Il Festival Diaframmi Chiusi, torna a gran voce dal primo agosto con un restyling, una mostra diffusa, un’esposizione di immagini in grande formato esposte per vie del centro storico, aperta 24 ore su 24 dal primo agosto al primo ottobre . Si tratta di una mostra delle foto scattate nell’acciaieria Azovstal  da “Orest” che ha combattuto per 86 giorni prima di arrendersi

Il fotografo combattente DmytroKozatsky, soprannominato “Orest”; membro del battaglione Azov, ha combattuto nelle acciaierie Azovstal, prima di arrendersi e diventare prigioniero nelle mani dei russi il 20 maggio scorso. Come ultimo gesto ha donato il suo bene più prezioso, le foto scattate all’interno dei sotterranei, documentando gli 86 giorni di resistenza, e mostrando al mondo i volti stremati, i feriti, la vita sotto assedio. Alcune ore prima della resa ha caricato tutte le foto in una cartella di Google Drive e nei commenti ha scritto: «A proposito, mentre sono prigioniero, vi lascio le mie foto in alta qualità. Inviatele a tutti i premi giornalistici e concorsi fotografici. Sarà molto bello se vinco qualcosa, dopo l’uscita. Grazie a tutti per il vostro sostegno. Ci vediamo». Le immagini di Orest hanno fatto il giro del mondo in formato ridotto, veicolate da milioni di smartphone, per questo le proponiamo in versione analogica e in grande formato 150×100 cm, in un allestimento urbano. A Chiusi dal primo agosto al 2 ottobre a passeggio , in una calda estate chiusina, si gira l’angolo e ci si trova immersi per qualche istante in qualcosa di molto lontano da noi, ma incredibilmente accessibile in 20 ore di guida, percorrendo le comode autostrade europee senza trovare nessuna frontiera se non quella ucraina.  Al di la di ogni giudizio politico sui componenti del battaglione Azov e in generale sulla guerra in corso, il focus dell’iniziativa tende a concentrarsi sulla componete umana. Le immagini proposte, nella loro istantanea crudezza, risultano piene e avvolgenti. Gli sguardi universali, i dettagli attuali e appartenenti al nostro quotidiano. Tutta la buona fotografia, e quella di Orest lo è, suscita nell’osservatore e fruitore un profondo moto interiore, talvolta inconsapevole, o coperto da meccanismi di autodifesa ma lascia col tempo il suo segno, contribuendo alla crescita dell’individuo.Questo progetto fotografico ha un duplice scopo: la valorizzazione del materiale messo a disposizione da Kozatsky (non è scontato che un fotografo ceda tutti i diritti di pubblicazione sulle sue immagini) e contribuire all’incremento turistico culturale nella Città.