Siena : raccolta delle olive a macchia di leopardo nel territorio senese; gli  effetti del cambiamento climatico. Le cooperative del territorio guardano avanti e investono sul restauro dei frantoi e su nuovi  punti vendita e degustazione

Raccolta delle olive, tempo di primi bilanci per le cooperative del territorio: «Quest’anno registriamo una situazione a macchia di leopardo,  nel complesso stimiamo una diminuzione nelle quantità che tocca quasi il 50%, ma con grandi differenze. Ci sono zone che hanno retto bene e altre duramente colpite da siccità e forti escursioni termiche, sono gli effetti del cambiamento climatico sulle produzioni agricole – spiega il presidente di Confcooperative Toscana Sud Mario Marchi (foto) – la qualità dei nostri oli è buona, merito sia del territorio sia del sistema cooperativo che negli anni ha contribuito ad alzare l’asticella dei prodotti toscani». Le cooperative sono infatti un punto di riferimento ed un traino per l’economia delle comunità: «Ancora una volta vediamo che nei momenti di maggiore difficoltà lo spirito mutualistico dei soci e la progettualità sono fondamentali per superare i problemi e guardare avanti». Gli olivocoltori del Cetona registrano variazioni significative a seconda della localizzazione delle coltivazioni: «la fascia marittima ha buoni risultati, mentre all’interno la produzione è a macchia di leopardo. Nel complesso rimane una quantità deludente, 30-40% in meno rispetto all’anno scorso nonostante le precipitazioni di ottobre abbiano permesso alle olive di ingrossarsi leggermente» così il presidente della cooperativa Mario Mori. Con queste condizioni emerge maggiormente l’importanza del sistema cooperativo perché «consente di tenere aperto il frantoio anche con forti differenze di produzione e di contenere quanto possibile l’aumento dei prezzi». Per aumentare ulteriormente la qualità dell’olio, la cooperativa ha in progetto un’importante riqualificazione grazie alle risorse del decreto frantoi, anche se rimane l’incognita dell’impennata dei mutui: «installeremo il fotovoltaico e delle zone refrigerate per migliorare la spremitura a freddo, in particolare vicino all’estrattore, all’imbocco delle gramole e nell’apparato di molitura. Già abbiamo predisposto uno speciale filtro in linea in cellulosa che elimina sia le impurità sia l’acqua».In controtendenza rispetto alla situazione di raccolta la Val d’Orcia: «Quest’anno abbiamo una buona produzione, tra i 15mila e i 18mila quintali, nonostante un tardivo attacco della mosca a settembre – dichiara Lara Formichi, presidentessa della cooperativa Oleficio Val d’Orcia, che parla anche dei nuovi investimenti – da qualche mese abbiamo ampliato il nostro punto vendita e organizziamo visite guidate in frantoio con degustazione di vari tipi di olio, da quello più delicato a quello più profumato e intenso, insieme ad altri prodotti locali. Un’iniziativa che ha già avuto una buona risposta».Anche per la cooperativa il Lecceto di Trequanda, i cui soci hanno oliveti tra la Valdichiana e la Val d’Orcia, c’è una situazione differente a seconda di come sono esposti i terreni e di come hanno colpito la siccità e le variazioni di temperatura. «Complessivamente la raccolta è stata di qualità buona, con una resa non eccezionale ma con ottime proprietà organolettiche – commenta il presidente Egidio Bianchi – la nostra cooperativa storicamente ha fatto da traino al territorio, con un innalzamento della qualità dell’olio, i soci sono direttamente impegnati e c’è un forte spirito mutualistico, serve però un ricambio generazionale»