Tredici udienze, 5 anni di processo e ancora nessuna sentenza: il dramma della piccola Lavinia Montebove e quella giustizia che sembra non arrivare mai. Parla il legale della famiglia della piccola, Cristina Spagnolo

Di Matteo Giambi Bonacci

A pochi giorni dalla tredicesima udienza del processo per la vicenda della piccola Lavinia, figlia del nostro collaboratore Massimo Montebove, in stato vegetativo dal 2018 dopo essere stata investita da una macchina nel parcheggio dell’asilo che frequentava a Velletri, in provincia di Roma, interviene il legale della famiglia della piccola, l’avvocato Cristina Spagnolo. “Quanto accaduto a Lavinia non doveva succedere ed è accaduto per una gravissima omissione della maestra rispetto ai suoi obblighi di vigilanza. Questa – precisa – è la verità dei fatti che ci auguriamo la sentenza possa acclarare. Doloso o colposo che sia il reato contestato alla titolare dell’asilo, Francesca Rocca, non cambia la sostanza”. Ricordiamo che la bimba nel 2018, quando aveva 16 mesi, è stata investita nel parcheggio dell’asilo nido “La Fattoria di Mamma Cocca” a Velletri, da una macchina guidata da Chiara Colonnelli, madre di una piccola che frequentava la struttura. Lavinia si trovava nel parcheggio dell’asilo senza adulti, probabilmente in compagnia di una bambina di 10 anni che la maestra Francesca Rocca utilizzava come “piccola aiutante”. I reati contestati a Rocca sono lesioni colpose gravissime e abbandono di minore. Il prossimo 19 giugno ci sarà una nuova udienza di questo processo, ancora nella fase di primo grado. “È anche il caso di precisare e ricordare – prosegue l’avvocato Spagnolo – che Francesca Rocca ha lasciato i bambini soli con una minore di dieci anni per portare Lavinia in pronto soccorso a Velletri, senza chiamare il 112. Una scelta, quella di prelevare da terra una traumatizzata gravissima e di portarla in ospedale in auto col supporto della investitrice, che ha solo peggiorato la situazione. Non solo. Dopo aver affidato Lavinia ai medici, Rocca ha usato il telefonino solo per urlare in una chiamata alla madre che sua figlia era stata investita, facendole venire un malore, e non si è preoccupata di contattare subito qualche adulto per correre all’asilo, dove aveva lasciato gli altri bambini da soli, tra cui il fratellino di Lavinia, Edoardo. Per lei evidentemente le cose erano a posto così. Nel processo poi ha cercato di fare credere di averli lasciati a una sua amica, che abbiamo denunciato per falsa testimonianza”.  Chiosa il legale della famiglia Montebove: “Lavinia per sopravvivere, a causa di quanto le è accaduto, ha bisogno di una costosa assistenza, decine di migliaia di euro l’anno. La Asl copre a malapena metà dei suoi bisogni con 12 ore di assistenza infermieristica anziché 24. Mezza giornata resta quindi a carico della famiglia. Per assicurarle un futuro abbiamo fatto una transazione con l’assicurazione della macchina della investitrice, che non è affatto integrale, come risulta dalle carte, e che non ha effetto per la maestra, se non nella misura in cui chiederemo che sia chiamata a risarcire la differenza tra quanto liquidato in transazione e quanto spetterebbe a Lavinia. Francesca Rocca è stata capace, dal canto suo, di proporre solo un risarcimento di un euro, che abbiamo respinto. Chiarisco questi fatti per amore di verità e giustizia rispetto ad alcune versioni non corrette che sono trapelare sui media e sui social”.