa. Come Murielle era estremamente legata alla figura paterna, così sarà anche Sylvie, fino alla fine dei suoi giorni, interrotti troppo presto dal male di vivere. E così Murielle odia il mondo che si diverte in una serata di festa, anche se è un disprezzo trasposto. Murielle ama e odia, si ama e si odia, nel rimpianto dell’amore che non ha ricevuto, nel rimorso di non essere riuscita a cambiare se stessa, pur volendo ancora convincere del suo possibile cambiamento anche gli altri.  Senza alcun dubbio, almeno dalla evidente commozione che era possibile leggere nei volti del pubblico femminile, Livia Castellana è riuscita, nella più che valida ed efficace interpretazione di Murielle, a toccare quelle corde che in ogni donna suonano stonate nel rapporto madre-figlia e in quello donna-uomo, a far emergere il faticoso e perenne tentativo femminile di tentare, sempre e comunque, di accordare, come si fa con uno strumento musicale, le difficili relazioni interpersonali che, senza il presupposto dell’amore, seppur tenute insieme da anagrafici legami, spesso non suonano come dovrebbero, generando tensioni gravide di solitudine.  Una solitudine che la valente attrice ha ben espresso, anche a livello tecnico e non solo emozionale, nella altrettanto difficile performance del monologo, in tempo di pandemia genere preferito nel panorama teatrale, ma non per tutti. Livia Castellana aveva già dato prova della propria bravura quando, nel gennaio scorso, presso il teatro degli Arrischianti, si era esibita sul palco, per celebrare la Giornata della Memoria, con un monologo tratto da Se questo è un uomo di Primo Levi. In realtà, la brava e bella attrice ha alle spalle una carriera ultraventennale, nel corso della quale ha calcato i palcoscenici dei più importanti teatri italiani con la Compagnia di Andrea Buscemi. L’aver portato in scena i classici, da Moliere a Goldoni fino a Pirandello, ha contribuito alla sua formazione di attrice professionista e ieri pomeriggio ha nuovamente dato prova di una maturità artistica frutto della professionalità fatta di anni di sacrifici, dedizione e studio.  La speranza è quella di rivederla presto in questa zona con il suo cavallo di battaglia – Le libere donne di Magliano, di Mario Tobino, per la regia di Andrea Buscemi – che da un decennio entusiasma il pubblico, andato recentemente in scena al Giardino di Scotto di Pisa, e che sarà prossimamente riproposto al Castello Pasquini nell’ambito del Castiglioncello Festival a fine agosto, solo uno tra i numerosi appuntamenti della tournée estiva di questa brava e bella attrice.Un plauso anche Gianni Poliziani che in Murielle l’ha sapientemente diretta e che, quale direttore artistico del Festival Orizzonti e del Teatro di Chiusi, ci ha oramai abituato ad assistere a spettacoli di indubbio valore, anche come interprete. E a proposito di madri: tra il pubblico la signora Rosa Cuva Castellana, mamma dell’interprete di Murielle, visibilmente emozionata, in ragione di una soddisfazione dettata dalla consapevolezza di aver donato al mondo dello spettacolo teatrale una figlia che ha deciso, più di vent’anni fa, di fare della propria passione un lavoro. Poco prima di andare in scena, abbiamo incontrato dietro le quinte Livia Castellana che è riuscita a donarci una emozione pre-palco: “Mio padre” (il Notaio Giuseppe Castellana, ndr) “ha chiuso gli occhi su questo mondo il 7 marzo scorso. Oggi è il 7 agosto, sono trascorsi esattamente cinque mesi da quando il babbo ci ha lasciato; ma oggi, di nuovo il 7, sento che Lui sarà sul palco insieme a me