Forlani: la discrezione nell’efficace servizio al Paese

Di Giorgio Girelli, coordinatore del centro Studi Sociali “Alcide de Gasperi”

Il Centro Studi Sociali “De Gasperi” ha rinnovato ai figli ed a tutti i familiari, con animo dolente,  la  più affettuosa e solidale vicinanza per la scomparsa del carissimo Arnaldo Forlani  e si è unito spiritualmente in preghiera   alle esequie  dell’alta Personalità di cui domani, 10 luglio, si terranno i funerali di Stato.Forlani ha avuto un lungo e determinante ruolo nella guida della Democrazia Cristiana assicurando la unità e la collaborazione delle sue componenti. Era “baricentrico” e prescelto perché personaggio di garanzia, distante da personalismi ed esibizionismi. Insisteva sulla “centralità” del partito: che, come lui spiegava, non andava intesa come “centrismo” conservatore ma quale  DC architrave essenziale  della democrazia e del progresso in Italia. Del resto  fu il primo segretario provinciale della CISL ai tempi del sindacato unitario ed in politica si allineò subito a Fanfani, deciso progressista e animatore di politiche sociali innovatrici. Soprattutto a questi infatti si deve il principio che l’Italia è una “Repubblica fondata sul lavoro” nonché, ad  esempio, la “storica” legge sulle lavoratrici madri del 1950 che introdusse diritti per le donne  tuttora vigenti. Pochi poi ricordano il convegno “progressista” di Pesaro con Gronchi promosso nel novembre 1948 da Forlani. Il quale ricorreva sovente al concetto di “coesione” per richiamare la necessità di una società nazionale non conflittuale, il più possibile unita nel perseguire gli interessi essenziali del Paese. Anche se non gli sfuggiva l’immanenza della dialettica politica che vedeva avversari permanenti (non nemici !) i comunisti. Non ancora accostabili a responsabilità di governo soprattutto per gli assetti  internazionali come i casi Berlinguer e Moro dimostravano.  E del suo impegno anche  su Moro, speso sempre con il consueto costume discreto, se ne saprà di più quando saranno disponibili le carte degli archivi di taluni paesi esteri. E senza se e senza ma, era legato ai principi democratici: nessuna indulgenza neppure a possibili equivoci inmateria. Rifiutò i voti, come ricorda Casini, del Movimento Sociale sufficienti a farlo eleggere Presidente della Repubblica. Fu lui a recare a Tambroni il messaggio che con l’appoggio della destra di allora  non poteva più contare sul sostegno della DC. Il funzionario ONU Andrea Angeli, destinato in Cile, riscontrò che  “ tra i tre nomi di politici italiani che per tanti anni avevano sostenuto l’opposizione al regime militare c’era quello di Forlani.”   Era favorevole al finanziamento pubblico dei partiti. A me che, giovanissimo, sembrava  che i partiti dovessero essere sostenuti con gli apporti dei propri iscritti, spiegava come quel contributo fosse del tutto insufficiente e che il finanziamento pubblico avrebbe consentito di contestare i comportamenti di chi alimentava contribuzioni illecite. E, ironia della sorte , fu proprio una di quelle contribuzioni improprie a procurargli il più forte dispiacere dellasua vita politica.Ora, alla sua scomparsa, le  Istituzioni hanno risposto bene al doveroso impegno di rendere onore ad una personalità che ha fatto tanto per l’Italia, senza esibizione mediatica. E nell’epoca della cosiddetta “immagine” questo non è apparso evidente a tutti. Ci penserà la Storia a rendergliene testimonianza e merito. ( Nella foto: Forlani, Girelli, Elia e Venturi)

Arnaldo Forlani

nacque l’8 dicembre 1925 a Pesaro. Laureatosi in Giurisprudenza all’Università di Urbino, iniziò la sua carriera politica nel 1948, entrando a far parte della Democrazia Cristiana (DC).Nel primo governo Rumor venne nominato ministro delle partecipazioni statali; nel secondo governo Rumor fu invece ministro per i rapporti con le Nazioni Unite. In seguito ricoprì anche i ruoli di ministro degli Affari esteri e ministro della Difesa.Fu Presidente del Consiglio dal 1980 al 1981. Durante il suo mandato, si trovò a fronteggiare situazioni molto complesse: dal terrorismo, all’attentato a papa Giovanni Paolo II, alla sconfitta del referendum sull’aborto, fino allo scandalo della P2, che lo portò alle dimissioni in quanto la pubblicazione delle liste degli appartenenti alla loggia massonica fu resa pubblica in ritardo e la responsabilità fu attribuita a lui.Forlani fu segretario della Democrazia Cristiana nel quadriennio 1969-1973 e poi tra il 1989 e il 1992.