Toscana : Presidente Giani, “l’emancipazione femminile legata al definitivo ingresso delle donne nello sport”

“Che lo sport abbia un effetto benefico sulla salute psico-fisica di chi lo pratica, così come influenze positive sullo stato d’animo, è cosa risaputa. Così come è noto che una donna che fa sport è una persona attiva, positiva, spesso allegra e forte, ottimista, sana e vincente. Eppure non è sempre stato così. O meglio, non sempre si è pensato che le attività sportive potessero essere svolte anche delle donne. Tali attività, infatti, sono state per secoli appannaggio quasi esclusivo degli uomini. I quali, ancora oggi, si dedicano più delle donne alla pratica sportiva. Anche sul piano economico, oltre che sociale e culturale, gli sport maschili incontrano maggiori riscontri”.  Con queste parole il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha introdotto il libro “Lo sport e le donne” della storica Simonetta Simonetti, già autrice di altre opere storiografiche al femminile, che è stato presentato  nella Sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati. Assieme al presidente Giani e all’autrice era presente Andrea Pantano, presidente nazionale della Libertas. Il libro è un vero e proprio viaggio tra storia e memoria, luoghi comuni e pregiudizi, stereotipi ma anche scatti di orgoglio e atti di coraggio, dal momento che l’evoluzione dello sport femminile, come tutti i percorsi di emancipazione, è stata caratterizzata anch’essa da alti e bassi, due passi avanti e uno indietro, da giorni bui e momenti di gloria. Lo sport, un tempo, veniva collegato a concetti di forza e di fatica che malvolentieri si associavano alle donne, a cui venivano invece riservate le idee di grazia e gentilezza. Non è stato facile, nell’ultimo secolo, prima scalfire, poi modificare, infine costruire un nuovo modello di sport. Esso, però, oggi è concepito come un’attività alla portata di tutti, maschi e femmine. Il che certifica un certo successo del percorso di emancipazione, innegabile, anche se il cammino da percorrere è ancora lungo. “L’emancipazione femminile è legata anche al definitivo ingresso della donna nel mondo dello sport e al riconoscimento del valore della sua attività”, ha detto ancora il presidente Giani. Che ha sottolineato come il libro della Simonetti sia “di grande valore sul piano storico e della testimonianza” perché “evidenzia non solo i pregiudizi, i luoghi comuni e gli stereotipi di cui sono state vittime le attività femminili, ma anche il cammino sostenuto dalle donne nel loro cammino verso l’emancipazione sportiva”.”La strada da fare è ancora lunga – ha detto l’autrice Simonetta Simonetti –  ancora lo sport è percorso da stereotipi. Prendo ad esempio il calcio, che è la disciplina che anche oggi più dimostra questa discriminazione, perchè il calcio è considerato sempre ‘roba da maschi’. Se ai bambini diamo un pallone gli si dice di tirarlo con i piedi, ad una bambina si dice di lanciarlo con le mani perchè è più ‘conveniente’. Io sono una storica di genere e ogni volta che provo a parlare di donne e sport vedo le teste che si scuotono, ma parlare di donne significa parlare di una parte di umanità che fino al dopoguerra non è stata considerata all’altezza di avere la cittadinanza. Veniamo da una tradizione in cui le leggi della morale e della chiesa volevano il corpo delle donne coperto e tutelato solo in funzione della maternità. Poi c’è stato un periodo della storia in cui lo sport diventa motore sociale e strumento di propaganda. Pedalare era un atto ribelle e peccaminoso, ma Alfonsina Strada ha partecipato al Giro d’Italia tra mille privazioni e difficoltà. Il libro racconta la storia attraverso alcune importanti figure di sportive, per far conoscere e capire meglio alle giovani generazioni quello che ci ha portato alle lotte di oggi”.  Il lavoro presentato, portando in evidenza personaggi, storie individuali e collettive, rappresenta un viaggio nella memoria di un percorso che, lungi dall’essere concluso, è iniziato alla fine dell’Ottocento e ha coinvolto prima molto lentamente, poi gradualmente, infine in maniera repentina e vorticosa, le donne di tutte le fasce sociali. Dalla seconda guerra mondiale in poi, inoltre, si è assistito con sempre maggiore frequenza all’agire di sportive che con forza, grinta e determinazione, hanno chiesto che il loro impegno ed i loro risultati fossero considerati alla stregua di quelli dei colleghi uomini, esigendo la medesima attenzione e lo stesso riconoscimento.