Cortona: ristorazione all’aperto; Salvicchi (Confcommercio) il 22 aprile incontra il sindaco Meoni, “assurda la discriminazione da parte del Governo tra i locali che hanno lo spazio esterno e quelli che invece non ce l’hanno e che il 26 aprile non potrebbero lavorare, sempre che la nostra zona diventi gialla”

“Abbiamo chiesto e ottenuto un incontro con il sindaco di Cortona Luciano Meoni, dobbiamo assolutamente trovare una soluzione prima del 26 aprile”. È una corsa contro il tempo quella di Confcommercio, che giovedì 22 aprile salirà nelle stanze del palazzo comunale di Cortona. “Il prossimo 26 aprile, come anticipato dal premier Draghi, nelle zone gialle potrebbe ripartire la ristorazione sia a pranzo che a cena, ma solo all’aperto. Una decisione – sottolinea il responsabile della delegazione cortonese di Confcommercio Carlo Umberto Salvicchi (foto) –che, se confermata, verrebbe a creare una forte discriminante tra chi potrà aprire e chi no a causa della mancanza di spazi, stalli o pedane fuori dai locali. Per questo chiederemo al Comune delle procedure snelle di concessione del suolo pubblico, pur sapendo benissimo che non potrà essere una soluzione praticabile per tutti. Ma almeno, se la prossima settimana dovessimo entrare in zona gialla per effetto del nuovo decreto, tutti i ristoratori potrebbero ripartire alle stesse condizioni. La speranza è però quella di una ripartenza dell’attività per tutti i locali, sia all’interno che all’esterno”. Nel frattempo, Confcommercio lancia un appello ai cortonesi: “Ci rivolgiamo anche a loro, è fondamentale avere la collaborazione dei cittadini residenti perché a fronte di eventuali disagi dovuti alla presenza di tavoli e sedie negli spazi pubblici, comprendano le difficoltà economiche della categoria e si mettano nei loro panni. Resta fermo, comunque, che i disagi vanno assolutamente evitati”. “Sul tavolo del sindaco porteremo le richieste dei nostri associati, che sono poi quelle di titolari preoccupatissimi per la sopravvivenza delle loro imprese e per la tenuta occupazionale. Vengono da 14 mesi di attività a singhiozzo o limitata all’asporto e alle consegne a domicilio, oltretutto senza turisti. Molti hanno i dipendenti ancora in cassa integrazione e non hanno potuto rinnovare i contratti degli stagionali”, prosegue Salvicchi, “una vera perdita di ricchezza per tutto il territorio”. “Triste poi vedere come ancora il Governo continui a gestire la situazione con decreti last minute, lasciando fino all’ultimo nell’incertezza più totalele aziende, che dovrebbero invece prepararsi per ripartire”.