I “Grandi dell’Amiata” : Bartolomeo Garosi, detto “Brandano” oppure “Il Pazzo di Dio”. Brandano fu avversato dalla Chiesa Cattolica in quanto si pronunciava contro di essa radunando seguaci non allineati al potere pontificio

di Antonio Pacini

“Povera l’Abbadia quando il Fiume Giordano ti porterà via”. Una frase che riecheggia nei tempi, ripetuta come una filastrocca da molti e soprattutto dai nostri vecchi che a loro volta l’hanno sentita dire dai loro vecchi. Coloro che ormai sono morti -compreso il nonno dello scrivente- dicevano che un tempo se si metteva l’orecchio a terra davanti alla Chiesa della Madonna del Castagno di Abbadia San Salvatore si poteva sentire il “Fiume Giordano”. Un profetico corso d’acqua scorrerebbe nelle viscere del paese della Bibbia Amiatina. Il Giordano, fiume biblico, fiume di profezia, di battesimo, di miracolo, di incontro tra Giovanni Battista ed il Salvatore ha una potenza simbolica forte. La sua fossa tettonica lo porta sotto il livello terrestre, in parte misterioso come lo sono le vie iniziatiche. Dove sta il nesso con Abbadia San Salvatore? L’incontro tra Giovanni Battista e Gesù Cristo non ha mancato di illuminare il cammino del popolo badengo. E’ cominciato tutto con l’apparizione del personaggio più importante della storia -non di un santo, non di un beato- sopra ad un abete per proseguire in sviluppi culturali, politici, linguistici partoriti da un’abbazia che ha influenzato il mondo (è proprio così, non c’è niente da fare). Questo percorso è stato condotto parallelamente insieme ad un popolo vulcanico e ribelle che ha dimostrato una venerazione viscerale -appunto- per la figura di Giovanni Battista. E’ lui il vero Patrono, secolare avvocato del paese. Nell’abbazia amiatina sono conservate Reliquie di entrambi, a partire dai frammenti del Santo Sudario -prima testimonianza in Europa- fino ad una particella di ossa del Battista. Non mancano neanche Reliquie di Santi come Pietro e Paolo dai quali è nata semplicemente la Chiesa Cattolica ma forse è giusto che nessuno lo sappia, che solo chi se lo merita venga a conoscere la portata di queste cose che mai dovranno diventare turistiche o commerciali. E’ giusto che ogni cercatore scenda nella Cripta dell’Abbazia senza preconcetti e che provi da solo ad interiorizzare le verità che sono state assicurate al peperino. Queste forze sotterranee hanno forse portato la gente ad incamminarsi in determinate “Vie”, poste in linee latitudinali e longitudinali? E’ il caso della via di Finisterre conosciuta come il Cammino di Santiago sulla esatta latitudine dell’Abbazia amiatina alla quale facevano visita i pellegrini della Via Francigena. Un crocevia tra viandanti, tra percorsi sotterranei e alla luce del sole, tra eretici e santi: questo è l’Amiata. Di personaggi al confine tra l’eretico e il santo ce ne sono stati diversi nel nostro vulcano ed abbiamo già scritto dell’ “Omu Bonu” Baldassarre Audiberti, di Lazzaretti e di Balducci, tutti stigmatizzati e così vicini al messaggio cristiano. Come loro ce ne è un altro che è entrato in contatto con il “Fiume Giordano” amiatino venuto a predicare dalle nostre parti nel XVI secolo. Il lettore ancora ignaro si sorprenderà di sapere che è lui l’autore della terribile frase su Abbadia della quale stiamo parlando. Ha un nome e un cognome e si chiama Bartolomeo Garosi, detto “Brandano” oppure “Il Pazzo di Dio”. Brandano fu avversato dalla Chiesa Cattolica in quanto si pronunciava contro di essa radunando seguaci non allineati al potere pontificio. Anch’egli come Lazzaretti, Francesco D’Assisi e molti altri condusse una vita dissoluta fino al giorno in cui lo spirito di Dio gli parlò. Divenne capace di chiaroveggenza premonendo fatti avveratisi, come il “Sacco di Roma”. Di lui la frase premonitrice “Quando le carrozze andran senza cavalli il mondo sarà pieno di travagli”. Per quanto riguarda Abbadia dobbiamo cercare di interpretare che cosa intendesse dire tenendo a mente che ciò che avviene sul piano spirituale influenza quello fisico. Ricordiamoci del nostro territorio fragile, delle nostre frane ad alto rischio -non è catastrofismo perché ci sono studi che lo dimostrano- di forti terremoti passati, delle alluvioni abbattutesi sul nostro paese. Teniamo a mente, soprattutto, che sotto ad Abbadia potrebbe esserci effettivamente molta acqua. Tante località ormai inglobate nel centro abitato hanno un nome riconducibile all’acqua; pensiamo al Piscinello, a Fosso Canali, all’Ortefossi. Dove è finita l’acqua che prima scorreva, ben regimata, alla luce del sole? Bisogna riattivare nella memoria tutte queste cose e anche il fatto che il pozzo del chiostro abbaziale forniva acqua alla Castellina; ciò veniva affermato tra l’altro dal precedente Parroco Don Roberto. Nel frattempo in superficie, molto in superficie, inciampano piccoli uomini senza una via da seguire che hanno smarrito ogni riferimento e che per questo potrebbero fare dei danni. Parlano di cementificazione, di parcheggi in vetta, di tagli boschivi “moderni”, di imbrigliare l’acqua, di centrali geotermiche di cui non negano la potenziale pericolosità sismica; popolini senza memoria né visione. Sono un triste presagio. Non c’è bisogno di essere preveggenti per capire che cosa potrebbe accadere al territorio se si agisce senza conoscerlo ma purtroppo finché non succede qualcosa di grave essi non vogliono vedere nemmeno l’ovvio, salvo poi dare la colpa alla fatalità o agli eventi meteorici di un clima impazzito. Poveri sciocchi. Agli altri spetta il compito di ricordare per custodire il loro territorio, affinché ogni azione venga condotta con amore verso il nostro protettore Giovanni Battista e verso Colui che ha scelto questa terra come veicolo di un grandioso messaggio. Ad ognuno il suo destino. Il Fiume Giordano farà il suo corso. Uomo avvisato…