“Giorno del Ricordo”: il ‘Treno del Ricordo’ che parte l’11 febbraio da Trieste  arriva a Taranto il 27 febbraio dimentica Pesaro che è stata in Italia tra le città che più si è adoperata per soccorrere i profughi istriani-fiumani-dalmati

di Giorgio Girelli ,Presidente Emerito del Conservatorio Statale Rossini di Pesaro

Il ‘Treno del Ricordo’, inaugurato nella stazione di Trieste, partirà l’11 febbraio  e toccherà Venezia, Milano, Torino, Genova, Ancona, Bologna, Parma, La Spezia, Firenze, Roma, Napoli, per concludersi il 27 febbraio a Taranto. Viaggio che non toccherà Pesaro che in Italia è tra le città che più si è adoperata per soccorrere i profughi . Tra le tante iniziative promosse in Italia, particolare impegno infatti hanno posto Prefettura e Comune di Pesaro nel ricordare l’operato del questore aggiunto di Fiume Giovanni Palatucci, medaglia d’oro,  che salvò migliaia di ebrei pagando il suo coraggioso operato  con la vita a Dachau,  dove lo deportarono i nazisti. Ma anche nel porre in rilievo il  “fondamentale ruolo della comunità pesarese nell’accoglienza dei profughi giuliano-dalmati”.   Ormai è storia consolidata l’imponente “Opera” cui dette vita Padre Damiani (foto)  nell’ospitare migliaia di giovani connazionali  provenienti dalle terre sottratte all’Italia e fornendo loro anche una istruzione che li avviò a ben collocarsi nella vita. Questo prete fu protagonista di una impresa eccezionale. Nell’aprile 1945 viene richiamato in servizio militare ed assegnato come cappellano al Campo Profughi e Reduci di Udine dove affluivano i soldati reduci dalla guerra e dai campi di concentramento. Esauritosi il passaggio delle colonne dei reduci iniziò l’arrivo dei profughi dall’Istria, da Fiume, dalla Dalmazia. Fra essi, quelli che più commossero Padre Pietro Damiani furono i bambini: piangenti, ammucchiati in aule scolastiche trasformate in dormitori, sdraiati su misere coperte nei cortili e, “nella mia mente si accendeva il desiderio – ricorda il sacerdote – di fare qualcosa di particolare per i bambini orfani, profughi, derelitti. Che colpa avevano essi, se gli uomini erano capaci di tanta crudeltà? Decisi così di fondare una struttura per raccogliere i bambini vittime della guerra”. Dal niente col tempo e con la solidarietà di molti, ma anche con tanti sacrifici e sofferenze, si pervenne alla grande “Opera che porta il suo nome e   dove fino a qualche tempo  fa annualmente si riunivamo gli ex-studenti divenuti valenti professionisti della società italiana. Ed altrettanto coraggiosa e proficua fu l’azione dell’allora sindaco Renato Fastigi il quale, pur in presenza di un clima di diffidenza che purtroppo aleggiava in Italia nei riguardi dei profughi (considerati, chissà perché, filofascisti), non esitò a fornire a molti di loro aiuto e valido sostegno. Un singolare ed apprezzabile  ricordo  –  fa sapere il sito della Presidenza del Consiglio  –  è quello attivato dalla  Società Istriana di Archeologia e Storia Patria  con il progetto dal titolo “Leggere e ascoltare per ricordare. Giuseppe Tartini e la sua musica”, dedicato al compositore e violinista istriano del settecento. Figlio insigne dunque, anche se a suo tempo non subì persecuzioni, di quelle terre sottratte alla sovranità italiana. La Società presenterà la ristampa anastatica di un’opera dell’artista e organizzerà, in sinergia con il Conservatorio di musica “Giuseppe Tartini” di Trieste, un  intrattenimento con musiche appunto di Giuseppe Tartini.