Chianciano:  presentato il libro “Le parole giuste”, una analisi della comunicazione sulla violenza di genere «caratterizzata da anestetizzazione, estetizzazione ed erotizzazione» che portano a fraintendere il fenomeno.

Di Giampiero Teodoli

Una Villa Simoneschi di Chianciano insolitamente piena ha ospitato la presentazione del libro “Le parole giuste” scritto a quattro mani da Nadia Somma e Luca Martini alla presenza di Mariachiara De Santi, assessore Pari Opportunità del Comune, Maria Nicolini (Presidente Proloco Chianciano che ha organizzato l’evento) e Francesca Massi Presidente dell’Associazione Amica Donna, che lo ha promosso. «Parole giuste si occupa di linguaggio e di come questo influenzi la comprensione di un fatto di violenza, specie se è calato in un contesto viziato da luoghi comuni» dice Francesca Massi. Il libro spiega il fenomeno della comunicazione da parte dei media che risulta distorta a  causa di«una narrazione sbagliata» calata in un contesto sociale e culturale che è vittima di stereotipi e ruoli imposti.  Difatti, la narrazione di un uomo che uccide la donna, che ama, perché lei voleva lasciarlo «fa passare il messaggio che ha ucciso per amore e per colpa delle azioni di lei» e porta a fraintendere la reale portata del problema e soprattutto, «le cause e il contesto in cui la violenza è perpetrata»  sottolinea Luca Martini. Il problema della violenza è culturale:«storicamente la donna è posta a servizio e disponibilità dell’uomo e la società nella quale viviamo è governata da due principi: potere e controllo invece che sul dialogo» sintetizza Luca Martini . Inoltre,«la cultura dominante impone lo stereotipo di uomo che non deve chiedere mai e non può permettersi fragilità» aggiunge Francesca Massi. Il problema culturale richiede tempo per essere affrontato e chiunque di noi può dare il suo contributo significativo; difatti, «la collettività è l’insieme di singoli individui, ciascuno dei quali può fare la differenza». Della violenza si parla poco: «la resistenza a parlare apertamente del fenomeno deriva dal fatto che la violenza si consuma in una dimensione di intimità e quindi, è naturale il pudore a parlarne» conclude Luca Martini.

Nadia Somma è operatrice in un centro antiviolenza eLuca Martiniè dirigente Risorse Umane in un’azienda ed esperto di comunicazione; dal 2013 si interessa associazionismo e di centri antiviolenza che arriva a conoscere bene «ci vuole tempo per capire».