Ottavo appuntamento con la Divina Commedia “rivisitata” in  narrazione poetica da Piero Strocchi  

52 (canto n. 14) (Violenti contro Dio, cioè i bestemmiatori, i sodomiti e gli usurai) (Capaneo)
Luogo – (Settimo Cerchio, tra il Secondo ed il Terzo Girone; Landa desolata);
Custode – (Minosse);
Categorie – (I Violenti contro Dio, cioè i Bestemmiatori, i Sodomiti e gli Usurai);

Pena – (I Bestemmiatori sono immobili e vengono colpiti da una pioggia di fuoco ed hanno il volto rivolto a Dio;I Sodomiti camminano senza fermarsi sul sabbione ardente e vengono colpiti da una pioggia di fuoco; Gli Usurai sono seduti sull’orlo del sabbione e vengono colpiti da una pioggia di fuoco);

Contrappasso – (I bestemmiatori in vita scagliarono bestemmie contro Dio: ora sono immobili, colpiti da una pioggia di fuoco e col volto rivolto a Dio; I sodomiti camminano senza fermarsi sul sabbione ardente, e sono colpiti da una pioggia di fuoco; Gli usurai in vita furono mossi dalla sete di denaro che li portò a compiere atti illeciti e di sottomissione di altri: ora sono seduti sull’orlo del sabbione e sono colpiti da una pioggia di fuoco);
Personaggio – (Capaneo);
Eventi – (Narrazione dell’origine dei fiumi Acheronte, Stige e Flegetonte).
Oltre il Terzo Girone del Settimo Cerchio si trova una landa desolata,
Priva di vegetazione ricca di sabbia, e di fuoco impregnata,
Su cui giacevano le anime dannate:
Talune stavano lì, supine e sdraiate,
Erano le anime di chi aveva bestemmiato:
Altre invece sedevano raccolte, ed erano le anime degli usurai, che troppe persone col denaro avevano rovinato:
Altre ancora si muovevan senza fissa posa, quindi senza darsi pace: quelli erano i sodomiti.
Omosessuali, i cui atti d’amore venivano in modo innaturale concepiti.

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Piovvero sul sabbione fiocchi di neve incandescenti,
Che recavano fastidio a quelle anime che proprio lì erano residenti.
Improvvisamente, da quel rovente fuoco, apparve l’anima di Capaneo,
Uno dei sette che mosse guerra contro Tebe, scalandone le mura, con far idoneo.
Gigantesco e tracotante Capaneo osò bestemmiar contro gli dei; e Zeus per tal motivo lo fulminò, durante quella scalata.
Tracotante però era rimasto anche all’Inferno, non essendosi la sua anima da quella superbia liberata.
Dopo avermi edotto su chi fosse quell’anima dannata,
Il Maestro mi invitò ad allontanarmi dalla situazione qui appena narrata.

 

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Oltre la gran sabbiata, in una piccola selva, sgorgava il Flegetonte,
Olmo di caldo sangue, dalle emanazioni gassose e sulfuree quasi fosse un’acqua bullicante,
Che scorreva tra due argini rocciosi,
Lungo i suoi fondali, profondi e fangosi.
Quanto all’origine dei tre fiumi infernali,
Virgilio mi narrò che lì sul monte Ida, nascosta in una caverna presso l’isola di Creta,
Si ergeva la statua di un vecchio dalle dimensioni eccezionali;
Era chiamata “il veglio di Creta”, aveva la testa d’oro, il petto e le braccia d’argento splendente,
Il ventre di rame, le gambe e il piede sinistro di ferro rovente,
Era di terracotta invece il suo piede destro.
Essendo quella statua del vegliardo piena di fessure dalla quale uscivano copiose lacrime, che ai piedi tutte vennero raccolte, andando nel contempo ad  erodere la roccia sottostante lì nel retro.
E scendendo divenivano corsi d’acqua fluente,
Formando l’Acheronte, lo Stige e il Flegetonte, i tre fiumi dell’inferno, come visto, dalla terra direttamente.

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Chiesi a Virgilio qualche informazione su quei fiumi.
Il Maestro mi rispose: “L’Acheronte è il fiume dell’al di là che le anime dei morti attraversano sulla barca di Caronte,
Senza possibilità alcuna di ritorno.
Figlio di Demetra, l’Acheronte, un giorno venne tramutato in fiume per aver fornito acqua ai Titani nella guerra contro Zeus e gli altri dèi”.
E ancora proseguì: “Sulle acque dello Stige invece gli dèi davano certezza ai loro giuramenti.
Fiume che percorre per nove volte l’Ade, il fiume Stige, negli spazi dedicati e circostanti
Si narra avesse proprietà magiche, tanto che Teti proprio lì bagnò il neonato, Achille,
Per renderlo invulnerabile.
Ma nel tenerlo per il tallone,
Gli lasciò mortale solo quella parte, che resterà per lui una limitazione”.

 

56 (canto n. 15) (Violenti contro Dio, cioè i bestemmiatori, i sodomiti e gli usurai) (Brunetto Latini)
Luogo – (Settimo Cerchio; Terzo Girone);
Custode – (Minosse);
Categorie – (I Violenti contro Dio, cioè i bestemmiatori, i sodomiti e gli usurai);

Pena – (I Bestemmiatori sono immobili e vengono colpiti da una pioggia di fuoco e hanno il volto rivolto a Dio;I Sodomiti camminano senza fermarsi sul sabbione ardente e sono colpiti da una pioggia di fuoco; Gli Usurai sono seduti sull’orlo del sabbione evengono colpiti da una pioggia di fuoco);

Contrappasso – (I Bestemmiatori in vita scagliarono bestemmie contro Dio: ora sono immobili, colpiti da una pioggia di fuoco e col volto rivolto a Dio; I Sodomiti camminano senza fermarsi sul sabbione ardente, e sono colpiti da una pioggia di fuoco; Gli Usurai in vita furono mossi dalla sete di denaro che li portò a compiere atti illeciti e di sottomissione di altri: ora sono seduti sull’orlo del sabbione e sono colpiti da una pioggia di fuoco);
Personaggio – (Brunetto Latini).
Eravamo ancora nel Terzo Girone del Settimo Cerchio, lì dove alloggiavano i violenti contro Dio, cioè i bestemmiatori, gli usurai
Insieme ai sodomiti.
Al seguir dei nostri passi lenti
Dal gruppo dei più miti,
A noi s’avvicinò, colui che lì venne condannato
Anche per non aver scritto tutte le sue opere in italiano;
Cioè il mio amato maestro Brunetto Latini.
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Fu per me maestro e precettore, Brunetto Latini,
Autore di un testo di rilievo: “Il tesoretto” un poemetto allegorico e didattico:
Come me di parte Guelfa papalina.
Politico, notaio, uomo di cultura,
In Firenze che di professar le proprie doti e i propri vizi non avea paura.
Mi tirò le vesti quasi in modo naturale,
Dapprima salutandomi, e poi complimentandosi con me, messomi nel prosieguo a suo dir, così bene in vetrina.
Anche Brunetto, come in precedenza Ciacco e Farinata, mi parlò della superbia, della furbizia e dell’invidia tipica dei Fiorentini:
Tutte caratteristiche negative assorbite da “quelle bestie dei fiesolani”
Che avvelenarono il seme più sano,
Di quella popolazione che trasse origine dal popolo romano.
Mi predisse però anche lui l’esilio,
Di cui io non potevo ancora aver ragguaglio.
Io come noto, ero un Guelfo di quella fazione che però si trovò in opposizione al Papa Bonifacio VIII°, che istituì nel 1300 il primo anno santo,
Appena ebbe rinunciato al suo mandato il precedente Papa Celestino V°.
Ma i Guelfi s’eran divisi tra Bianchi e Neri, proprio per tal motivazione.
I più oltranzisti essendo in quel momento i bianchi, lì dove soggiornavo anch’io, condividevano la mia politica posizione.
Infatti non più gradito
Verrò condannato all’esilio,
Due anni dopo nel 1302, pria per due anni e poi all’infinito,
Per dolo, falsità, frode, baratteria, estorsione ed altri danni.

 

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Ahimè, dovetti farmene una ragione.
In esilio mi recai a Forlì, a Verona, in Lunigiana, di nuovo a Verona, ed infine a Ravenna: nel 1307 ripresi a scrivere “La Commedia”, che mi impegnò per altri undici anni, e nella quale misi tutta la mia grande erudizione.
Non mi chiedete come io lo sappia, ma a Ravenna, in esilio, morirò di febbre malarica nel 1321, ormai avendo superato il primo lustro oltre i cinquant’anni.
Chiesi inoltre all’anima di Brunetto se nel suo gruppo ci fossero altre anime ora, come lui infelici:
Lui accennò due nomi, non specificandomi altro, ma chiosando che tra i sodomiti erano prevalenti i letterari e gli ecclesiastici.

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Scorgendo il fumo sopraggiunto da un altro gruppo di sodomiti, del quale Brunetto non ne faceva parte,
Rientrò veloce nei suoi luoghi, mentre io ero ancora lì insieme a Virgilio: ma ormai per noi era giunta l’ora: di nuovo si riparte.

 

60 (canto n. 16) (Violenti contro Dio, cioè i bestemmiatori, i sodomiti e gli usurai)
Luogo – (Settimo Cerchio; Terzo Girone);
Custode – (Minosse);
Categorie – (I Violenti contro Dio, cioè i Bestemmiatori, i Sodomiti e gli Usurai);

Pena – (I Bestemmiatori sono immobili e vengono colpiti da una pioggia di fuoco e hanno il volto rivolto a Dio;I Sodomiti camminano senza fermarsi sul sabbione ardente e vengono colpiti da una pioggia di fuoco; Gli Usurai sono seduti sull’orlo del sabbione evengono colpiti da una pioggia di fuoco);

Contrappasso – (I bestemmiatori in vita scagliarono bestemmie contro Dio: ora sono immobili, colpiti da una pioggia di fuoco e col volto rivolto a Dio; I sodomiti camminano senza fermarsi sul sabbione ardente, e sono colpiti da una pioggia di fuoco; Gli usurai in vita furono mossi dalla sete di denaro che li portò a compiere atti illeciti e di sottomissione di altri: ora sono seduti sull’orlo del sabbione e sono colpiti da una pioggia di fuoco);
Personaggi – (Iacopo Rusticucci, Guido Guerra, Tegghiaio Aldobrandi degli Adimari).
Nel Cerchio dei violenti – tra le schiere di sodomiti che attraversarono “il gran sabbione” posto sull’opposta sponda del Fregetonte dove io e Virgilio allora ci trovavamo – riconoscendo i miei abiti fiorentini, Iacopo Rusticucci ed altri due soggetti mi apparvero lungo quel percorso.
Politico fiorentino e Capitano del popolo aretino,
Il Rusticucci, che pur ben compiendo il suo militar destino,
Visse però dissennatamente la propria vita da omosessuale:
Abbandonò la moglie ahimè bisbetica ai suoi terreni destini, come se la cosa fosse del tutto naturale.
Quindi mi si avvicinò,
Presentandomi chi lo precedeva e chi lo seguiva, entrambi anche loro fiorentini,
Ed alla cortesia inclini.
Si muovevano quasi in girotondo, questi tre personaggi, perché ove si fossero fermati – già me l’aveva detto poco prima Brunetto – sarebbero stati colpiti per cent’anni dal fuoco, che gli avrebbe massacrato il viso e il corpo.
Nel frattempo mi guardarono fissi, costringendo il loro collo a movimenti innaturali.
Che però si ripetevano a periodica distanza, come fossero per loro usuali.
“Questi tre personaggi sono ancora oggi meritevoli di stima”, mi precisò Virgilio e tanto la cosa era vera, ancor nella mia memoria, che non potetti in quel contesto dargli torto.

 

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Guido Guerra era colui che si pose innanzi a me, che quasi s’era perso;
Tegghiaio Aldobrandi degli Adimari, era invece colui che mi seguì di molto presto.
Insomma, questo era il particolare contesto.
Era tra gli altri Guido Guerra da Dovadola, lì nel gruppo sodomita,
Che ben si era comportato però in politica,
E nell’arte militare, anche se io son critico verso i suoi altri modi di fare.
Così che a Firenze ancora lo ricordano però, con relativa critica,
Poiché poté dirsi irreprensibile, per tutti gli altri ambiti della propria vita.

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Tegghiaio Aldobrandi degli Adimari, ch’era Guelfo, senza altre politiche tendenze,
Anch’egli combattente a difesa di Firenze,
Improvvido, anche lui così parrebbe nel suo morale atteggiamento:
Questo almeno è il mio commento.

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Qui duro e forse neanche tanto attendibile
Appare il mio giudizio, c’è da dire essendo io poco disponibile
Per quegli atteggiamenti morali che talvolta risultano criticabili.
Nel 1200 stante l’esistenza di princìpi all’epoca per nulla discutibili.
Poi Virgilio stranamente mi chiese di scioglier la corda che mi legava in vita, con la quale, al primo Canto, intendevo accalappiare la lussuria,
Che il maestro appena l’ebbe tra le sue mani, la fece dondolare quasi si trattasse di un segno convenuto.
Successivamente vidi un’anima, se posso dir dal corpo rattrappito, con le gambe allungate, quasi fosse un ranocchio uscito dal suo stagno, infreddolito.
Qui terminai la stesura di questo Canto,
Senza più riferire in merito alcun commento.